Per Leonardo Rigo, direttore generale, Banca Aletti rappresenta senza dubbio un’evoluzione naturale del mondo della consulenza. “I clienti sono seguiti normalmente da un gestore private per gli investimenti e da un gestore chiamiamolo così assicurativo storico, il prossimo passo sarà necessariamente l’unione di queste due figure”, commenta il manager. Per questo motivo Rigo considera essenziale condurre un’intensa attività di formazione dei consulenti patrimoniali, di educazione dei clienti e al tempo stesso ampliare l’offerta. “Occorrono prodotti adatti alla caratteristiche specifiche dei vari segmenti di clientela, in particolare quella private”, commenta Rigo. Allargare la relazione tra il gestore e il cliente anche all’aspetto della protezione, consente di “liberare risparmio da investire”. Rigo ribadisce però la necessità che questo passaggio avvenga in maniera graduale soprattutto per consentire al cliente di riconfigurare il rapporto con il proprio consulente.

Anche per Stefano Gallizioli, responsabile coordinamento reti consulenti finanziari Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking, la bancassicurazione è la prossima fase dell’industria. “Va innescato un cambiamento virtuoso nella forma mentis del risparmiatore, che deve passare necessariamente anche dall’attività delle reti di distribuzione”, commenta. Il manager osserva come il tema previdenziale e pensionistico debba essere considerato prioritario, nell’attuale contesto, rispetto alla componente danni che resta comunque importante soprattutto in un’ottica di maggior valorizzazione del patrimonio. “Riducendo il rischio, si può aumentare il periodo di investimento, mantenendo bassa la quota di riserva”, spiega. L’industria deve quindi fare la sua parte, investendo in formazione e in educazione finanziaria. “Penso che questo sia il futuro per cui dobbiamo iniziare a lavorare già oggi per poter far crescere e sviluppare questo segmento nei prossimi anni”.

Su questo fronte i risparmiatori italiani, secondo Duccio Marconi, vice direttore generale di Mediobanca Premier, mostrano ancora poca attenzione. “In Italia si tende a coprirsi poco dal rischio e a preferire invece formule di risparmio. È necessario un grande lavoro di educazione per diffondere l’idea che la copertura del rischio deve oggi essere una componente fondamentale e complementare all’interno dei portafogli della clientela”, commenta. Per il manager l’industria deve contribuire a diffondere maggior consapevolezza sulle conseguenze derivanti dalla mancata copertura dai rischi. Al tempo stesso occorre ampliare la gamma di offerta perché “se da un lato essa è abbastanza completa sul fronte della previdenza, sul resto c’è da fare ancora tanto”.