L’analisi di Teresa Gioffreda, Investment strategist della società in occasione di un recente confronto con la stampa specializzata organizzato negli uffici di Milano. Elezioni, mercato del lavoro e volatilità al centro.
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Soft-landing evitando una recessione. Una corsa a ostacoli che mercati finanziari ed economia stanno cercando di portare a termine entro l'anno. "L'economia globale si trova in un momento importante in cui le banche centrali sono passate a politiche monetarie accomodanti, dopo i cicli di inasprimento aggressivi degli ultimi anni. I tassi di interesse più elevati sono stati efficaci nel ridurre le pressioni inflazionistiche", spiega Teresa Gioffreda, Investment Strategist di UBS Asset Management.
In ogni caso, quest'ultimo trimestre ha gli occhi puntati sull'appuntamento dell'anno: le elezioni negli Stati Uniti. "Il risultato delle elezioni americane continua a essere molto incerto, ma sembra farsi sempre più strada l’idea che, chiunque sarà il Presidente, il Congresso e il Senato saranno divisi e questo dovrebbe essere un fattore positivo per i mercati, poiché dovrebbe permettere di non implementare le misure più estreme annunciate in campagna elettorale da entrambe le parti", dice la professionista in occasione di un recente confronto con la stampa specializzata organizzato negli uffici di Milano della società.
UBS AM è neutrale in un contesto di valutazioni elevate a livello di indice: "privilegiamo gli Stati Uniti rispetto agli altri mercati sviluppati a causa del profilo degli utili più solidi e dell'esposizione relativamente minore al settore manifatturiero debole. Siamo sottopesati sulle azioni europee a causa dei dati economici e degli utili deludenti e nonostante le valutazioni relativamente convenienti", prosegue.
Inoltre, l'economia del Dragone dovrebbe contribuire a migliorare la performance dei mercati emergenti, in particolare data la domanda finale nei mercati sviluppati ancora resiliente. "La spesa legata all'intelligenza artificiale potrebbe sostenere gli esportatori di semiconduttori, che hanno un peso elevato tra le azioni dei mercati emergenti (Cina esclusa). Le valutazioni rimangono interessanti e il posizionamento di mercato è relativamente sottopesato", dice.
Nell'ultimo periodo si è parlato molto di materie prime, in particolar modo dell'oro. Queste ultime sono diventate "un’esposizione strutturale da mantenere per coprire il portafoglio dal rischio di inflazione e dai rischi geopolitici. Abbiamo un leggero sovrappeso sull’oro, diventato ormai una delle coperture preferite dagli investitori per questi rischi, con domanda sostenuta da parte delle banche centrali", spiega Gioffreda.
Di nuovo obbligazionario nel vecchio ruolo
Torna l'interesse per l'obbligazionario con il ruolo di sempre, quello di decorrelazione rispetto ai mercati azionari in un portafoglio multi-asset. "Anche se i rendimenti sono scesi rispetto a un anno fa, pensiamo di essere ancora su livelli interessanti, che non dureranno a lungo visto che le Banche centrali dovrebbero continuare a tagliare i tassi nel prossimo anno", sottolinea Anaïs Brunner, Fixed Income strategist di UBS Asset Management in collegamento dagli uffici di Londra. Entrando nel dettaglio delle preferenze della società, hanno un sovrappeso in termini di duration sia su Stati Uniti sia su zona Euro, dove hanno anche un sovrappeso su tutti quei Paesi che sono passati ad avere politiche monetarie accomodanti.
"Consideriamo interessanti le obbligazioni corporate con rating investment grade, in particolare quelle in euro. Siamo positivi, in modo selettivo, anche sulle obbligazioni in valuta locale: nel complesso gli emergenti sono stati in grado di mantenere prima l’inflazione sotto controllo, grazie a politiche monetarie più proattive; inoltre, tassi più bassi della FED e le prospettive di un dollaro USA meno forte sono un fattore positivo per le valute locali di questi Paesi", spiega Brunner.
Infine, una delle preferenze di UBS AM è l’obbligazionario Euro High Yield. "Questa asset class è cresciuta molto negli ultimi dieci anni, migliorando la liquidità e i fondamentali. La duration dell’indice è relativamente breve, a 2.7 anni e questo ha permesso negli ultimi anni di avere una volatilità più contenuta rispetto alle obbligazioni investment grade, che sono più legate all’aumentata volatilità dei tassi di interesse governativi", chiosa l'esperta.