Il mercato dei cambi ha dominato l’interesse degli investitori per tutta l’estate. L’apice è stato raggiunto con il crollo di fiducia verso la lira turca. I mercati, sebbene consapevoli della debolezza cronica della moneta, hanno assistito alla perdita del 56% del suo valore. Ciò ha rappresentato un chiaro segnale di rischio per la maggior parte degli operatori.
“In questo contesto improntato a una maggiore cautela, il dollaro USA si è rafforzato ulteriormente, al punto da esibire un premio dell'8-10% rispetto alle stime di valore equo formulate dai nostri analisti”, spiega Toby Nangle, responsabile asset allocation globale e responsabile multi-asset, EMEA di Columbia Threadneedle Investments. “La forza della crescita USA (nonché la debolezza in Europa) è stata sorprendentemente superiore alle nostre aspettative e alle stime di consenso, offrendo così un sostegno cruciale al dollaro. La configurazione della curva dei tassi e il tasso di variazione dei differenziali dei tassi a breve termine fanno tuttavia presagire un indebolimento del dollaro, sul quale adottiamo pertanto un orientamento ribassista. La valuta dovrebbe sottoperformare durevolmente a fronte dell'appiattimento delle curve durante cicli di inasprimento”.
Anche secondo Esty Dwek, senior investment strategist di Natixis Investment Managers, “il dollaro americano continua ad essere supportato da una crescita robusta e dai differenziali dei tassi di interesse, un trend che pensiamo sia destinato a persistere”. L’euro ha perso posizione negli ultimi mesi, a causa delle difficoltà che hanno interessato il Vecchio Continente e “al momento non ci aspettiamo una forte ripresa, il range dovrebbe rimanere attorno all’1,15–1,20”, spiega lo strategist. Si sono attenuate le preoccupazioni per le valute emergenti. “Dopo la svalutazione della lira turca, anche se il rischio di un contagio è minimo questo è comunque più alto nei Paesi che presentano una crescita idiosincratica, come Turchia, Argentina, Russia e Brasile”, spiega Dwek. “Tuttavia, con il rallentamento della crescita cinese, un dollaro più forte e più alti tassi di interesse, una certa cautela è d’obbligo”.
Anche Larry Hatheway, capo economista di GAM Investments, sostiene che “sui mercati dei cambi, il dollaro USA regna sovrano”, ma non tutte le valute emergenti sono mal ridotte, come ad esempio il peso messicano, che ha dimostrato un’ottima tenuta. La cosa che non è ancora chiara è la direzione in cui stanno andando i mercati. Sul fronte azionario, il mercato statunitense è tornato ai massimi di gennaio e ciclici, mentre i mercati azionari europei e dei Paesi emergenti hanno subito pesanti drawdown.
“Vi sono buone probabilità di una moderata ripresa della crescita al di fuori degli Stati Uniti”, fa notare Hatheway. “A livello globale, le condizioni finanziarie continuano a fornire un certo sostegno, come pure i dati relativi all’aumento dei livelli di reddito, della domanda e degli investimenti. Inoltre, in caso di ripresa della crescita su scala mondiale, è probabile che l’apprezzamento del dollaro venga limitato”.