Un mercato in forte crescita, sia lato domanda, che offerta. Ma come vengono inseriti questi strumenti in portafoglio? Lo spiegano gli ospiti della recente tavola rotonda sull'obbligazionario ESG.
Per accedere a questo contenuto
Un mercato in forte crescita, sia lato domanda, che offerta. Ma come vengono inseriti questi strumenti in portafoglio? Lo spiegano gli ospiti della recente tavola rotonda sull'obbligazionario ESG.
Per accedere a questo contenuto
Il mercato dei green bond è in forte crescita, a confermarlo sono i flussi e la domanda incessante da parte degli investitori. Oggi le emissioni ammontano a circa 700 miliardi di euro, tra titoli governativi e corporate, dimostrando un continuo crescendo da quel lontano 2013, anno in cui è stata emessa la prima obbligazione verde societaria. L’Unione europea ha emesso a ottobre il suo primo green bond che ha registrato una domanda pari a 135 miliardi di euro, 11 volte maggiore l’offerta, a prova del fatto che l’interesse è davvero notevole. Nell’ultima tavola rotonda FundsPeople, abbiamo infatti chiesto ai nostri ospiti di spiegarci come vengono inseriti questi strumenti in portafoglio e che ruolo hanno all’interno dell’asset allocation.
All’interno del mercato obbligazionario si sente spesso parlare di greenium, cioè quel maggiore premio in capo ai green bond rispetto a titoli tradizionali con le medesime caratteristiche. “Il greenium sussiste quando i green bond hanno prezzi superiori e quindi rendimenti più bassi a parità di condizioni, rispetto alle obbligazioni tradizionali. Riteniamo possa essere una situazione transitoria dettata dal fatto che la domanda è molto elevata, mentre l’offerta non si è ancora sviluppata di pari passo”, commenta Mauro Giangrande, head of Passive Sales EMEA South di Xtrackers, DWS Group. “Inoltre, l’applicazione di filtri ESG migliora la qualità degli emittenti, di conseguenza gli indici ESG obbligazionari possono essere caratterizzati da rendimenti inferiori a parità di duration rispetto agli indici cap weighted, semplicemente perché il mercato è efficiente e ne tiene conto”, spiega ancora il manager.
L’offerta di Xtrackers in ambito delle obbligazioni verdi si focalizza sul segmento corporate. “Fino a poco tempo fa gli indici sui green bond erano soprattutto aggregate, ciò voleva dire che la componente governativa era una fetta preponderante, che con i suoi rendimenti più bassi andava ad intaccare l’intera performance. Invece nel caso degli ETF sui titoli societari green i rendimenti sono simili a quelli non verdi, in tal modo si può dare la possibilità agli investitori di integrare la sostenibilità all’interno del reddito fisso, senza dover rinunciare alle performance”, conclude Giangrande.
Esistono evidenze empiriche che dimostrano come l’aggiunta di fattori ESG all’interno di prodotti obbligazionari ne migliori la qualità. A marzo 2020, infatti, gli ETF fixed income ESG, anche quelli con duration più lunga, hanno registrato drawdown inferiori rispetto a quelli non sostenibili. Alla luce di ciò la spinta dei green bond si può giustificare con un “back to quality” da parte degli investitori.
1/4Il ruolo dei green bond è sempre più importante all’interno delle asset allocation, a confermarlo è Federico Mondonico, portfolio manager e Sustainable Investment specialist di BCC Risparmio&Previdenza, che spiega, infatti, come questi strumenti facciano parte della componente core delle strategie sostenibili della banca. Nonostante le obbligazioni verdi vadano a migliorare la qualità del portafoglio, il rischio tasso associato ad esse deve essere monitorato data la loro duration tipicamente più lunga, che in un contesto di rialzo dei tassi potrebbe andare ad intaccare le performance. “Stiamo ribilanciando il portafoglio verso emissioni con duration più contenuta, e ci stiamo orientando su fondi obbligazionari flessibili che riescano a gestire meglio la duration in maniera tattica”, aggiunge il fund selector.
2/4Michele Bovenzi, head of Discretionary Portfolio Management di Deutsche Bank enfatizza la capacità dei green bond di dare un impatto positivo alla società e all’ambiente in maniera trasparente, facilitando così le rendicontazioni che sono tenuti a fare alla clientela finale, riuscendo a dare concretezza ai loro investimenti. “Tuttavia, la redditività rimane la priorità degli investitori, e ricordiamo che parliamo di strumenti ancora in fase di evoluzione, che rappresentano una parte contenuta, ma in crescita, del mercato”, dichiara il gestore. “Inseriamo i green bond nell’ambito di portafogli diversificati, prestando particolare attenzione al rischio emittente, ai progetti coinvolti, agli impatti e alla duration, e favoriamo soprattutto il segmento verde corporate che è quello in cui possiamo riscontrare migliori risultati in termini di rischio/rendimento”, sottolinea.
3/4L’Europa ha dichiarato che raccoglierà circa il 40% dei finanziamenti alla Next Generation EU attraverso green bond, ciò darà un’ulteriore spinta al mercato già in crescita. D’altro canto, manca ancora una regolamentazione ben precisa, che indichi cosa può considerarsi effettivamente green e come gestire i proventi di questi investimenti, sebbene l'International Capital Markets Association (ICMA) abbia posto delle buone basi. “Il miglior modo per assumere posizioni in questa asset class è attraverso la diversificazione”, afferma Adele Mantegazza, Analyst & Fund Selector di Banca Patrimoni Sella & C. “Cioè attraverso fondi flessibili che consentano di gestire la duration e il rischio di credito aggregato. Questo infatti tende ad essere superiore, perché le emissioni green hanno un rating solitamente intorno alla BBB”, conclude.
4/4