Gli effetti del QE per l’Italia: più investimenti e crescita del PIL

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foto: autor matteo ruina, Flickr, creative commons

Tra poco più di un mese partirà il tanto invocato, discusso e temuto QE anche per l’euro zona, con l'obiettivo di combattere la deflazione e promuovere la crescita. Ma quali saranno gli effetti per l'Italia? Secondo gli esperti della società di analisi e ricerca Prometeia, "anche se le esperienze passate - negli USA certamente, di meno in Giappone - sembrano indicare un’efficacia di queste misure non convenzionali, è difficile valutare a priori se il QE europeo sortirà gli effetti sperati in termini di inflazione, indebolimento dell’euro e di impulso alla crescita e all’occupazione, poiché il suo successo è condizionato  dalle specificità dell’Uem e dei singoli paesi".

Molti studi empirici basati sull’esperienza di Stati Uniti e Gran Bretagna dimostrano che l’assenza del QE avrebbe comportato un aumento del tasso di disoccupazione, una caduta del PIL e una spinta deflazionistica comparabili con quelle avvenute durante la Grande crisi del 1929. Si tratta di studi controfattuali basati principalmente su modelli macroeconomici. Poiché l’esito del QE dipende largamente dalla capacità di influenzare le aspettative, i modelli DSGE (Dynamic Stochastic General Equilibrium) rappresentano lo strumento più appropriato per dare una valutazione, poiché tengono conto degli effetti di anticipazione e delle interazioni tra i diversi settori/agenti dell’economia. L’evidenza empirica disponibile e le proprietà di questi modelli costituiscono infatti  strumenti utili per un’analisi di ampio respiro e una valutazione affidabile del fenomeno. Alla luce di ciò, gli analisti di Prometeia hanno quantificato gli effetti del QE sull’economia italiana utilizzando il modello DSGE.

L’obiettivo è quello di misurare l’impatto di un aumento dell’attivo della BCE pari a 1140 miliardi di euro attraverso l’acquisto di titoli pubblici sul mercato secondario. Sulla base di questa valutazione lo shock monetario che viene introdotto nell’economia italiana è pari a circa 130 miliardi di euro per 8 trimestri (cifra ottenuta proporzionando lo shock totale alla quota di partecipazione della Banca d’Italia al capitale netto della BCE, pari al 12.3%). Le previsioni del modello indicano che l’acquisto di titoli pubblici da parte della BCE determina una riduzione di circa 100 punti base dei rendimenti a lungo termine sui titoli pubblici e, considerando le relazioni tra i tassi d’interesse presenti nel modello, di 35 punti base del tasso sugli impieghi alle imprese. Quello che ci si attende è che la riduzione del costo del credito incentivi la domanda di beni di investimento. Tenendo conto che il tasso sulle riserve detenute in eccesso presso la BCE è pari a -0.20%, le banche dovrebbero essere incentivate a convogliare la liquidità ottenuta con la cessione di titoli pubblici verso gli impieghi alle imprese. I risultati dell’esercizio indicano, infatti, un aumento dei prestiti alle imprese dello 0.5% (Tabella 1) e un aumento degli investimenti in beni strumentali e in costruzioni del 4%, che guida la crescita del Pil dello 0.6%.

 

"Questi risultati devono essere valutati alla luce di alcune considerazioni" fanno sapere gli esperti. "Prima di tutto occorre ricordare che l’operazione di QE rispecchierà la proporzione tra paesi Uem: poiché, in base alla quota di partecipazione al capitale della BCE, all’acquisto di titoli tedeschi sarà destinata una quota più alta rispetto ai paesi periferici, l’effetto positivo derivante dalla riduzione degli spread sarà ridotto rispetto a una situazione di equa distribuzione degli acquisti. Tuttavia, il rendimento del bund è già molto basso (0,33%) e quindi non potrà ridursi di molto. In secondo luogo, poiché il modello utilizzato è relativo all’economia italiana, il tasso di cambio è esogeno e quindi l’esercizio non tiene conto degli effetti di deprezzamento dell’euro, che invece rappresentano uno dei principali canali di trasmissione del QE. Pertanto, i risultati che presentiamo possono essere interpretati come l’effetto espansivo minimo che ci si attende in Italia in seguito all’attivazione del QE", concludono.