Il portafoglio secondo Amundi

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Mamooli, Flickr, Creative Commons

La larga maggioranza della popolazione italiana si è chiaramente espressa contro le nuove modifiche costituzionali proposte dall’ormai dimissionario Presidente del Consiglio Matteo Renzi. La riforma era volta a superare il bicameralismo perfetto, la riforma del Senato e a ripensare la divisione di potere tra le regioni e il governo centrale.

Nonostante la normale incertezza, i sondaggi, che già prevedevano una vittoria del No, hanno indotto i mercati finanziari a scontare tale risultato con una maggiore probabilità. “Riteniamo che il risultato del referendum sia stato già parzialmente assorbito e non dovrebbe quindi produrre una reazione forte sul mercato e ulteriori effetti negativi potrebbero essere più limitati rispetto a quelli di giugno dopo lo shock Brexit”, hanno dichiarato da Amundi, e aggiungono, “un altro fattore che dovrebbe preservare i mercati da scossoni è che la riunione della BCE è prevista per il prossimo giovedì: è probabile che gli operatori sul mercato ne tengano conto fino all'8 dicembre, quando la BCE potrebbe annunciare un'estensione del programma di Quantitative Easing che vada al di là di marzo 2017. La BCE continuerà a impegnarsi per raggiungere i suoi obiettivi in termini di inflazione e per preservare la stabilità finanziaria. Teniamo presente che l'economia italiana resta particolarmente debole nonostante i tassi di interesse oltremodo bassi”.

Il posizionamento

L’Italia, a differenza del Regno Unito e degli Stati Uniti, condivide la propria moneta e la Banca centrale con i Paesi della zona euro, perció potrebbe riscontrare più difficoltà nell’assorbire parte dello shock conseguente al risultato del referendum; così la tensione sta salendo sui premi per il rischio dei mercati obbligazionari e azionari. Lo spread di rendimento tra Italia e Germania ha raggiunto livelli molto elevati, equivalente a quelli registrati nel 2008, e i titoli azionari italiani hanno sottoperformato di oltre il 20% nel corso del 2016 in vista del referendum, in più oltre al rischio politico legato a questo, l’esito della ricapitalizzazione delle banche italiane è di cruciale importanza. Da Amundi fanno sapere quindi, che “in tale contesto di incertezza abbiamo deciso di sottopesare selettivamente alcune banche italiane e di ridurre la nostra esposizione complessiva ai titoli italiani quotati in modo da non essere sovraesposti all’annuncio dei risultati”.

Per la società, il referendum italiano è particolarmente importante per la costruzione di portafoglio per diversi motivi, quali i dubbi dei mercati sulla capacità dell'Italia di attuare le riforme necessarie per rilanciare la propria economia, perché il referendum arriva alla fine di un anno di sorprese politiche che hanno interessato in particolare alcuni investitori, perchè si è tenuto pochi giorni prima di due tanto attesi meeting delle banche centrali (BCE e FED), aumentando il nervosismo del mercato, e per la riduzione, alla fine dell’anno, della capacità dei mercati di assorbire i pesanti flussi commerciali, nella migliore delle ipotesi, alimentando i timori di un incremento della volatilità.

“In tale contesto, manteniamo un orientamento prudente all’interno dei nostri portafogli diversificati (rischio equilibrato e posizioni di macro-copertura, ad esempio posizione lunga sulla volatilità) nel periodo fino a dicembre. Nei nostri portafogli obbligazionari abbiamo ridotto il budget di rischio. Un altro impatto ha riguardato le vendite di posizioni sui Paesi periferici. Restiamo sovrappesati su queste classi di attivo e concentrati soprattutto sulla Spagna piuttosto che sull’Italia. Prediligiamo il segmento 2-7 anni delle obbligazioni governative ed evitiamo la parte molto lunga della curva. Allo stesso modo, abbiamo ridotto le nostre posizioni sul credito italiano (prima sui finanziari, poi sugli industriali). Le nostre posizioni di sovrappeso sono controbilanciate da posizioni corte sui paesi semi-core (come la Francia, ad esempio), che limiterebbero la sottoperformance in caso di un forte allargamento degli spread”.

Il rischio sulle posizioni dell’asset manager francese è essenzialmente legato alla possibilità che il movimento Cinque Stelle possa aumentare la sua influenza nella politica italiana. In questo caso, probabilmente gli spread si amplierebbero ulteriormente e la sua risposta dipenderebbe dalle decisioni della BCE nella riunione dell'8 dicembre.

Al di là della situazione italiana e della recente vittoria di Trump, le convinzioni che fanno parte dello scenario di reflazione moderata di Amundi sono che la crescita globale dovrebbe attestarsi intorno al 3% annuo per il 2016-2017, le politiche monetarie rimarranno molto accomodanti (soprattutto per la BCE e la Banca del Giappone), le politiche fiscali di tutto il mondo sono destinate a diventare più espansive, e che i fondamentali dei mercati emergenti continueranno a migliorare.

“Stiamo quindi adattando i nostri portafogli di conseguenza, con una politica d’investimento che nel complesso è short in termini di duration (USA ed euro) e long sull'inflazione di breakeven. Ribadiamo la nostra visione positiva sui mercati emergenti (sia obbligazionari che azionari). Inoltre stiamo mantenendo la nostra posizione relativamente bilanciata sul rischio azionario o beta, in particolare nelle nostre strategie multi-asset e azionarie europee, in vista del periodo di incertezza che si prospetta e del fitto calendario elettorale in Europa”.