Il sistema italiano è troppo bancocentrico. Anche se è cresciuto il mercato dei capitali

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foto: autor GotCredit, Flickr, creative commons

Nonostante negli anni post crisi le imprese italiane abbiano mostrato una tendenza ad aumentare il ricorso al mercato dei capitali, il canale bancario rimane la principale forma di finanziamento e rende il sistema finanziario italiano fortemente bancocentrico, soprattutto se paragonato al sistema britannico dove i mercati dei capitali svolgono un ruolo molto più preminente. Sono queste alcune delle evidenze dello studio realizzato dal Dipartimento Baffi Carefin dell’Università Bocconi redatto in collaborazione con Equita SIM che sono state oggetto di analisi nel corso di un convegno a cui hanno preso parte, tra gli altri, l’ex presidente di MPS e presidente di Equita SIM, Alessandro Profumo, l’AD di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi e il vice DG di Bankitalia, Fabio Panetta.

In particolare lo studio Baffi-Carefin/Bocconi, presentato da Stefano Caselli, vice rector for International Affairs Università Bocconi e Stefano Gatti, direttore full time MBA/SDA Bocconi School of Management, tra le altre cose, evidenzia come il panorama che si delinea in Italia è “quello di un regime fiscale che artificialmente favorisce l’emissione di Titoli di Stato e, quindi, sottrae risorse alle imprese, sia che intendano finanziarsi con debito sia con equity”. Nel Regno Unito invece, grazie anche a una serie di strumenti incentivanti “a oggi non presenti in Italia” il regime fiscale è più neutrale per quanto riguarda le scelte di investimento, promuovendo investimenti e risparmio di lungo termine.

In relazione all’accordo raggiunto in tema di bad bank a livello europeo, però, le voci che si sono alzate sono state positive. “Sono convinto che il sistema bancario italiano è solido e che l’accordo raggiunto dal ministro Padoan sia importante dato che finalmente si mette un punto fermo su questa annosa questione che si trascinava ormai da tempo”, ha commentato a margine del convegno Alessandro Profumo, presidente di Equita SIM. Ha aggiunto: “era molto importante arrivare a questo accordo. Ora dobbiamo lavorare affinchè la solidità del sistema venga apprezzata e magari accompagnata da altre aggregazioni tra le banche”. Infine, da ex presidente di una grande banca, ovvero MPS, alla domanda se potrebbe essere interessato a diventarne azionista ha risposto: “Equita fa l’intermediario, è il nostro mestiere. Ci poniamo come missione di avere due categorie di clienti: investitori e grandi imprese. Continueremo a farlo, credo bene”.