I prodotti SRI escono dalla fase di euforia ed entrano in un quadro di crescita più consistente e consapevole

sostenibilita_ESG_inversione_sostenibile
Tobias Weinhold (Unsplash)

I prodotti SRI escono dalla fase di euforia degli scorsi anni, a favore di un quadro di crescita più consistente e consapevole. Mentre aumenta al 40% la quota di chi ritiene che l’interesse non sia cresciuto o sia stabile. Queste sono alcune delle evidenze emerse dalla X edizione della ricerca ET.Group – Anasf in occasione del Salone SRI organizzato a Milano e presentato da Noemi Primini, ESG Researcher & Analyst ET.Group.

All'indagine hanno partecipato 113 consulenti iscritti. Si tratta di un questionario composto di domande relative alle scelte di investimento dei clienti. L'obiettivo è quello di rilevare i mutamenti che avvengono nella fascia di mercato presidiata dai consulenti.

Un'altra domanda posta al cliente è se sceglie l’investimento in prodotti che integrano un modello di valutazione ESG e perché. La maggior parte dei consulenti evidenzia che la scelta di uno strumento ESG da parte dei clienti è guidata dal fatto di investire in prodotti in grado di offrire sia un rendimento maggiore sia un minor rischio. Il 27% invece indica come unica motivazione la questione del rischio. Solo il 10% evidenzia che tale scelta è motivata unicamente dall’aspetto remunerativo.

Inoltre, il 42% dei clienti lega l’investimento in prodotti ESG a questioni già sostenibili sul piano ambientale e sociale. Il 35% invece investe in ottica transizione, indipendentemente dal fatto che gli asset siano già sostenibili. Il 23% infine investe in prodotti ESG tenendo conto degli aspetti di adaptation & mitigation, in ottica della sostenibilità futura Ci sono margini di miglioramento per quanto 35% e 23% siano ottime basi.

Conoscenza del consulente circa le caratteristiche ESG

Il 60% dei rispondenti ritiene di avere una buona conoscenza delle tematiche ESG. A questi si aggiunge il 17% che dichiara un’ottima conoscenza. Circa un consulente su quattro si colloca tra chi ha una conoscenza sufficiente (il 19%) o insufficiente (4%). I numeri di quest’anno non si discostano molto da quelli della scorsa edizione. Vi è una base solida di consulenti che ritiene di avere una "buona" conoscenza delle tematiche ESG (61%). Ma, a detta della ricerca, è molto significativa la diminuzione, per quanto di qualche punto percentuale, di chi ritiene di avere una conoscenza "ottima" (17%), a fronte di un contestuale aumento di chi la ritiene sufficiente (19%) o insufficiente (4%).

Un'altra domanda somministrata dal questionario è se, sempre durante il 2024, il consulente ha percepito maggiore interesse tra i clienti sulla sostenibilità/identità ESG degli stessi gestori di fondi, oltre che per i loro prodotti, rispetto al 2023. Una quota consistente (quasi uno su tre) dei consulenti continua a riscontrare una crescita di interesse dei clienti nei confronti del profilo ESGdel gestore, per quanto tale quota sia fisiologicamente in calo (essendo tale crescita di interesse già stata registrata negli anni precedenti). Ampia la percentuale di chi dichiara che l’interesse è rimasto inalterato (39%). Il 33% non ha percepito un maggiore interesse dei clienti sul profilo ESG del gestore.

Inoltre, si continua a leggere nella ricerca, la maggior parte dei clienti (il 94%) vuole investire in prodotti emessi da gestori che siano essi stessi in primis dei gestori sostenibili, ricerca quindi la coerenza tra ciò che si vende e ciò che si è. Meno impattante il fatto che l’identità ESG sia una garanzia di come il gestore opera indipendentemente dalle singole strategie (16%) oppure che l’identità ESG possa colmare l’ambiguità tra i diversi fondi sostenibili (9%). Solo il 3% considera la valutazione del profilo ESG del gestore come un’ulteriore variabile di rischio ESG.

Cosa si chiede alla propria rete?

Tra le richieste alla rete in primis si riscontra una maggiore informazione e formazione sui prodotti. Solo in seconda battuta, si pone l’attenzione su una migliore formazione e informazione sui gestori. Segue la richiesta di un migliore sistema di remunerazione. L’offerta del mercato è ormai ampia, infatti in coda si posiziona la richiesta di più prodotti.

In un'ultima battuta, ci si domanda se la classificazione articolo 8 e articolo 9 ha favorito la scelta ESG da parte del cliente. Si legge nel sondaggio, circa la metà dei rispondenti (49%) dichiara che la classificazione di un prodotto in base al Regolamento Sfdr non ha influito sulla scelta ESG da parte del cliente, se non ha generato ulteriori dubbi (8%). Il 42% ritiene che la classificazione Sfdr ha favorito la scelta Esg del cliente (19%), anche se non sempre il cliente ne ha compreso la distinzione (19%). Tuttavia c’è chi ha percepito l’erroneo utilizzo della classificazione Sfdr come label (4%).