Con le divergenti aspettative di inflazione negli USA e in Europa si ritorna a parlare del fascino dei bond legati all’inflazione come strumenti di protezione e generazione di rendimenti positivi.
È probabile che nei prossimi mesi del 2017 il tasso di inflazione negli USA raggiungerà l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve. Prima dell’elezione a sorpresa di Donald Trump, il consenso delle società di gestione riteneva che la Fed avrebbe aspettato che l’economia si “riscaldasse” un po’ prima di intervenire ma che forse avrebbe aumentato i tassi di interesse a un ritmo più veloce di quello messo in conto dal mercato. Tuttavia, dopo il risultato elettorale, il ritmo del rialzo dei tassi è stato nuovamente messo in discussione e il consenso non è più tanto sicuro che la Fed procederà con un aumento a dicembre, nonostante siano mesi che non si parla d’altro.
Il tasso di inflazione nell’Eurozona, invece, continua a preoccupare, anche se il tasso di inflazione complessivo dovesse accusare l’effetto base del rincaro del prezzo del petrolio nei prossimi mesi. È per questo motivo che le società di gestione prevedono che la BCE annuncerà una nuova batteria di stimoli, pur non avendo un’idea chiara sulla natura delle nuove misure.
Intanto, i bond legati all’inflazione hanno recuperato il loro fascino come idee di investimento, visto che in alcune parti del mercato – compresi gli Stati Uniti – continuano a essere quotati a premio. Ricordiamo che si tratta di un’asset class con duration superiori rispetto ad altri titoli obbligazionari e che può presentare un livello di liquidità inferiore, nonostante questa sia migliorata negli ultimi anni.
Di seguito, riportiamo i prodotti obbligazionari legati all’inflazione che presentano il Marchio di Funds People.
Fonte: Morningstar Direct. Dati al 14/11/2016