Lo stretto legame tra banche e i titoli di Stato nazionali, potrebbe scatenare la prossima crisi. Quali possibili rimedi?
Per accedere a questo contenuto
Gli investitori continuano a tenere gli occhi puntanti sul fenomeno del doom loop, il legame simbiotico tra banche e debito sovrano. Il costo dell’indebitamento delle banche italiane e dello Stato sta crescendo di pari passo con i timori legati alle tensioni populiste. Le banche italiane possiedono quasi il 40% di tutti i titoli di Stato del Paese e questo implica che i costi di finanziamento dei due continuano a muoversi in tandem.
“La contrazione della liquidità globale avrà un impatto negativo sul mercato del credito, che potrebbe essere ancora più accentuato se la Fed effettuerà più rialzi nel prossimo periodo di quanti il mercato attualmente si aspetta”, spiega Elisabetta Manuli, vicepresidente di Hedge Invest Sgr. “L’impatto dell’inasprimento di politica monetaria si è già avvertito sulle obbligazioni emergenti in valuta locale, sui subordinati bancari europei e sui titoli di Stato europei periferici; ci aspettiamo che si faccia sentire anche sui titoli investment grade e high yield europei”.
Ma come potrebbe verificarsi un attacco speculativo al mercato obbligazionario italiano? In generale, la risposta è molto semplice: gli investitori mettono in vendita i loro titoli, il che porta a un calo dei prezzi e, per contro, a un aumento dei rendimenti. L’aumento dei rendimenti a sua volta determina un aumento dei costi di rifinanziamento dello Stato italiano, che è uno dei Paesi più indebitati al mondo.
Interessante è uno studio condotto da DWS. Nel grafico che riporta l’asset manager vengono mostrate le posizioni sui titoli di Stato italiani di vari gruppi di investitori, che sono cambiate rispetto all'introduzione dell'euro. “Complessivamente, il debito pubblico italiano finanziato da obbligazioni è salito da 1.180 miliardi di euro a 1.995 miliardi. Di questo aumento, le Banche centrali ne hanno acquistato 314 miliardi di euro, mentre le istituzioni finanziarie nazionali ne hanno aggiunti 417 miliardi. Gli investitori esteri, nel complesso, hanno aumentato le proprie posizioni di 373 miliardi. Altri investitori italiani, quali famiglie e imprese, hanno invece ridotto le loro posizioni di 289 miliardi di euro. Sembra quindi che i risparmiatori italiani, non gli investitori esteri, non si fidino del proprio Stato.
Fonte: DWS Investments
Come si fa ad interrompere il doom loop?
Secondo Andrew Fraser, head of financial credit research di Aberdeen Standard Investments, “la soluzione più semplice per rompere questo doom loop sarebbe aumentare il costo di detenere titoli governativi, innalzando i requisiti patrimoniali delle banche domestiche, così da proteggere i bilanci nei periodi di crisi del debito sovrano. Questo obbligherebbe le banche europee a ripensare all’ammontare assoluto delle loro esposizioni sul debito sovrano e alle concentrazioni sulle singole emissioni. Ciò potrebbe inoltre incoraggiare la diversificazione nell’ambito di questa asset class, in modo da resistere meglio alle oscillazioni dei rendimenti delle obbligazioni nell’ambito dei singoli Paesi”.
Detto così sembra una cosa semplice da realizzare, in realtà è molto complessa: “La determinazione dei requisiti patrimoniali non è poi così semplice, poiché dipende anche da come viene percepito il rischio sovrano”. Se fossimo in condizioni di mercato ‘normali’ il problema rischio non verrebbe nemmeno considerato, ma nella situazione attuale nessun prezzo sembra riflettere la percezione del rischio che continua a cambiare molto rapidamente. “Questo è uno dei motivi per cui il doom loop è così subdolo: gli investitori, una volta persa la tranquillità sul debito sovrano, vanno in panico”.
Dobbiamo anche considerare chi sarebbe disposto a comprare le obbligazioni. “La BCE, di gran lunga il maggiore acquirente di obbligazioni sovrane europee, si sta allontanando dal mercato in vista della chiusura del quantitative easing”, fa notare Fraser.
“In ultima analisi, tuttavia, i tentativi di rompere il legame tra banche e titoli sovrani finora sono falliti più a causa di differenze politiche che a causa di sfide pratiche. L'Unione bancaria europea avrebbe dovuto porre fine al doom loop e impedire il ripetersi della crisi del debito sovrano. Si è tuttavia bloccata a causa del disaccordo su come ripartire i rischi tra i membri dell’Unione Europea”. Tutto questo esasperato dal fatto che il populismo continua a dilagare in tutta Europa con l'Italia che fa da apripista.