Una volta definito il perimetro entro cui si muove la società, la selezione dei fondi passa per l’azione del comitato investimenti “che valuta di volta in volta le asset class su cui investire e, una volta individuate, va a cercare di capire quali strumenti utilizzare”. Le analisi, afferma Gionso, sono un mix di quantitativo e qualitativo “non siamo strutturati con un team dedicato esclusivamente alla selezione, tutti i professionisti che partecipano al comitato strategico, a partire dal direttore investimenti, Stefano Simonetti, lavorano per individuare quello che è per noi lo strumento più efficiente”. La selezione si focalizza, in primis sulla scelta dei gestori. “Di base – specifica l’esperto – cerchiamo di andare su gestori che incontriamo ‘di persona’. Non investiamo in fondi se prima non facciamo almeno un paio di ‘one to one’ con il gestore”. L’importanza del contatto con il gestore e con la casa torna, costante, nel mondo della fund selection, confermata anche da chi, come CFO SIM, lavora in un ambito che non sia mass market.
“Se procediamo alla selezione di un fondo, operiamo prima un’analisi del gestore per capire la sua filosofia di investimento, la sua conoscenza di quella singola asset class, come approccia i mercati, e soprattutto come si comporta nelle fasi di criticità”, afferma il consigliere sottolineando come sia facile “seguire i benchmark quando i mercati vanno bene, ma nei momenti critici, come il 2022 si è dimostrato, lì si vede la vera abilità del gestore”. Un’altra caratteristica all’attenzione è “la capacità di smobilizzare velocemente o hedgiare il portafoglio nei momenti critici”. Elemento tanto più importante quando più si guarda alla ‘size’ del fondo. “Soprattutto per un fondo di dimensioni ‘non enormi’ le possibili redemption sono un elemento fondamentale che può incidere non soltanto sulla performance del momento ma anche su una potenziale ripresa del fondo stesso”.
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