Un richiamo all’andamento dell’obbligazionario negli ultimi anni arriva da Antonio Del Vaso, head of Investment Advisory di Volksbank che ricorda come nel 2022 si sia assistito alla fine di un lungo periodo di tassi quasi azzerati, “ma l’attuale scenario vede Jerome Powell riluttante a procedere con tagli decisi e un dollaro ancora forte, che penalizza economie come la Cina, impegnata a fronteggiare una deflazione immobiliare”. Secondo l’esperto, “molte banche centrali, per ragioni politiche, esitano ad abbassare i tassi, pur iniettando liquidità ‘dietro le quinte’ per limitare il rischio sistemico”. Senza adeguati stimoli monetari, dunque, “le forze deflazionistiche rischiano di compromettere la stabilità dei mercati, spingendo le autorità a invertire rotta”.
In questo scenario, Del Vaso indica che gli investitori obbligazionari “puntano su strategie di durata ridotta o flessibile, pronte a cogliere rendimenti interessanti su corporate e, in via selettiva, su alcuni segmenti high yield. Un eventuale ritorno deciso della liquidità – afferma – potrebbe favorire rally non solo sui bond, ma anche su azioni e criptovalute, premiando portafogli ben diversificati”. Alla luce del “great reset” del 2022 i rendimenti obbligazionari sono tornati su livelli che non si vedevano da tempo, ma secondo l’esperto “la divergenza tra politiche monetarie e fiscali, specie tra Stati Uniti ed Europa, e le persistenti incertezze geopolitiche (guerra tariffaria USA-Cina) richiedono un approccio molto selettivo”.
Per questo motivo, a livello di strategie, “nei segmenti più trasparenti e liquidi (Treasury USA, governativi europei), l’utilizzo di ETF e prodotti indicizzati risulta vantaggioso, soprattutto dopo il debole quarto trimestre 2024, che oggi apre la strada a rendimenti a scadenza potenzialmente interessanti”. Al contrario, continua Del Vaso, “nelle aree più volatili o tecnicamente complesse (High Yield, cartolarizzazioni come MBS, CMBS, ABS) e dove gli spread sono prossimi ai minimi storici, una gestione attiva può individuare migliori opportunità di carry e modulare la duration in base ai possibili movimenti dei tassi. L’approccio dinamico è cruciale per evitare un’esposizione indiscriminata e mantenere un adeguato profilo rischio-rendimento”.
Perché un fondo fixed income possa entrare, oggi, in portafoglio, dunque, “un approccio quantitativo basato su dati storici e su metriche di performance corretta per il rischio (Information Ratio, Sharpe, Sortino, Treynor, Calmar, Efficiency, Appraisal) può fornire indicazioni solide nella selezione di un fondo obbligazionario”. Il manager sottolinea coma le analisi della società abbiano “verificato la capacità di questi indici di prevedere il sovrarendimento (excess return) nell’anno successivo, adottando varie metodologie statistiche (lineari, Elastic Net, Explainable Boosting). I risultati mostrano che nessun singolo indicatore è esaustivo, mentre la combinazione di più metriche migliora il potere predittivo. Metodologie più semplici da interpretare facilitano un uso operativo agile dei coefficienti riducendo anche l’overfitting, consentendo di assegnare pesi a vari indici”. Un fondo con valori mediamente elevati e stabili nel tempo su tali metriche – conclude – offre dunque una buona base di partenza sulla quale poi fondare le analisi qualitative e approfondimenti con i gestori”.
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