Il meta-verso della consulenza è di là da venire

Efpa Italia Meeting 2022 News
Efpa Italia Meeting 2022 (FundsPeople)

Il mondo della consulenza fa i conti con le trasformazioni sociali e tecnologiche. Il nodo del meta-verso, come spazio virtuale, futuristico di interazione professionista-risparmiatore, diventa quindi argomento di analisi, e alla luce delle prime considerazioni sul settore, parrebbe ancora “di là da venire”. Almeno, è una delle stime riconducibili ai risultati della ricerca di Finer Finance Explorer presentata in chiusura dei lavori dell’Efpa Italia Meeting 2022 a Firenze. “Il metaverso oggi sembra non avere futuro nella consulenza finanziaria”, afferma Nicola Ronchetti, CEO di Finer, che si affretta a precisare come non si sappia se la previsione sia o meno corretta. Tuttavia “ci sono due dati interessanti: gli investitori e i professionisti più giovani vedono il metaverso come uno dei possibili canali di comunicazione, non il nemico, ma un 'potenziatore' delle relazioni personali, che restano centrali”. Un altro dato emerso riguarda poi un aumentato interesse “ad approfondire il metaverso in ambito finanziario quando si esplora lo scopo formativo o informativo”, soprattutto tra investitori e professionisti compresi nella fascia di età tra i 35 e i 40 anni. Certo è che le percentuali sulla conoscenza di questo spazio virtuale immersivo sono ancora limitate, sia tra i consulenti sia tra i risparmiatori: circa il 22% sa di cosa si tratta (la ricerca ha interrogato circa 14 mila soggetti). Percentuali ancora più risicate se si va nel dettaglio del “trend su cui investire”: circa il 15% dei clienti private e il 21% degli affluent.

"Decidere quale futuro si vuole costruire"

Eppure il metaverso è un tema ormai inderogabile, e la consapevolezza di questa sua progressiva centralità va di pari passo con le riflessioni che hanno preceduto la presentazione della ricerca, andando a toccare un altro elemento che ha accompagnato le riflessioni dei due giorni di lavori, ossia gli interrogativi sul futuro. “Gli ‘esperti di futuro’ parlano sempre di ‘futuri’. Quale futuro vogliamo costruire, ecco, questo dobbiamo deciderlo adesso, compiendo azioni che poi avranno effetto nel medio e lungo termine nella direzione voluta”. La visione proiettata da Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili ai partecipanti del Meeting, è dunque legata alla costruzione di un percorso di ampio respiro, in cui entrano in gioco variabili personali, sociali e politiche. Il ministro parla, così, delle misure messe in atto dal governo e, nello specifico, dal suo ministero anche con il sostengo del documento di economia e finanza che dispone di un piano a lungo termine per le infrastrutture per cui sarebbero necessari 300 miliardi di euro. Di questi, afferma Giovannini, 220 miliardi sono stati già assegnati. “Nei prossimi 20 anni le nostre città devono essere rigenerate e gli investimenti sulla rigenerazione urbana devono mobilitare anche il sistema privato”. E così l’attenzione si sposta sul privato, sul singolo cittadino, con il richiamo ai PIR e agli investimenti in economia reale. “È il momento di mobilitare il risparmio con strumenti nuovi”.

Shock futuri

Strumenti che si affinano anche in previsione di shock futuri. “È importante riconoscere che il futuro è pieno di opportunità ma anche di shock (non solo negativi)”, ricorda Giovannini, riportando come il framework normativo sviluppato in Europa si prefigga soprattutto di agevolare politiche che preparano, prevengono e trasformano le transizioni che dobbiamo affrontare. Se si guarda all’evoluzione del nostro Paese, d’altronde, negli ultimi 30 anni si è assistito a una crescita minima nella capacità di migliorare i redditi, diminuiti, in termini reali, fino al 2019. “È un dato importante – afferma Giorgio De Rita segretario generale del Censis –, perché la risposta che ha dato la società italiana è stata accumulare risparmi”. Nella tavola rotonda che ha seguito l’intervento di Giovannini, il segretario generale rimarca, “la funzione di rassicurazione sociale del risparmio”. Elemento ampiamente dimostrato da quanto avvenuto negli ultimi tre anni, in cui si sono susseguite quattro crisi che De Rita definisce “radicali”, ossia la pandemia, l’inflazione, il conflitto e la “crisi delle bollette”. Questi quattro eventi “hanno determinato una redistribuzione profonda del reddito e della ricchezza. Tuttavia, abbiamo visto le sofferenze delle famiglie diminuire negli ultimi mesi, un dato inaspettato: un Paese che resiste perché ha quella fonte di risparmio che lo protegge”.

Le spinte opache del risparmio

Emerge quindi un lato “opaco” nella tendenza al risparmio degli italiani, legato alla mancanza di fiducia nel futuro. Ci sono però delle eccezioni. “Nel settore del risparmio la liquidità è un’asset class che non supera il 15% degli AuM – sottolinea Marco Tofanelli, segretario generale Assoreti – un dato inferiore rispetto alla parte d’Italia non guidata dall’industria. In questo modo lo stesso risparmio è un modo per dare impulso al futuro. L’imprevisto si affronta attraverso la programmazione del ciclo di vita, infatti – continua l’esperto – vediamo che la raccolta, seppur più lentamente, continua a crescere, e così anche il numero dei clienti delle reti”. La proposta di Giovannini, d’altronde, è chiara: mettere a disposizione la professione dei consulenti studiando e indirizzando le risorse verso l’economia reale. “Qui il consulente gioca un ruolo fondamentale” afferma Alessandro Paralupi, direttore generale, OCF. “Il problema dal nostro punto di vista è che il grosso delle masse che non sono in consulenza sono in pericolo. Chi ha un consulente è fisiologicamente più propenso a fare scelte di investimento consapevoli. La vera conquista, dunque, è andare verso quella fetta di mercato non ancora raggiunta”. La crisi, nonostante tutto, ha dunque contribuito all’emersione di considerazioni positive. “È evidente che viene percorsa dall’investitore in modo radicalmente diverso rispetto al passato”, è la riflessione di Lorenzo Alfieri, presidente del Comitato Sostenibilità di Assogestioni. “Il fatto che non assistiamo a una fuga dal portafoglio costruito è un dettaglio: grazie al lavoro degli ultimi decenni come professionisti della consulenza l’investitore ha guardato a questa crisi in modo diverso rispetto al passato. E questo anche grazie alla crescita del sistema”.

Appuntamento al 2023

In conclusione, quanto emerso dalla due giorni Efpa di Firenze è uno scenario in cui la fiducia nel futuro si costruisce con l’utilizzo sapiente di tutta una serie di elementi, anche il metaverso. “Fatta salva la conoscenza e le competenze, che sono il core business di Efpa, diventano importanti due elementi: la capacità di comunicare e la capacità di usare gli strumenti digitali che rappresentano una forza di accelerazione del business”, conclude Marco Deroma, presidente di Efpa Italia raggiunto da FundsPeople in chiusura di lavori. Appuntamento al 2023, senza anticipazioni sui temi ma l’ipotesi di rendere fisso il convegno itinerante della fondazione, che si identificherebbe così anche con una città. E Firenze, punto di partenza di questa riflessione sul “Rinascimento” dell’industria, data la sua centralità, potrebbe essere una piazza di riflessione anche sui “futuri”.