415 è il numero di fondi pensione a fine 2017 in Italia: si tratta di 35 fondi negoziali, 43 fondi aperti, 77 piani individuali pensionistici (PIP), 259 fondi preesistenti e Fondinps. Rispetto al 2016, si è registrata una riduzione del numero di prodotti (37 unità) ma il totale degli iscritti alla previdenza complementare ha raggiunto quota 7,6 milioni, in crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente (le nuove adesioni nell’anno sono state 679.000), per un totale di circa 8,3 milioni di posizioni in essere (inclusive di posizioni doppie o multiple, che fanno capo allo stesso iscritto). Di questi, oltre 1,3 milioni quelli ai fondi aperti (+9,2%, confermando l’andamento dinamico del 2016). È quanto è emerge dalla Relazione annuale sull’attività svolta nel 2017 dalla COVIP - Commissione di vigilanza sui fondi pensione.
Chi e quanto si investe nei fondi pensione
Gli uomini sono il 62,3% degli iscritti alla previdenza complementare, a fronte del 57,7% di donne, mentre in termini di distribuzione per età e per area geografica di residenza, la maggior parte degli iscritti si concentra nelle fasce d’età centrali (35-54 anni, 56,3%) e al Nord (56,8%). A fine 2017, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 162,3 miliardi di euro, in aumento del 7,3% rispetto all’anno precedente: un ammontare pari al 9,5% del PIL e al 3,7% delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
I contributi raccolti nell’anno sono pari a 14,9 miliardi di euro, di cui quasi tre quarti confluiscono nelle forme previdenziali di nuova istituzione. I contributi destinati ai fondi aperti e ai PIP sono cresciuti di circa il 9%, mentre l’incremento nei fondi negoziali è stato pari soltanto al 3,5%, in quanto il forte aumento delle iscrizioni conseguenti all’introduzione dell’adesione contrattuale si è tradotto in un aumento modesto dei flussi contributivi. I contributi per singolo iscritto ammontano mediamente a 2.620 euro nell’arco dell’anno. Il numero delle posizioni sulle quali nel corso dell’anno non sono confluiti versamenti è pari a 2,1 milioni, in crescita del 14% rispetto al 2016: il 23,5% del totale degli iscritti alla previdenza complementare (1,8 milioni) non ha effettuato contribuzioni nel 2017.
Rendimenti superiori alla rivalutazione del TFR
Nel 2017 i rendimenti, al netto dei costi e della fiscalità, sono stati in media positivi per tutte le tipologie di forma pensionistica e di comparto, beneficiando principalmente dell’andamento favorevole dei corsi azionari nei principali mercati mondiali. I fondi pensione negoziali e i fondi aperti hanno reso in media rispettivamente il 2,6% e il 3,3%. Per i PIP nuovi di ramo III, il rendimento medio è stato del 2,2% e per le gestioni separate di ramo I l’1,9%. Nello stesso periodo il TFR si è rivalutato, al netto delle tasse, dell’1,7%. Anche nel 2017 i comparti azionari hanno realizzato guadagni superiori, pari al 5,9% nei fondi negoziali, al 7,2% nei fondi aperti e al 3,2% nei PIP di ramo III. Nel periodo dal 2008 al 2017, comprensivo di fasi di accentuata turbolenza dei mercati finanziari, il rendimento netto medio annuo composto dei fondi pensione negoziali è stato del 3,3%, quello dei fondi aperti del 3%, dei PIP del 2,8% per le gestioni di ramo I e del 2,2% per quelle di ramo III, sempre superiore rispetto alla rivalutazione del TFR, che è stata pari al 2,1%.