Nella giornata di oggi, 27 luglio, Gazprom ridurrà i flussi del Nord Stream 1 a volumi di 33 milioni di metri cubi al giorno, un taglio pari al 50% rispetto alla portata attuale.
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I rubinetti del gas continuano a chiudersi e l'incertezza a salire. La Russia fa quello che l'Europa più temeva negli scorsi giorni. Gazprom, società energetica russa che gestisce il gasdotto Nord Stream 1, ha comunicato a inizio settimana che fermerà un'altra turbina nella sua stazione di compressione principale. Nella giornata di oggi, 27 luglio, i volumi scenderanno a 33 milioni di metri cubi al giorno, un taglio del 50% rispetto ai circa 60 milioni di metri cubi attuali, che già rappresentavano un flusso del 40% della capacità totale. Significa che Nord Stream 1 tornerà a lavorare ad appena il 20% della sua capacità.
Da parte sua il colosso di Mosca ha dichiarato che le sanzioni imposte negli scorsi mesi dall'Europa stanno ancora ostacolando la manutenzione del gasdotto e, di conseguenza, riducendo i volumi di gas erogabili. Di contro la Commissione Europea si stava già mobilitando consigliando agli stati membri di tagliare volontariamente i consumi di gas naturale così da aumentare le scorte in vista dei mesi invernali. Proposta su cui proprio ieri i ministri dell'Energia dell'Ue hanno raggiunto un accordo, seppur con numerose deroghe, che prevede "una riduzione del 15% rispetto al consumo medio degli ultimi cinque anni, a partire dal primo agosto e fino al 31 marzo 2023, attuando misure a propria scelta", come si legge in una nota del Consiglio.
Le conseguenze sui prezzi
Dopo la notizia, il prezzo del gas naturale non ha tardato a schizzare verso l’alto toccando ad Amsterdam un massimo di €177/MWh (+10,6%). "Ieri, invece, il contratto di agosto sulla piattaforma Ttf ha sfiorato i €190/MWh mentre in meno di un mese i prezzi del gas naturale sono in aumento di circa il 57% e cinque volte più alti di un anno fa", spiega Federico Vetrella, Market strategist di IG Italia.
Se da una parte la riduzione repentina dei flussi di gas sta avendo importanti effetti nel brevissimo termine, dall'altra sta preoccupando ancora di più a causa dell’incertezza che pone riguardo al prossimo inverno. "Infine, un sostanziale deterioramento delle condizioni economiche in Germania (Indice Ifo sulla fiducia aziendale risultato a 88,6 rispetto alle previsioni di 90,2) sta ulteriormente preoccupando gli investitori che ora temono un’imminente recessione europea indotta da Mosca” commenta Vetrella.
Secondo l’esperto di IG i prezzi del gas rimarranno elevati ancora per molto tempo a causa delle tensioni geopolitiche e di uno shock dal lato dell’offerta non ancora calmierato. Inoltre, "crediamo che l’attuale situazione geopolitica potrebbe generare ulteriori rialzi di prezzo nel breve termine causando notevoli inconvenienti alla già disastrata economia europea" aggiunge.
Europa sulla strada della recessione
Secondo il team di Goldman Sachs molto dipenderà dai prossimi mesi. "Rimaniamo dell'idea che, se lo stoccaggio raggiungerà il 90% entro la fine di ottobre, come ci aspettiamo, l'urgenza di abbattere la domanda in base ai prezzi diminuirà, consentendo ai prezzi del gas in Europa di diminuire in maniera progressiva, a meno che non si verifichi un inverno più freddo della media". Spostando l'attenzione ancora in là, "prevediamo che i prezzi del gas in Europa torneranno a salire durante l'estate del 2023, quando la drastica riduzione della domanda determinata dai prezzi tornerà in primo piano in assenza di flussi di gas russo normalizzati". Insomma, secondo il team di Goldman Sachs, un ambiente di prezzi più bassi mantenuto nel tempo in Europa non è probabile fino al 2025, "quando ci aspettiamo che le forniture globali di gas naturale liquefatto (GNL) comincino ad aumentare in modo significativo, rendendo più facile per l'Europa costruire uno stoccaggio di gas senza dover ricorrere alla drastica diminuzione della domanda industriale".
Difatti, attualmente, l'unica alternativa al gas russo è il gas naturale liquefatto (GNL), che l'Europa ha iniziato a importare massicciamente dal 2020, soprattutto dagli Stati Uniti. "Tuttavia, la capacità di stoccaggio del GNL nella regione è già ai massimi" ricorda Morgane Delledonne, head of Investment Strategy Europa di Global X.
"Nel breve termine la soluzione che resta è quella di ridurre la domanda di gas dell'UE" dice l'esperta. Da una parte, come ricordato prima, costringendo i Paesi a tagliare il consumo di gas del 15% e dall’altra attraverso una recessione indotta dal rialzo dei tassi. "Dopo l'inatteso aumento di 50 punti base a luglio, i mercati si aspettano che la Bce aggiunga circa 100 punti ai suoi tassi di riferimento entro la fine dell'anno. I mercati stanno inoltre sempre più prezzando una recessione in Europa, con la curva del debito sovrano tedesco che si è abbassata di 20-25 punti dopo il rialzo della Bce della scorsa settimana" conclude Delledonne.