Questo sistema ha funzionato bene fino agli anni della crisi finanziaria. Dal 2011 in poi, invece, si è assistito ad una sorta di chiusura verso l’architettura aperta anche se ci sono realtà che hanno continuato a credere fortemente in questo modello.
Una quindicina di anni fa, l'eventualità che reti di promotori finanziari potessero collocare fondi di SGR appartenenti ad altre strutture era impensabile. Parlare di architettura aperta era un’eresia. “In Anima siamo stati tra le prime, se non addirittura la prima SGR, ad essere indipendenti da una propria rete distributiva e ad utilizzare l’architettura aperta”, ricorda Giovanni Brambilla, gestore di AcomeA SGR. “Quando nei primi anni 2000 è partita l’architettura aperta era una cosa assolutamente innovativa. All’epoca la SGR (nella stragrande maggioranza di matrice bancaria o assicurativa) aveva la propria rete distributiva che vendeva esclusivamente i prodotti della casa. Questo era il modello prevalente. In Anima allora ed in AcomeA adesso, ci siamo concentrati solo sul fare i prodotti, non nel distribuirli".
Per il manager è questo il vantaggio dell’architettura aperta: le SGR si concentrano solo sul fare i prodotti secondo la strategia di investimento della casa senza avere la pressione delle rete, poi è il distributore che decide se il prodotto è interessante. “Nessuno ti impone di fare una determinata gestione, sei tu come gestore che decidi quali caratteristiche avrà il tuo prodotto. Questa è una formula molto trasparente”. Si tratta di un vantaggio ma allo stesso tempo anche di uno stimolo. “Il tuo prodotto non è garantito da una rete e quindi ti mette nella condizione di dover cercare di avere sempre le performance migliori o delle caratteristiche particolari che mettano in risalto il tuo fondo, ma sempre mettendo il cliente al centro del tuo progetto”, spiega Brambilla.
Ecco le reti che ci credono
L’architettura aperta ha funzionato bene fino agli anni della crisi finanziaria. Dal 2011 in poi, invece, i gruppi bancari hanno dovuto ridisegnare le proprie strategie di redditività e si è assistito ad una sorta di chiusura verso l’architettura aperta anche se ci sono realtà che hanno continuato a credere in questo sistema. L’esempio più chiaro è Widiba, la rete che distribuisce direttamente ai clienti retail la maggior quota di fondi di case terze, l'88% dell'offerta. La banca persegue una strategia multimarca: elevata qualità e collocamento diretto e prodotti per la tutela del patrimonio di oltre 30 società di gestione per 5000 comparti.
“Il punto di forza è nel modello di servizio distintivo basato su architettura aperta, commenta Nicola Viscanti, responsabile della rete dei consulenti finanziari di Widiba. “Il consulente Widiba, che tra l’altro è certificato UNI ISO, opera in modo indipendente, in assenza di conflitto di interessi e senza vincoli di budget. Per cui la nostra banca nasce con un modello che è già compliant alla MiFID II. I consulenti finanziari Widiba sono professionisti orientati esclusivamente alle reali esigenze del cliente e ne gestiscono in modo autonomo la relazione. Il ruolo dell’azienda è quello di permettergli di avere tutti gli strumenti a disposizione per fare al meglio il proprio lavoro. Per questo non esistono vincoli di budget che regolano la relazione consulente, cliente, banca”.