In Italia bisogna cambiare il modo di investire

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Paolo Molesini

Si è tenuto presso l’Auditorium Giacomo Manzù del Centro Congressi Cariplo, il convegno annuale dell’Assoreti 2019 dal titolo “Dal risparmio agli investimenti: contesto e condizioni per un servizio di consulenza sostenibile alle famiglie e di sostegno all’economia”.

Durante il convegno è intervenuto Paolo Molesini, presidente dell’Assoreti che ha ricordato l’importanza del ruolo del consulente finanziario soprattutto in questo momento storico. “Il nostro lavoro consiste nel disciplinare il processo d’investimento della nostra clientela”, spiega il manager. “L’emotività gioca a svantaggio dell’investitore e le conseguenze sono misurabili”. Secondo gli studi, l’emotività nelle scelte d’investimento, riduce le performance complessive di portafoglio del 50%. Questo dimostra il valore aggiunto della consulenza in un arco temporale di medio lungo periodo.

La figura del consulente finanziario ha avuto un enorme sviluppo negli ultimi 30 anni. Da agente monomandatario, in cui il contributo della consulenza era basso, a un gestore dell’intero patrimoni della famiglia. “Per noi sembra una cosa naturale, ma c’è stato un vero e proprio passaggio dal concetto di prodotto a quello di consulenza", spiega il manager. “Il consulente è stato il primo soggetto che ha portato la cultura finanziaria a casa degli italiani”.

Di notevole interesse è far notare che questa professione ha una quota di mercato così alta solo in Italia e negli Stati Uniti. “È stato il quadro normativo che ha permesso il suo sviluppo. L’obbligo dell’iscrizione all’albo implica due concetti chiave: la professionalità del consulente finanziario e la responsabilità del mandante”. 

In Italia bisogna cambiare il modo di investire

La redditività del patrimonio degli italiani è circa la metà rispetto agli altri Paesi europei. “Questo ha un costo sociale enorme”, spiega Molesini. “La ricchezza si traduce in lavoro”.

Le ragioni di questa tendenza sono due: la prima è che gli investimenti degli italiani sono troppo sbilanciati verso il settore immobiliare. Secondo Molesini questo non è giustificato dai numeri: “Anche quando c’è stata la crisi di Lehman Brothers, il settore finanziario ha reso di più rispetto a quello immobiliare”. La seconda riguarda invece l’orizzonte temporale d’investimento: “Gli italiani investono con un orizzonte temporale troppo basso rispetto a quello degli altri Paesi (tre anni e mezzo in media, rispetto a sette)”, spiega il manager. “La sfida della consulenza finanziaria è riuscire a educare gli investitori nelle scelte d’investimento”.