Pivot, cos’è e perché segnerà un prima e un dopo per i mercati nel 2023

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Susan Q Yin (Unsplash)

Se analizziamo le previsioni elaborate dalle società di gestione e dagli istituti finanziari per il 2023, scopriamo che due aspetti mettono quasi tutti d’accordo. Primo: se bisogna scegliere un’asset class vincente, il consenso indica in modo pressoché unanime il reddito fisso. Secondo: ciò che segnerà l’inizio della fine dei ribassi che hanno colpito i mercati negli ultimi mesi sarà il “pivot” della Fed. Ma che cos’è il pivot? Lo spieghiamo in questa voce del Glossario FundsPeople.

Che cos’è?

Il pivot che il mercato azionario attende da mesi per dare inizio a una nuova fase di rialzo duraturo non è altro che una svolta a 180 gradi della politica monetaria della Federal Reserve. Questa virata si compie ogni volta che una banca centrale inverte la rotta passando da una politica monetaria espansiva a una restrittiva o viceversa, come in questo caso.

Quando si verificherà il pivot della Fed nel 2023?

È la domanda principale che si pone oggi il mercato. Al momento, la maggior parte dei gestori crede che la politica della Fed rimarrà restrittiva per tutto il primo semestre. Per questo motivo, molte case di gestione dividono il 2023 in due metà esatte e si aspettano una sovraperformance dell’obbligazionario nella prima e un recupero più netto dell’azionario nella seconda. “A partire dal secondo semestre dell’anno assisteremo alla ripresa degli asset più ciclici, come le azioni, man mano che le banche centrali annunceranno l’avvio dei tagli dei tassi”, sostiene Santander AM. Diventa quindi “più che mai necessario combinare una visione di breve e di lungo termine nella gestione degli investimenti”.

Non per niente il consenso prevede ulteriori rialzi fino a raggiungere un picco dei tassi intorno al 5% negli Stati Uniti e al 3% nella zona euro. E questo sempre che non arrivino nuove sorprese a modificare la dinamica dell’inflazione o della crescita. “La principale incertezza è costituita dall’evoluzione dei prezzi: negli ultimi tempi gli investitori hanno rivisto leggermente al ribasso le attese sui tassi terminali della BCE (3%) e della Fed (5%) e si aspettano perfino che la banca centrale americana dia il via all’allentamento monetario già nell’autunno 2023”, afferma Laurent Denisse, investment director di ODDO BHF. Secondo l’esperto, “probabilmente la speranza più a rischio di andare delusa è proprio quella di un’inversione di rotta della politica monetaria”.

Rialzo dei tassi Fed

Fonte: Bloomberg, elaborazione propria.

Rialzo dei tassi Bce

Fonte: Bloomberg, elaborazione propria.

Esempi di pivot

Di solito le politiche monetarie delle banche centrali tendono a essere stabili nel tempo e nella forma, ma nel solo XXI secolo si sono già verificati diversi cambi di rotta, prima da parte della Fed e quindi delle altre banche centrali.

Ad esempio, sulla scia dello scoppio della bolla dotcom poi sfociata in recessione, nel 2001 la banca centrale americana ha adottato una politica monetaria espansiva, tagliando i tassi di interesse dal 6,5 all’1%. Con la ripresa dell’economia, nel 2004 la banca centrale americana ha compiuto una nuova svolta e ha iniziato ad alzare i tassi, portandoli al 5,25% nell’arco di due anni. Le due virate successive hanno coinciso con altre due crisi: quella finanziaria del 2008 e la pandemia nel 2020. Nel primo caso la Fed ha nuovamente tagliato i tassi di interesse fino allo 0-0,25%, livello al quale li ha mantenuti per sette anni. Nel 2015 l’istituto ha ricominciato ad alzare lentamente il costo del denaro, che ha raggiunto il 2,5% alla fine del 2018.

Questo livello ha segnato il punto massimo di quel ciclo restrittivo perché sette mesi dopo, poco prima che si sapesse dell’esistenza di un virus chiamato Covid in Cina, la Fed ha dato inizio a una nuova discesa dei tassi. Il punto minimo è arrivato solo nella primavera 2020, in pieno lockdown globale, quando i tassi sono stati portati allo 0%, livello su cui sono rimasti per due anni. A marzo 2022 si è verificata l’ultima svolta in ordine di tempo, nel tentativo di contrastare l’inflazione crescente.

Impatto sul mercato

Se in passato tutti i pivot hanno sempre generato una reazione chiara dei mercati (rialzi azionari in caso di tagli dei tassi, rialzi obbligazionari in caso di incrementi dei tassi), resta da vedere se anche un eventuale cambio di rotta nel 2023 avrà un impatto significativo.

Il mercato azionario sta aspettando il punto d’inversione della Fed. Dopo l’estate si sono verificati un paio di rally e il mercato ha cercato di predire i tempi di una svolta accomodante. In base ai precedenti storici, quando i rendimenti dei Treasury USA toccano il 3%, la borsa tende a ripartire. Tuttavia, non bisogna dimenticare che la prossima fase di normalizzazione della politica monetaria sarà diversa da quelle che l’hanno preceduta. Sarà più lenta ma più lunga e il pivot potrebbe anche non arrivare mai o arrivare più tardi del previsto.

Diventa quindi più difficile indovinare i tempi di una virata della Fed. I mercati si avvicinano al ciclo espansivo con un’inflazione più alta e bisognerà aspettare la conclusione dei rialzi dei tassi di interesse, ma anche delle revisioni al ribasso delle aspettative di utile. Solo allora il mercato potrà reagire senza timore, ma resta difficile azzeccare il timing corretto.