Si avvicina il 17 settembre, data decisiva per la Fed, attesa da settimane da mercati e analisti. Il prossimo giovedì, infatti, la banca centrale degli Stati Uniti comunicherà la sua decisione sui tassi d’interesse, che dal 2006 a oggi non sono più stati alzati al fine di combattere la recessione e dare supporto alla crescita economica. “Se durante le precedenti settimane sentire di un rialzo della Fed a settembre poteva sembrare un colpo diretto al centro del sistema finanziario internazionale, in questi ultimi giorni la riflessione è tornata a essere più moderata e incomprensibilmente ‘quasi’ scontata”, commenta Corrado Caironi, investment specialist di R&CA. Continua: “l’aumento delle probabilità di un rialzo dei tassi statunitensi già dalla prossima settimana non è più un problema, ma un segnale che la banca centrale si può permettere nella sua politica di normalizzazione dei rendimenti, ormai da tempo validata”.
Insomma le indicazioni degli operatori tornano a essere più razionali e, come sempre, si affidano alla capacità del FOMC e alla presidente Janet Yellen per la migliore decisione possibile. Quanto al termometro del tasso di cambio tra euro e dollaro USA, “questo è infatti in balia delle ultime sistemazioni contabili in attesa dell’annuncio di giovedì dove la Fed vedrà presentare, almeno si spera, la sua roadmap monetaria, rendendo finalmente chiaro al mondo quali sono le condizioni economiche prospettiche negli Stati Uniti e la relativa strategia monetaria”. La scommessa che il tasso di cambio tra le due più importanti valute, all’annuncio del rialzo dei tassi di interesse, si involi verso la parità non è più così scontato, con un euro capace di mantenersi in equilibrio ed attirare flussi di investimento anche nelle fasi di turbolenza.
Sta di fatto che all’interno del FOMC, il direttivo della Fed, il dibattito pare ancora aperto. E se si guarda ai movimenti sui mercati dell’ultimo periodo, si può notare che gli analisti e gli operatori di Borsa un rialzo di fatto l’hanno già prezzato dagli investitori. Secondo un report di Goldman Sachs, infatti, le recenti turbolenze di mercato hanno generato un effetto sui listini, sul valutario e sul prezzo dei bond pari a tre aumenti di tassi da parte della Federal Reserve. L’analisi dei Fed Funds, i future che indicano l’aspettativa sui cambi di politica monetaria, dà il 28% di possibilità di un innalzamento dei tassi a settembre, mentre si sale oltre il 50% per il meeting di novembre. In ogni caso, si aspettano piccoli passi con il passaggio dall'attuale livello dello 0-0,25% al 0,25-0,5%. Ma gli appuntamenti della settimana sono tanti e rilevanti. La Banca centrale del Giappone dovrebbe ampliare la sua politica già espansiva e domenica prossima la Grecia è chiamata alle urne per votare il nuovo governo. In Italia, intanto, continua l’iter della Legge di Stabilità, con il governo chiamato ad aggiornare le previsioni del Documento di economia e finanza. Ci si aspetta una revisione al rialzo della stima di crescita dallo 0,7% attuale.