Lo scenario del private debt tra cautela e nuove opportunità
Esperti del settore discutono le implicazioni dell'attuale scenario macroeconomico sul private debt e le strategie per navigare in un ambiente di mercato in trasformazione nella prima parte della tavola rotonda di Hub Alternative dedicata al segmento.
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Dati “in qualche misura confortanti”. Così Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI, commentava i numeri del private debt italiano nel 2023 nell’ultima presentazione alla stampa del report realizzato da AIFI-CDP-Deloitte, citando un contesto di mercato caratterizzato “dal consistente rialzo dei tassi di interesse, che è connesso con l’evoluzione del sistema in quanto ne ha influenzato costo e remunerazione”. Dati che potrebbero quindi collocare a metà, tra uno scenario di cauto ottimismo e uno in negativo. I risultati del 2023, di fatto, si distinguono da quelli del 2022 sia in termini di raccolta sia nel numero degli operatori di private debt attivi nel mercato italiano. La raccolta è cresciuta del 14% a quota 1,14 miliardi di euro (di cui 1,1 milioni raccolti sul mercato), il valore più alto mai registrato. Gli operatori sono invece passati dagli 11 del 2022 ai 13 dello scorso anno. Tra i soggetti più attivi in termini di raccolta vi è la “componente domestica” che copre il 90%, con la prima fonte rappresentata da settore pubblico (nello specifico CDP) e i fondi di fondi istituzionali (46%), seguiti dalle banche (19%) e dai fondi pensione e casse di previdenza (16%). Il settore del private debt italiano ha registrato quindi numeri confortanti, con una crescita nella raccolta e nell'incremento degli operatori sul mercato. Nella prima parte della tavola rotonda di Hub Alternative sul private debt abbiamo chiesto a fund selector e esperti di questo segmento come valutano l’impatto dell'attuale scenario macroeconomico sugli investimenti in private debt.
I commenti si riferiscono al contesto del 23 aprile 2024.
“Valutiamo l'impatto dell'attuale scenario macroeconomico sugli investimenti in private debt considerando attentamente il tema dell'inflazione”, commenta Federico Romoli, responsabile Private Markets Sella SGR. “Le banche centrali - prosegue - monitorano costantemente i dati inflattivi e la crescita, e sembrano pronte a ridurre i tassi non appena emergeranno segnali di stabilizzazione. Nell’attuale contesto la componente senior secured ha probabilmente il profilo rischio-rendimento più interessante, tuttavia occorre già ora considerare nei portafogli uno scenario di tassi in calo, esplorando attivamente le opportunità nella parte più junior per garantire una diversificazione efficace e mantenere in portafoglio un rendimento elevato”. Da un punto di vista gestionale secondo Romoli “c’è massima attenzione su tutti quegli strumenti emessi appena prima del rialzo tassi; in quei casi potrebbero crearsi delle situazioni di stress a causa del repentino cambio del contesto. Questo ci porta a ricercare quei GP con un lungo track record e che hanno investito anche in contesti macroeconomici diversi da quelli vissuti negli ultimi anni di tassi a zero. Inoltre, guardiamo alle capacità dei gestori in fase di restructuring del debito; quando le cose non vanno come devono andare è fondamentale minimizzare le perdite grazie anche all’abilità di prendere le redini delle aziende”.
