Il 2020 si è chiuso con dati oltre le stime sul fronte dei flussi (+3,7%) e della creazione di valore (+4,4% contro il +2% della clientela non private). Secondo AIPB le masse in gestione a fine 2021 cresceranno di un ulteriore 5%.
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Nel 2020 la fetta di investitori italiani servita dal private banking ha visto un incremento sia sul fronte dei flussi sia su quello della creazione di valore. Non solo: il 2021 potrebbe concludersi con una crescita delle masse in gestione fino a 978 miliardi di euro. È un dato oltre le stime quello dipinto dall’ultima indagine di AIPB, Associazione Italiana Private Banking sui flussi di ricchezza finanziaria investita delle famiglie private e le prospettive per fine anno. Nel triennio 2018-2020, rileva AIPB, l’incremento medio annuo dei flussi è stato del 3,7% a fronte di un valore di portafoglio in crescita a “velocità doppia”: +4,4%, rispetto a quello delle altre famiglie benestanti non servite (+2,0%). Dato l’andamento attuale, l’associazione stima un’ulteriore crescita del 5% entro la fine dell’anno. “I dati raccolti confermano il ruolo sempre più strategico nel sistema Paese dell’industria del private banking e la nostra capacità di trasformare la liquidità in investimenti, di attutire gli effetti dell’emotività sui mercati durante le fasi di incertezza e di accelerare la crescita dei portafogli, sapendo intercettare al meglio le esigenze delle famiglie servite”, ha commentato Paolo Langé, presidente AIPB. “L’industria ha saputo fornire risposte immediate e dare valore, facendo crescere la ricchezza finanziaria dei propri clienti a una velocità doppia. Il mercato continua a mantenere un trend di sviluppo positivo anche oltre le nostre previsioni”.
CRESCITA DEL 5,1% NEL 2020
Il 2020 si è chiuso con una crescita positiva del 5,1%, percentuale che assume un significato ancora maggiore alla luce del rimbalzo della raccolta dopo il “profondo effetto mercato negativo” di inizio anno, dovuto all’impatto della pandemia. La raccolta, sottolinea AIPB, ha mantenuto il segno più in tutti i trimestri (con un totale annuo del 4,1%) “raggiungendo un massimo storico di circa 36 miliardi di euro e masse attestate a 932 miliardi, al 31 dicembre 2020”. Lo sviluppo dello scorso anno ha innescato un effetto accumulativo sul settore consentendo alle masse in gestione di superare le stime del 2018 (che indicavano una prospettiva di 893 miliardi di euro).
“La pandemia non ha intaccato la propensione delle famiglie private a investire e gli operatori le hanno sapute accompagnare al meglio in questa difficile fase”, ha confermato Antonella Massari, segretaria generale di AIPB. “Il 2020 è stato un anno importante per l’industria italiana del private banking che si conferma leader rispetto agli altri canali distributivi per la gestione di ricchezza investita in prodotti finanziari diversi dalla liquidità. Oggi serve quasi un terzo della ricchezza investibile complessiva in Italia, sottraendola agli strumenti di deposito, in un contesto dove il numero di famiglie che hanno il 100% dei propri risparmi in liquidità tende a diminuire, ma resta intorno al 46%”.
IL PRIVATE INTERCETTA IL 63% DELLE FAMIGLIE BENESTANTI IN ITALIA
Un altro dettaglio della fotografia scattata da AIPB è, come di consueto, quello focalizzato sulla quota di ricchezza delle “famiglie benestanti” (con ricchezza finanziaria investibile superiore a 500 mila euro) intercettata dal settore. Nel 2020 questa percentuale è arrivata al 63 dal 60% del biennio 2016-2018, con un tasso di crescita medio annuo negli ultimi cinque anni che si attesta al 4,4%. Un segno, sottolinea l’associazione “che l’industria ha saputo intercettare sempre meglio le esigenze della sua clientela target”.
FOCUS SUGLI INVESTIMENTI E SUI PRODOTTI
L’indagine AIPB fa anche il punto sugli investimenti finanziari (comparto gestito, amministrato e assicurativi, esclusa la liquidità) e segnala come nel 2020 il private banking abbia registrato una crescita superiore rispetto agli altri canali distribuitivi (fermi al 3,4% contro il 5,1% del PB) nella gestione della ricchezza delle famiglie italiane (3.269 miliardi di euro). Nel dettaglio, come detto, la nuova raccolta netta è stata pari a 36 miliardi di euro, di questi il 77,7% (ossia 28 miliardi) è stato indirizzato in investimenti finanziari diversi da depositi e liquidità. Per la raccolta non private soltanto l’1,5% (1 miliardo) è stato trasformato in investimenti dagli operatori.
Sul fronte dei prodotti, il PB ha chiuso l’anno con volumi di raccolta netta positivi per 7 miliardi di euro, a differenza degli altri operatori che segnalano un negativo di 3 miliardi. Anche sulla raccolta amministrata si confermano i volumi positivi di raccolta netta (+8 miliardi), in particolare in strumenti azionari, ma anche in titoli di Stato; mentre gli altri canali hanno registrato una raccolta netta degli strumenti amministrati negativa per 14 miliardi. Tra i prodotti, si conferma l’interesse per gli investimenti assicurativi in quanto “visti come meno rischiosi e come forma di tutela per la ricchezza”.
Analizzando infine la parte della ricchezza finanziaria delle famiglie investita (in titoli, fondi, gestito e assicurativo; esclusa quindi la liquidità), che ammonta a 1.880 miliardi, per la prima volta il canale private risulta leader tra gli altri distributori superando banche e reti non private (il PB gestisce il 42% degli asset; 41% banche e reti non private; 17% Poste e agenti). Ciò significa che grazie alla rapida trasformazione della nuova raccolta in investimenti oggi il Private Banking gestisce il pool più rilevante di ricchezza investita: 790 contro 781 miliardi di euro.