IL BTP secondo i gestori obbligazionari italiani

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Giorgio Fata

La riduzione della liquidità prima e l’aumento dell’incertezza sulla tenuta del ciclo economico globale ha influenzato in senso negativo nel 2018 l’andamento delle principali asset class obbligazionarie: dai mercati emergenti nella prima parte dell’anno ai titoli societari a fine anno.

In questo contesto si è innestata nel corso di maggio 2018 la crisi di fiducia sull’Italia, seguita alle note vicende politiche sulla formazione del nuovo governo. “Gli effetti sul mercato sono stati molto rilevanti. I rendimenti dei titoli governativi italiani, valvola di sfogo delle tensioni e dei timori politici, sono improvvisamente aumentati. E sono stati soprattutto i segmenti più brevi della curva italiana a soffrire maggiormente. Movimenti così repentini ed imprevedibili su base giornaliera non si vedevano sul mercato dalla crisi valutaria del 1992”, fa notare Silvio Vergallo, responsabile Flexible Bond Funds di Eurizon Capital SGR.

“Considerando le attuali condizioni di mercato di tassi molto bassi e spread compressi e le sfide dei prossimi mesi, la gestione ritiene conveniente allocare una parte importante del rischio in titoli a breve e medio termine in parte legati all’inflazione; in particolare italiana, i quali, non solo godono di un ottimo rapporto rendimento/rischio ma date le aspettative di inflazione che prezzano per i prossimi due-tre anni riteniamo siano in grado di proteggere i risparmi anche dalla perdita d’acquisto legato ad un aumento inaspettato dell’inflazione”.

BTP e rating sull’Italia

Le tre grosse incognite che pesano sull’asset class sono l’andamento economico, il comportamento delle agenzie di rating e ovviamente la legge di bilancio. 

“Stando ai dati, la prima cosa che salta all’occhio è che le agenzie di rating sono state accomodanti con il nostro Paese”, sostiene Giovanni Radicella, head of Fixed Income di Arca Fondi SGR. S&P mantiene una BBB media con outlook negativo. Invece un eventuale downgrade di Moody’s potrebbe far precipitare l’Italia sotto l’investment grade. Guardando ai flussi sui titoli di Stato italiano, gli investitori stranieri continuano a ridurre gli investimenti. Ad oggi gli investitori stranieri hanno uno stock bassissimo di governativi italiani: meno del 30% dei titoli di stato è detenuto dall’estero. “Da quel lato non penso che ci possano essere ulteriori vendite perché siamo a livelli troppo bassi. È l’investitore straniero che fa il prezzo di mercato. Quindi, a mio avviso, basterebbero poche cose fatte bene sul lato di bilancio pubblico per togliere l’Italia dal risk monitor globale”, spiega.

La componente di rendimento atteso sul comparto italiano risulta una delle sacche di valore più interessanti del mercato, in particolare in area 5 anni grazie alla pendenza della curva. “La riduzione che stiamo osservando della volatilità realizzata dei titoli rende il rapporto rendimento/volatilità interessante, soprattutto per investitori internazionali. I rendimenti di medio periodo rendono il BTP inoltre assimilabile al livello degli high yield europei, con rischi impliciti e supporti della banca centrale ben distinti”, sostiene Vergallo.

Come posizionarsi

“Da tempo all’interno dei portafogli dei nostri fondi obbligazionari la componente governativa è in sottopeso; lo sono di conseguenza anche i Btp”, spiega Luca Terruzzi, senior portfolio manager obbligazionario di ANIMA SGR. “Il 2018, tuttavia, ha portato delle scelte tattiche importanti, che ci hanno portato ad incrementare l’esposizione al tratto di curva 3-5 anni nella seconda parte dell’anno. Riteniamo comunque che la volatilità sull’Italia resterà alta in questa fase e che scenderà stabilmente solo nel momento in cui torneranno ad affermarsi sui mercati stabilità e fiducia verso il Paese, fino a coinvolgere nuovamente gli investitori esteri”.