Hedge Invest: l'impatto della politica monetaria della Fed si percepirà da settembre

Alessandra_Manuli
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"Nonostante il tapering", avverte Alessandra Manuli, amministratore delegato di Hedge Invest Sgr, "non si è ancora avvertito l'impatto della politica monetaria al margine più restrittiva, in quanto la Fed rappresenta tuttora una percentuale rilevante della domanda di Treasury americani, in un contesto in cui il totale delle emissioni del Tesoro è andato a diminuire gradualmente".

La Federal Reserve, nell’audizione del presidente della Fed Janet Yellensta, ha ribadito la graduale riduzione del quantitative easing iniziata in dicembre 2013 (tapering), al ritmo di 10 miliardi di dollari al mese: attualmente la Banca Centrale sta effettuando acquisti mensili di Titoli di Stato per 20 miliardi di dollari e acquisti mensili di agency MBS per 15 miliardi di dollari.

Secondo i gestori alternativi, l'impatto sulla curva dei tassi americana della politica monetaria al margine più restrittiva della Federal Reserve sarà percepito a partire da settembre/ottobre, quando la Fed avrà esaurito il quantitative easing e si inizieranno a scontare i primi aumenti dei tassi di interesse, sempre che i dati confermino il miglioramento atteso dell'economia americana, soprattutto con riferimento al mercato del lavoro.

Per Manuli, "in quella fase, i posizionamenti che potranno maggiormente premiare i gestori alternativi saranno, innanzitutto, allocazioni ribassiste sulla curva dei tassi (puntando cioè su uno spostamento al rialzo della curva), Mentre in ambito societario, posizioni ribassiste sugli investment grade, che storicamente hanno rappresentato l'area dei mercati del credito più vulnerabile a politiche monetarie restrittive e già ora hanno rendimenti prossimi ai minimi storici".

Con riferimento al tasso di cambio euro/dollaro, difficile trovare fra i gestori alternativi una visione unanime. "Analizzando le diverse politiche monetarie, al margine più espansiva quella della BCE e più restrittiva quella della Fed, sarebbe prevedibile un rafforzamento del dollaro rispetto all'euro" spiega Manuli. "Dal punto di vista tecnico, invece, il circolo virtuoso che le politiche monetarie espansive non convenzionali della BCE potrebbero riuscire a innescare in Europa ha le potenzialità per attirare forti flussi di acquisto sulle asset class europee, spingendo quindi al rialzo l'euro, nell'aspettativa di una imminente uscita dell'Eurozona dalla fase di stagnazione economica. Il rischio di rialzo vs. ribasso dell'euro risulta quindi bilanciato nel medio termine e la visione dei gestori alternativi è neutrale", conclude l'esperta.