Il momento della verità per l’Europa potrebbe arrivare a primavera inoltrata

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foto: autor ilpassatore.it, Flickr, creative commons

"La diffusione dei dati sul mercato del lavoro americano ha portato, ancora una volta, ad un aumento della volatilità sui mercati finanziari, non solo su Wall Street, ma anche sulla componente obbligazionaria". A pensarla così è Aldo Martinale, responsabile Funzioni  Studi e Analisi di Banca Intermobiliare. Nonostante si confermi la sostanziale assenza di pressione salariale ed il tasso di partecipazione al lavoro resti molto basso, il forte dato sui nuovi occupati ha riportato di attualità il tema del rialzo dei tassi di interesse. "Su questo fronte restiamo dell’idea che la Yellen potrebbe agire in tempi abbastanza stretti (tra la metà dell’anno ed il terzo trimestre), anche per 'liberarsi' dal condizionamento del primo rialzo, salvo poi procedere con estrema cautela negli incrementi successivi", spiega l'esperto. Un’azione di questo tipo non dovrebbe destabilizzare in misura importante il trend di medio periodo di Wall Street, ferma restando la possibilità che aumenti la volatilità di breve termine (un appuntamento importante per trarre maggiori indicazioni al riguardo sarà il FOMC della prossima settimana).

E conrtinua: "Al tempo stesso crediamo che non vi siano le condizioni per un rialzo importante della Borsa americana, per la quale sarebbe ragionevole attendersi un trading range laterale: d’altronde Wall Street ha bisogno di un certo lasso di tempo sia per metabolizzare il cambio di politica monetaria sia per consentire alle stime di utile (tagliate sensibilmente negli ultimi mesi) di riallinearsi a multipli valutativi piuttosto tirati". Prendendo a riferimento l’S&P500 i due livelli da monitorare di questo trading range potrebbero essere i recenti massimi per la parte superiore e l’area 1980 verso il basso. Una tendenza laterale dell’S&P500 dovrebbe consentire all’Europa di proseguire la sua fase di recupero, fatto salvo qualche ritracciamento di breve conseguente alla crescente volatilità di Wall Street ed ai corposi rialzi già messi a segno in questa prima parte dell’anno.

Gli elementi a supporto dell’azionario europeo restano validi e sono usciti rafforzati dal meeting della BCE della settimana scorsa, in occasione del quale Draghi ha sottolineato, in primo luogo, come si siano già visti un certo numero di effetti positivi sull’economia dalle scelte di politica monetaria maggiormente espansiva. Sono state riviste significativamente al rialzo (circa mezzo punto percentuale) le aspettative di crescita (+1.5% nel 2015, +1.9% nel 2016 e +2.1% nel 2017) ed infine è emersa una chiara determinazione nel portare avanti il programma di QE.
"Se il mercato azionario statunitense tiene, i rischi per l’Europa sembrano confinati alle variabili esogene, Grecia e Ucraina" dice Martinale. Sulla Grecia, in particolare, in questa fase in cui devono essere definiti i dettagli del prolungamento del piano di aiuti è probabile che la “corda venga tirata” da entrambe le parti (d’altra parte lo Stato greco dovrebbe avere liquidità a disposizione sino ad aprile, anche se potrebbe andare sotto pressione il sistema bancario se la BCE non aumentasse ulteriormente l’accesso al meccanismo di emergenza ELA), senza però spezzarla dato che sembra abbastanza evidente che l’obiettivo di tutte le parti in causa è guadagnare tempo posponendo il problema.

"Il momento della verità per l’Europa potrebbe arrivare a primavera inoltrata quando da un lato si avvicinerà la scadenza dei quattro mesi concessi alla Grecia per trovare l’accordo su un nuovo piano di salvataggio, dall’altro gli operatori vorranno vedere qualche segnale concreto di miglioramento dai dati dell’economia reale e non più soltanto dagli indicatori anticipatori, conclude.