Il fisco indiano ha annunciato a circa un centinaio di fondi esteri con esposizione in India l'obbligo di pagare il Minimum alternative tax, che secondo alcune fonti potrebbero ammontare a diversi milioni di dollari.
C’è un consenso generale secondo cui il governo Narendra Modi si sta rivelando molto positivo per l'economia indiana, grazie a riforme fondamentali attuate sin dal suo avvento al potere quasi un anno fa. Tuttavia, gli investitori internazionali hanno osservato con crescente preoccupazione come le autorità fiscali indiane abbiano posto l’attenzione sugli affari esteri.
Dopo controversie legali per discrepanze in materia di obblighi fiscali di aziende come Cairn Energy, Vodafone o Cardbury, sembra che adesso sia arrivato il turno dei fondi d’investimento. Secondo il Financial Times, nelle ultime settimane il fisco indiano ha annunciato a circa un centinaio di fondi esteri con esposizione in India, l'obbligo di pagare il Mat (Minimum alternative tax), una tassa che finora non riguardava i fondi internazionali e che secondo alcune fonti potrebbero ammontare a diversi milioni di dollari.
Anche se il nuovo requisito riguarda solo una piccola parte ora di circa 6.000 fondi di investimento esteri che operano in India, la possibilità che il pagamento di imposta si applica agli altri ha scattare campanelli d'allarme tra gli investitori e gli esperti fiscali, che temono che la misura ha un impatto molto negativo sulla fiducia dei mercati, soprattutto se si considera che il governo indiano ha recentemente ribadito che gli investitori istituzionali continuano ad essere esenti da imposta.
Le chiavi della controversia
L'imposta minima alternativa indiana entró in vigore nel 1997 con l'obiettivo di combattere l'evasione fiscale da parte delle aziende indiane. Le società nazionali sono soggette al pagamento di una tassa minima del 20% sui profitti. Finora, gli investitori stranieri erano esenti dal Mat, ma un recente parere del Authority for Advance Rulings - l’authority indiana che da consulenza ai fondi internazionali su eventuali responsabilità fiscali - ha dato il via libera al fisco indiano di reclamare la tassa.
Anche se il governo ha confermato a febbraio che nessun investitore straniero sarà soggetto ad imposta a partire dal 1 aprile 2015, è possibile che le autorità indiane reclamino pagamenti relativi alle ultime cinque dichiarazioni fiscali.
Gli esperti in materia hanno chiesto al governo Modi di chiarire la questione il più presto possibile in modo che non si ripeta la stessa situazione vissuta nel 2012, quando le nuove norme proposte contro l'evasione fiscale hanno provocato una forte reazione da parte dei fondi d’investimento e venture capital.