Reddito fisso, equity statunitense, ETF smart beta. Sono questi, riassunti al midollo, i trend registrati lo scorso anno sul comportamento dei prodotti passivi, soprattutto per quanto riguarda il mercato europeo. Individuare quali sono le novità che si profilano nel 2017 non è certo facile, soprattutto perché l’anno si prospetta incerto su vari fronti, a partire dagli eventi politici imminenti. In fondo, come spiega a Funds People Mauro Giangrande, head of passive distribution Southern Europe di Deutsche Asset Management Italy, “l’anno è iniziato solo da tre settimane, quindi è ancora prematuro fare delle valutazioni in merito ai flussi. Dai primi dati sembra tuttavia che alcuni temi, già in focus alla fine del 2016, siano ancora d’attualità. Ad esempio continuiamo ad osservare un grosso interesse nei confronti dell’equity americano e più in generale per tutte le attività che consentono di prendere esposizione al dollaro”.
Secondo l’esperto ad ogni modo ci sono alcuni settori che sarà interessante seguire durante l’anno, come ad esempio quello dei tassi d’interesse, visto che la maggior parte degli operatori si aspetta dei rialzi, soprattutto per quanto riguarda la curva dei treasury. “Ciò ha un impatto immediato sulle scelte che riguardano la duration media del portafoglio che tende a ridursi”, afferma Giangrande. “Inoltre l’incremento dell’inflazione attesa ha stimolato la domanda di ETF su bond inflation linked, sia a livello regionale che globale. Infine, dal lato azionario, abbiamo osservato una forte domanda di ETF che danno esposizione alle cosiddette value stock. In quest’ambito, se si guarda ad esempio al solo mercato degli ETF UCITS, ossia a quelli distribuiti in Europa, la raccolta è stata di quasi 2 miliardi negli ultimi sei mesi”.
È pur vero che in un momento storico in cui i mercati finanziari subiscono rally e brusche frenate dall’oggi al domani, gli ETF, che replicano gli indici, hanno un rischio legato direttamente all’asset class di riferimento. “L’offerta però è talmente ampia che risulta abbastanza agevole costruire dei portafogli estremamente diversificati ed a costi contenuti”, risponde il responsabile di Deutsche AM. “Sono ad esempio diversi i prodotti che storicamente hanno mostrato di poter offrire un’importante funzione di decorrelazione in fasi di mercato volatili, come ad esempio gli ETF low volatily e quality, i settoriali difensivi quali energy, helthcare e utilities, per non parlare dei classici safe heaven come i titoli di stato e corporate di elevata qualità”.
Un trend chiamato fixed income
In vista dei prossimi mesi Mauro Giangrande non ha dubbi: puntare sull’offerta di ETF fixed income. “La ragione risiede nella constatazione che esiste un chiaro trend, tutt’ora in atto, di forti flussi in prodotti passivi che offrono esposizione ad indici obbligazionari. Anche nel 2016, nella sola Europa, ci sono stati, infatti, oltre 20 miliardi di nuovi investimenti. Inoltre abbiamo portato avanti diverse iniziative in quest’ambito che siamo sicuri incontreranno il favore degli investitori. In particolare, la conversione alla replica fisica di 18 ETF per un totale di quasi 5 miliardi di AuM ed il lancio di prodotti particolarmente innovativi come i quality weighted ed il corporate yield plus”. D’altronde, come spiega lo stesso esperto, al momento la società ha più asset su ETF azionari, “ma è una naturale conseguenza del fatto che storicamente sono stati i primi a svilupparsi e a guadagnare quindi l’interesse degli investitori. Come già accennato gli ETF obbligazionari stanno recuperando terreno molto velocemente e siamo convinti che in pochi anni potranno raggiungere se non superare le masse attualmente gestite dai prodotti equity”.
In merito all’offerta attuale, il responsabile di Deutsche AM racconta di una gamma di ETF prevalentemente a gestione passiva anche se ci sono due prodotti, ETF di ETF, conosciuti come ETF Portafoglio, che fanno eccezione, visto che è prevista una riallocazione periodica del portafoglio effettuata da un comitato d’investimento. Tra i principali punti di forza della piattaforma db x-trackers c’è poi la profondità della gamma. “Siamo tra i pochi infatti sul mercato a proporre sia ETF long, che ETF short, sia azionari che obbligazionari. Le due tipologie di prodotto assolvono spesso a funzioni molto diverse. Che siano con o senza effetto leva poi non c’è un meglio o un peggio in termini assoluti. “L’importante è, in entrambi i casi, che gli investitori siano molto bene informati in merito al meccanismo di funzionamento del prodotto al fine di ponderare al meglio tutti gli eventuali rischi”, conclude Mauro Giangrande.