Funds People ha riunito i responsabili dei principali ETF provider in Italia per dibattere sulla crescita della gestione passiva. L'ultima parte della tavola rotonda si concentra sulle differenze tra ETF e fondi passivi.
Nell’ultima parte della tavola rotonda con i responsabili dei principali ETF provider abbiamo discusso delle principali differenze tra ETF e fondi indicizzati.
Dando uno sguardo ai dati sulla raccolta del 2016, gli investitori in ETF e quelli in fondi indicizzati tradizionali non hanno fatto le stesse scelte in termini di asset class, ad eccezione della categoria fixed income. La classe di attivo che ha attirato i maggiori flussi di capitale è stata il reddito fisso, con +21,8 mld per i fondi indicizzati e 20,64 mld per gli ETF. Per quanto riguarda i fondi indicizzati, la componente equity ha attirato flussi netti simili alla componente obbligazionaria, con +20,27 mld. Osserviamo una netta differenza di flussi di capitale per quanto riguarda le commodities, con flussi netti pari a 12,13 mld per gli ETF e solo +0,13 mld per i fondi indicizzati. Scelte opposte per quanto riguarda gli investimenti alternativi, che segnano una buona raccolta tra gli ETF (+ 2,21 mld) e dei deflussi netti tra i comparti indicizzati (-0,27 mld).
I fondi indicizzati e gli ETF, nonostante abbiano un obiettivo comune (replicare la performance di un indice), presentano caratteristiche e utilizzi differenti. L’ETF è uno strumento di investimento quotato in borsa e scambiato in tempo reale come un titolo azionario e può essere negoziato in modo semplice e veloce, mentre gli index funds si comportano al pari dei fondi comuni, non sono quotati in borsa e le quote possono essere comprate o vendute solo quando si conosce il NAV alla chiusura delle negoziazioni. Questo ha delle importanti conseguenze per quanto riguarda i costi: in media, gli ETF presentano delle commissioni più basse rispetto ai fondi indicizzati, ma i replicanti hanno a che fare con una serie di costi legati alla loro quotazione sul mercato, soprattutto in termini di costi di transazione, che possono essere impattati dal turnover dell’indice replicato, e dallo spread denaro-lettera dell’ETF, che a sua volta dipende dalla liquidità del sottostante.
Entrando più nel dettaglio, Vincenzo Sagone, responsabile ETF & Indexing Business Unit di Amundi SGR, afferma che “le principali differenze tra ETF e fondi indicizzati risiedono principalmente nell’execution. L’ETF è lo strumento che più si addice a chi ha l’esigenza di avere liquidità intraday. Mentre per chi è abituato a comprare fondi e non ha bisogno della liquidità intraday, il fondo indice è più adatto. Ma in termini di performance sono strumenti identici. Anche nel mondo della distribuzione stiamo vedendo da almeno tre anni a questa parte, la creazione di prodotti che hanno come sottostanti gli ETF (certificate in ETF, gestioni patrimoniali in ETF, fondi che erano prima fondi di fondi ora sono fondi in ETF). In questo modo gli ETF sono entrati nel mondo della distribuzione retail, prima inaccessibile, attraverso fondi composti proprio da ETF. Questo ha aiutato la crescita delle masse per quanto riguarda sia gli ETF che i fondi indicizzati.”
Secondo Giancarlo Sandrin, head of asset management clients di iShares Italia, i fondi indicizzati e gli ETF rimangono 2 strumenti abbastanza distinti. Il fondo passivo può essere per alcuni investitori più facilmente utilizzabile, ma può diventare riduttivo per chi invece vuole la liquidità intraday. L’ETF diventa un financial instrument che può essere alternativo ai futures o anche a singoli strumenti. Sulla parte fixed income, molti gestori obbligazionari attivi, utilizzano ETF high yield o emerging markets perchè non riescono a trovare la liquidità sufficiente sul sottostante. L’ETF diventerà sempre di più uno strumento di accesso alla liquidità.