Gli effetti nel breve termine del voto statunitense sulle diverse asset class

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Le forti divergenze tra le proposte dei due candidati alla Casa Bianca hanno riportato l’attenzione sui possibili settori dell’economia statunitense che potrebbero trarre benefici o svantaggi dall’esito delle elezioni. “A questo punto, a parte i piani di rafforzamento della spesa per le infrastrutture, nessuno dei due programmi fa pendere l’ago della bilancia a favore di Wall Street”, afferma Nuno Teixeira, head of institutional & retail investment solutions di Natixis Global AM.

L’esperto si riferisce al fatto che, da una parte “Hillary Clinton aumenterebbe lievemente la tassazione sulle imprese e sui singoli, mentre entrambi i candidati incrementerebbero il salario minimo”. Teixeira aggiunge che “gli incentivi fiscali per incoraggiare le imprese con domicilio fiscale all’estero a tornare negli Stati Uniti potrebbero portare in rialzo il dollaro, una conseguenza sicuramente negativa per le imprese esportatrici statunitensi”. Tuttavia, l’esperto ritiene che il programma di Donald Trump sembra essere “più positivo per l’azionario, con la sua proposta di portare le tasse per le aziende dal 35% al 15%, ma la sua posizione ultra protezionistica potrebbe avere ripercussioni su quelle aziende con una maggiore esposizione internazionale”.

Per quanto riguarda i piani di incremento della spesa in infrastrutture, Teixeira ricorda che la Clinton ha promesso di investire 275 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, finanziati con l’aumento delle tasse, mentre Trump spenderebbe ancora di più ma a spese del deficit di bilancio. L’esperto ritiene che in entrambi i casi ci vorrebbe del tempo per mettere in moto le proposte e il loro impatto “si diluirebbe col passare del tempo”.

Tuttavia, potrebbero darsi effetti più evidenti su altri settori: “Quello industriale, della difesa e dell’energia trarrebbero sicuramente vantaggio da una vittoria di Trump, mentre la Clinton, fervente sostenitrice dell’ambiente e dell’energia pulita, sta pianificando l’interruzione dei sussidi per i combustibili fossili ed è ben vista nella Silicon Valley”. A detta dell’esperto, il settore più controverso resta quello della sanità: “Trump vuole mettere in discussione il programma universale di salute implementato nel 2010 con l’Obamacare, mentre la Clinton vuole avviare il programma Medicare per gli anziani”. La proposta della candidata potrebbe farsi sentire sull’industria farmaceutica”, spiega il responsabile.

Gli analisti di Lyxor AM si soffermano sulle possibili reazioni del mercato di fronte a una vittoria di Trump, data la sua improbabilità. In primo luogo, prevedono “un episodio di risk off alimentato dall’incertezza”, dal momento che considerano l’elezione del magnate a presidente “un sinonimo di ulteriore incertezza nei mercati, visto che la sua esperienza politica, le sue abilità e la sua agenda non sono ancora chiare”. L’avversione al rischio porterebbe a sua volta un miglior comportamento da parte dell’oro, già molto forte nel 2016, tanto da far intuire agli esperti “un probabile il rafforzamento dell’oncia con un ritorno ai suoi recenti massimi ciclici (1,335 dollari)”.

Allo stesso tempo, da Lyxor sono d’accordo sul fatto che le divise emergenti potrebbero soffrire, viste le proposte di Trump in materia commerciale e di politica estera. “La sua elezione potrebbe inserirsi sulla scia del voto a favore della Brexit come un’altra vittoria del protezionismo, così come un passo indietro per la globalizzazione e il commercio libero”, affermano. La società di gestione parla di una caduta del 6% per l’indice EMCI, dal momento che le divise più compromesse sono quelle dei Paesi latinoamericani.

Parallelamente, credono che l’impennata dell’avversione al rischio potrebbe agitare uno scenario già privo di potenziale rialzista, e quindi prevedono che la volatilità raggiungerà i massimi visti durante la Brexit con il VIX al 25% e si aspettano una caduta del 5% delle azioni statunitensi. Gli analisti indicano anche i settori che secondo loro potrebbero spiccare in un senso o in un altro dopo l’ipotetica elezione di Trump: biotecnologie ed energie rientrerebbero tra i favoriti mentre quello delle esportazioni tra i penalizzati. Inoltre, affermano che il fatto che la campagna elettorale si sia soffermata su alcuni tipi di industria “potrebbe portare a una veloce rotazione settoriale”.

Effetti sull’obbligazionario

Anthony Doyle, investment director del team Retail Fixed Interest di M&G Investments è d’accordo sul fatto che “una vittoria della Clinton porterebbe probabilmente a una volatilità inferiore nel breve termine”, perché considera la candidata come un’opzione di continuità dell’amministrazione attuale. Nei momenti immediatamente posteriori all’elezione della Clinton, crede che “potrebbero verificarsi alcuni movimenti di lieve risk on da parte degli investitori, ma nel medio termine molto dipenderà dalla composizione del Congresso”.

Viceversa, ritiene che “i mercati del credito dovrebbero dimostrare una resistenza relativa dato che ci si aspetta che i tassi di default continueranno a essere bassi e che la Fed sarà ancora cauta nell’eliminazione della politica accomodante, riducendo quindi la probabilità di un errore di politica monetaria” (si veda il grafico). In questo contesto, il gestore afferma che “il dollaro sarebbe il primo a beneficiare di questo cambiamento di prezzi nel mercato nel futuro immediato, anche se probabilmente i guadagni sarebbero moderati”.

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L’esperto, invece, crede che la vittoria di Trump “dovrebbe essere vista come un evento di risk off nel breve termine, che darà come risultato rendimenti più bassi dei Treasuries, un dollaro più forte e un sentimento di rischio più debole verso gli asset dei mercati emergenti”. Doyle paragona questa reazione a quella di eventi di risk off passati (si veda il grafico), come la crisi finanziaria del 2008, la perdita del rating AAA statunitense nel 2011 o il taper tantrum del 2013. Questa incertezza potrebbe portare la Fed a ritardare ancora una volta la sua decisione di aumentare i tassi, il che potrebbe causare “una reazione avversa nei mercati”.

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D’altro canto, visto che entrambi i candidati concordano solo sul fatto di essere disposti a cambiare la politica fiscale per una più accomodante, Doyle afferma che “è probabile che il prezzo dei titoli di Stato subisca una pressione nel 2017 in entrambi gli scenari”. Con una differenza: “È improbabile che una vittoria della Clinton alteri radicalmente i punti di vista di obbligazionisti o economisti sulla previsione dell’economia statunitense. Se la Clinton è capace di implementare una politica fiscale più accomodante nel medio termine, probabilmente aumenteranno la crescita e l’inflazione, il che vorrebbe dire un rialzo dei premi e una curva dei tassi più inclinata”.