Gli effetti globali della presidenza Trump

Nicolas Raymond, Flickr, Creative Commons
Nicolas Raymond, Flickr, Creative Commons

Nonostante l’incertezza della situazione politica globale, stiamo assistendo ad un miglioramento di fondo dell’economia mondiale. In uno scenario in cui l’economia globale sta attraversando profondi cambiamenti, la vittoria di Donald Trump arriva in un momento critico. 

A partire dalla grande crisi finanziaria, è stata la politica monetaria a guidare i mercati. Con la vittoria di Trump alle elezioni americane, la geopolitica e la politica di bilancio guadagneranno di importanza. Soprattutto nei mercati sviluppati, la politica monetaria ha perso efficacia in quanto i vantaggi dei tassi di interesse bassi e dei programmi di quantitative easing hanno progressivamente perso la loro efficacia. Ci stiamo quindi allontanando da un contesto di stabilità del contesto geopolitico, scarsi sviluppi a livello di bilancio e politica monetaria accomodante. In particolare, l’ascesa del populismo e le misure protezionistiche di Trump fanno presagire il graduale passaggio dalla politica monetaria a quella fiscale.

Gli esperti di TCW analizzano lo scenario geopolitico globale, soffermandosi sulla situazione politica statuntense. Persino prima di entrare nel pieno delle sue funzioni, Trump ha dichiarato la propria intenzione di ritirare gli Stati Uniti dalla Trans-Pacific Partnership, di rinegoziare il NAFTA e di definire la Cina come un Paese manipolatore di valuta. Sebbene questo possa essere positivo per l’economia degli Stati Uniti, è difficile prevedere quali saranno gli effetti collaterali per l’economia globale. Da un punto di vista globale, vi è anche maggiore incertezza su quale sarà il ruolo degli Stati Uniti in futuro. Mentre la posizione “pro-globalizzazione” del passato ha portato a una politica ufficiale di dollaro forte, Trump ha definito la NATO “obsoleta” e sembra perseguire una relazione più stretta con la Russia: due segnali di dinamiche globali in rapida evoluzione.

Sul fronte fiscale, le riforme fiscali promesse da Donald Trump sono promettenti, ma c’è molta incertezza sui dettagli specifici. Al fine di stimolare l’economia, Trump intende tagliare le tasse sia per le famiglie sia per le imprese, semplificando la tassazione e incoraggiando il rimpatrio di più di 2.000 miliardi di dollari attualmente detenuti all’estero dalle grandi società. Per quanto riguarda i piani di spesa pubblica per infrastrutture, la leva fiscale tramite cui questi programmi impatteranno sull’economia è un’incognita.

Quale sarà il ruolo della Fed?

Secondo gli esperti, Trump avrà anche la possibilità di plasmare la Federal Reserve, grazie alle due nomine di membri del Board a sua disposizione e, in seguito, alla possibilità di selezionare il successore del presidente Janet Yellen, in scadenza a inizio 2018. Trump potrebbe portare a un rapido cambiamento dell’attuale posizione della Fed, ossia decidendo di nominare un professionista dei mercati finanziari, piuttosto che privilegiare la tradizionale scelta di un accademico.

Di recente, Trump ha infatti respinto l’idea di una politica di dollaro forte per gli Stati Uniti, sottolineando che “il dollaro è già troppo forte, e ci sta uccidendo”. Trump non è favorevole ad una Fed falco, in quanto un aumento aggressivo dei tassi di interesse causerebbe un apprezzamento del dollaro. Il neo presidente statunitese appare più favorevole ad un approccio più cauto, al fine di indebolire il dollaro, creare posti di lavoro e far proseguire la forza dell’azionario.

In passato, gli investitori sapevano di avere il supporto dell’unico player importante, le Banche centrali. Anche se è improbabile che la Fed diventi estremamente rigida nelle sue posizioni, in futuro non basterà osservare il suo operato. Gli investitori dovranno monitorare con attenzione le variazioni delle dinamiche globali, l’evoluzione delle agende fiscali e l’incertezza della politica.