1/4Per Michele Romano, senior portfolio manager private assets di Quaestio Capital SGR, “nonostante l'attuale forte appeal del private debt sia, almeno in parte, dovuto all'impatto della crescita dei tassi interbancari (cd effetto base rate) sui flussi di cassa, prevediamo benefici anche in uno scenario di contrazione dei tassi. In particolare nel segmento senior secured, che finanzia operazioni di acquisizione e leverage buyout, un taglio dei tassi potrebbe innescare un incremento delle operazioni di M&A e una conseguente ondata di rifinanziamento”. Secondo Romano “questo avrebbe un impatto positivo sull'IRR del portafoglio, grazie al rimborso anticipato del principal e all'incasso accelerato di eventuali commissioni di strutturazione, garantendo al tempo stesso l’accesso a nuove opportunità di impiego. Inoltre, la perdita dell'effetto base rate, che supporta il flusso cedolare, potrebbe essere compensata anche da un effetto diretto sui volumi. I prenditori potrebbero infatti beneficiare di una maggiore leva finanziaria grazie al miglioramento dell’interest coverage ratio che, a fronte di tassi più bassi, consentirebbe alle aziende di sostenere oneri finanziari maggiori. Inoltre, credo sia il momento di esplorare anche nicchie meno conosciute del private debt, come le strategie satellite. Ad esempio, il Nav Lending o il lending attraverso tranche super senior, come le revolving credit facility, rappresentano segmenti del mercato ancora poco esplorati ma molto promettenti”.
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“Esiste certamente del valore delle nicchie nel private debt, come il NAV lending, che offre security significative sul portafoglio e presenta un livello di rischio molto contenuto”, spiega Marco Cerasino, head of alternative investments di Unicredit. “Il private debt – ricorda - ha origine negli Stati Uniti oltre venticinque anni fa e si è diffuso in Europa dopo la crisi finanziaria globale con l'emergere di nuovi attori. Le principali operazioni di private debt in genere possono distinguersi in sponsored e non-sponsored. Le transazioni sponsored sono supportate da un fondo di private equity che origina l’operazione, mentre il fondo di private debt finanzia l'acquisizione del fondo stesso. In Europa queste operazioni stanno suscitando un crescente interesse, anche se l'attività di M&A non è stata particolarmente di supporto negli ultimi tempi, a eccezione dell'ultimo semestre. Attualmente, posizioniamo il private debt come complemento alla domanda di bond nel mercato wealth e private, con gli spread delle operazioni sottostanti che offrono una gamma ampia, tra i 400 e i 600 punti base. Quindi ci troviamo in un'epoca dorata per il mercato del private debt. Prevedere il futuro da un punto di vista macro è complesso, perciò è fondamentale una selezione accurata, preferendo gestori con esperienza anche in tempi di crisi, capaci di navigare in mercati poco favorevoli grazie alla presenza di team specializzati. Nel private debt adottiamo un approccio estremamente prudente, privilegiando gli investimenti senior secured e la parte più safe della capital structure in operazioni sposored”.
3/4Il private debt “è un’asset class piuttosto ampia, ma il 50% degli AuM è concentrato nel direct lending”, esordisce Andrea Albert, Investment Specialist O’Connor, UBS Asset Management secondo cui il settore “è nettamente cresciuto, passando dai circa 100 miliardi di dollari dei primi anni Duemila ai circa 2.700-2.800 miliardi di fine 2023. È essenziale capire le diverse strategie di questo mercato, che è guidato da supply and demand. Molti gestori usano metodi di calcolo della leva finanziaria meno ortodossi, aumentando i rischi nell'asset class. Noi ci distanziamo dal direct lending tradizionale, molto competitivo, per concentrarci sulle non sponsored transactions, mirando a prestiti tra i 30 e 200 milioni di dollari. Questa scelta ci consente di accedere a un mercato variegato, composto soprattutto da imprese familiari o family business”. Considerata “la recente acquisizione di Credit Suisse da UBS e il consolidamento bancario in corso in Europa e negli Stati Uniti, riteniamo che l’attuale periodo storico presenti numerose opportunità all’interno del private debt. Dal punto di vista geografico, sebbene il mercato americano sia il più grande e scalabile, il mercato europeo con circa 460 miliardi di dollari di AuM, offre una complessità e diversità regolamentare che lo rendono molto interessante. Inoltre, l'Europa offre un premio rispetto al mercato americano, rendendola un'opzione attrattiva per coloro che cercano un rendimento aggiuntivo. È cruciale operare in paesi con una normativa ben definita, per garantire operazioni efficaci anche in situazioni avverse”, conclude Albert.
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