C’è la necessità di sviluppare delle sinergie tra pubblico e privato per poter migliorare l'efficienza del sistema sanitario italiano.
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L’emergenza Covid-19 ha messo a nudo le fragilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale ma ha anche portato alla luce due problematiche inevitabilmente correlate: le modalità di intervento e la capacità di supporto della sanità integrativa e il modello di gestione delle RSA. “Un grosso punto dolente sono stati i posti di terapia intensiva che non sono riusciti a rispondere all’emergenza. Per quanto riguarda le modalità di intervento, in Italia ci sono solo 132 posti per ogni milione di abitante”, spiega Alberto Brambilla, presidente Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali.
“Ci sono ancora grandi opportunità da esplorare, quali ad esempio call center aperti 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 per un primo screening con un esperto; fornitura di apparati di monitoraggio e comunicazioni a distanza (pressione, battito, temperatura, saturazione, elettrocardio ecc e, in un successivo tempo, anche macchinette per esami del sangue, delle urine o della saliva con tamponi o altri rilevatori), per favorire processi di telemedicina; possibilità di realizzare convenzioni che permettano di svolgere visite specialistiche anche a domicilio o per effettuare test e tamponi e primi interventi evitando pronto soccorsi e ospedali per quanto possibile; convenzioni dirette con centri analisi e così via”, spiega.
Annamaria Trovò, vicepresidente del Fondo Enfea Salute e CDA San.Arti aggiunge: “Durante l’emergenza, grazie al supporto di una struttura specializzata, abbiamo dato la possibilità ai nostri aderenti di fare delle visite specialistiche in via telematica. Questo è stato di vitale importanza soprattutto durante il lockdown dove gli stessi medici di base evitavano di ricevere i pazienti”, spiega. “Nel caso invece delle RSA si pone il tema della revisione dell’attuale modello di gestione a favore di una maggiore stratificazione delle strutture in base alle caratteristiche dei pazienti, di una migliore organizzazione dell’assistenza territoriale e domiciliare e di un nuovo modo di concepire la residenzialità (co-housing), non solo come luoghi di cura, ma centri residenziali concepiti ad hoc”, aggiunge Brambilla.
La risposta dei Fondi Sanitari Integrativi al Coronavirus
I diversi Fondi Sanitari Integrativi hanno dovuto gestire un’emergenza del tutto straordinaria garantendo i servizi assistenziali per gli aderenti. “Abbiamo assistito gli aderenti in caso di ricovero ospedaliero”, spiega Daniele Cerrato, presidente di Casagit. “Abbiamo garantito 50 euro giornalieri per rispondere al ristoro biologico e alle spese accessorie, per un massimo di 1500 euro per aderente. Inoltre abbiamo assicurato dei presidi di la difesa personale per un totale di 40 euro (mascherine, disinfettanti).
Secondo Tiziana Riggio, direttore Generale di Fondo Metasalute, tutti i fondi sanitari integrativi sono riusciti a rispondere molto bene all’emergenza, sia in termini di erogazione dei servizi, ma anche per quanto riguarda l’attuazione di misure di carattere straordinario. “Ci siamo interrogati molto su quali potessero essere le misure corrette da adottare. Abbiamo capito che il nostro supporto doveva essere di natura economica, attraverso l’erogazione delle indennità in caso di ricovero o nel caso peggiore di un contributo finanziario per le spese funerarie”, spiega.
Fondi Sanitari Integrativi, un alleato del sistema pubblico
“Noi non facciamo altro che affiancare il sistema sanitario pubblico nel suo operato”, spiega Riggio. “C’è la necessità di un dialogo continuo per poter sviluppare sinergie tra le parti”.
Secondo Marcello Garzia, presidente del Fondo FASI, gli italiani dovrebbero cominciare a riflettere sul sistema di welfare nazionale.“I fondi sanitari integrativi offrono dei servizi complementari per rispondere alle esigenze della popolazione offrendo la possibilità di scegliere tra diversi pacchetti di soluzioni secondo le necessità e i vincoli di spesa del singolo. Il nostro obiettivo nei prossimi mesi è sviluppare sinergie con il pubblico per poter ridurre gli sprechi e i costi legati alla sanita`”.