Investimenti sostenibili, come si muovono gli istituzionali tra SFDR e SRD II
Dal primo osservatorio pubblicato da Mefop sul settore, sulla base delle informative SFDR e SRD II, prevale l’integrazione dei rischi nei processi decisionali di investimento mentre emerge una maggiore lentezza in merito al considerare o meno i PAI sui fattori di sostenibilità. Il motivo? “Qualità dei dati e metodologie di calcolo ancora non sufficientemente consistenti”.
Per accedere a questo contenuto
Le iniziative regolamentari avviate in sede europea forniscono la base per la verifica dello stato dell’arte delle scelte in tema di investimento sostenibile degli operatori istituzionali. Appunto da questo substrato normativo prende il via l’analisi di Mefop nel primo osservatorio sulle “scelte sulla sostenibilità dei fondi pensione e delle casse di previdenza”. Il report, curato da Maria Dilorenzo, Antonello Motroni e Daniela Vitale, ricorda come la Shareholder Rights Directive II (SRD II) e la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) abbiano operato una trasformazione radicale nelle informative degli investitori istituzionali in quanto “richiedono alle entità finanziarie di rendere disponibili pubblicamente (e per quanto riguarda SFDR in modo standardizzato) le informazioni sulle scelte effettuate relativamente ai profili degli investimenti sostenibili”. Il tema è ampio, e comprende tutti i player istituzionali dai fondi pensione (siano essi negoziali, preesistenti o aperti) alle casse di previdenza. Per queste ultime, tuttavia, non trovano applicazione le due normative citate, di conseguenza Mefop si limita ad analizzare come le casse comunicano i propri profili di sostenibilità e i risultati raggiunti tramite i propri siti web.
Fondi pensione e SFDR
Nello specifico dei fondi pensione e nel dettaglio della disclosure imposta da SFDR, i dati analizzati da Mefop (dalle note informative presenti sul sito al 30 novembre 2023) si riferiscono a un campione di 73 fondi pensione di cui 33 negoziali (FPN), 20 preesistenti (FPP) e 20 aperti (FPA) per un totale di 138 miliardi di euro di attivi al 31 dicembre 2022, pari al 90% del totale ANDP.
È bene specificare, in prima battuta, che SFDR impone una doppia disclosure: a livello di entità e a livello di prodotto (ossia i comparti disponibili per gli iscritti). L'informativa si riferisce alla “integrazione dei rischi di sostenibilità nei processi decisionali relativi agli investimenti”; e alle “scelte inerenti ai fattori di sostenibilità” ossia alla scelta di considerare o meno i PAI sui fattori di sostenibilità.
Disclosure a livello di entità
Mentre i ricercatori rilevano come l’integrazione dei rischi di sostenibilità nelle scelte d’investimento sia “un’opzione ampiamente condivisa”, pur in modalità diverse, le scelte sui fattori di sostenibilità rappresentano, invece “un profilo più delicato, rispetto al quale si registrano orientamenti opposti tra forme pensionistiche occupazionali e di mercato”.
Dai dati emerge come su 33 FPN soltanto uno opti per la considerazione dei PAI; e soltanto due FPP su 20, mentre le entità istitutrici di FPA sono più attive (14 su 20).
Le scelte sui fattori di sostenibilità

“La principale ragione addotta per motivare la mancata considerazione degli effetti negativi sui fattori di sostenibilità è rappresentata dalla qualità dei dati necessari al calcolo degli indicatori e dalle metodologie di calcolo degli stessi, ritenute ancora non sufficientemente consistenti”, spiegano gli autori dello studio ricordando come FPN e FPP abbiano comunque avviato “un percorso teso, in prospettiva, all’integrazione dei PAI a livello di entità che, al momento, si limita alla sola considerazione di tali profili a livello di comparto e alla predisposizione della dichiarazione PAI a livello di prodotto secondo lo schema previsto per le entità”.
Disclosure a livello di prodotto
Nell’ambito “prodotto”, SFDR distingue tra comparti articolo 8 (light green), articolo 9 (dark green) e articolo 6. In quest’ultimo caso sono inclusi i comparti che pur non rispondendo alle richieste degli artt. 8 e 9 sono comunque tenuti a rendicontare in merito all’integrazione dei rischi di sostenibilità o alla considerazione dei PAI nella politica di investimento.
Sempre dallo studio delle note informative, sono 25 gli schemi pensionistici che hanno istituito comparti art. 8 o articolo 9, corrispondenti al 35% dei 72 comparti ESG censiti (il 26% delle linee di investimento considerate). Anche in questo caso le entità istitutrici di FPA sono più attive con 12 fondi con comparti articolo 8 o articolo 9 SFDR (e ben otto fondi in cui tutti i comparti sono SFDR compliant). I fondi negoziali (sette) e preesistenti (sei) sono anche in questo caso più “prudenti” e questo si riflette anche sul fronte ANDP sui 72 comparti ESG censiti.
Fondi pensione con comparti art. 8 e art. 9

Gli attivi investiti nei comparti sostenibili costituiscono, rispettivamente, il 28,5% dell’ANDP dei FPN, l’11,8% dell’ANDP dei FPP e il 47% dell’ANDP dei FPA.
Sul fronte dell’integrazione dei rischi di sostenibilità nelle politiche d’investimento l’analisi evidenzia come questa sia praticata dal 70% dei comparti analizzati, con un picco del 90% per i FPA “molti soggetti hanno individuato in tale profilo la modalità ottimale per dar conto delle scelte di sostenibilità attuate senza dover sottostare agli obblighi di reporting connessi a scelte più ambiziose ai sensi della SFDR”, proseguono spiegano ancora Dilorenzo, Motroni e Vitale.
Sulle considerazioni dei PAI, invece, come per le indicazioni a livello di entità, emerge che tale scelta è stata dichiarata soltanto per il 30% delle linee di investimento analizzate. Anche qui emerge la differenza tra FPN (6%) FPP (14%) e FPA (67%).
Shareholder Rights II
Per quanto riguarda SRD II, la direttiva europea da febbraio 2021 (alla luce del Regolamento Covip di dicembre 2020) impone ai fondi pensione di pubblicare sui siti web la propria “politica di impegno” secondo il principio “comply or explain”. Anche in questo caso, sottolinea Mefop, la maggior parte dei FPN e FPP mantiene la dichiarazione explain a differenza dei FPA che “sin dalla fase di prima applicazione della normativa, hanno optato in netta maggioranza per il comply, potendo far riferimento a quanto già implementato dai propri soggetti istitutori e facendo propri gli sforzi economici e professionali di questi ultimi”.
Le motivazioni dell'explain

Tuttavia, dallo studio emerge come la maggior parte dei FPN (42%) e dei FPP (56%) che hanno deciso di adottare l’explain, siano “disponibili a valutare eventuali iniziative consortili”. Questa scelta, concludono i ricercatori, permetterebbe infatti ai fondi di superare molte delle limitazioni elencate a sostegno della scelta dell’explain, “quali il peso contenuto delle singole partecipazioni e la mancata proporzionalità tra costi e impatto effettivo sulle scelte degli emittenti investiti”.