Venture capital in Italia, esigenze e attori diversi per un’industria con “ampi margini di crescita”
I temi dell’industria, tra specializzazione per verticali e spinta alla sostenibilità, al centro della tavola rotonda che ha visto il confronto tra banca depositaria e SGR specializzate nel settore.
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Il venture capital “è un mercato più che necessario”, a detta degli operatori, che ha vissuto un rallentamento in tempi recenti (dovuto anche alla più generale situazione di debolezza finanziaria) ma, al contempo, offre opportunità significative per investitori e imprese innovative. Secondo i dati AIFI, gli investimenti di private equity e venture capital nel mercato italiano nei primi sei mesi hanno visto un ammontare pari a 3,2 miliardi: -71% rispetto al dato (record) dello stesso periodo 2022 (quando raggiungevano i 10,9 miliardi); e cala anche la raccolta (1,07 miliardi, -32%). Cresce invece il numero di operazioni che, nel dettaglio del venture capital, ha visto nel periodo un aumento del 10% (ridimensionato da una riduzione dell’ammontare investito, -7%).
Al di là dei numeri del settore, che nell’ultimo decennio ha comunque visto una crescita intensa, c’è molta Italia negli investimenti degli operatori del nostro Paese, con una raccolta che arriva soprattutto da attori come il Fondo europeo di investimento (FEI), CDP (con CDP Ventures) e investitori istituzionali, in particolare casse di previdenza, fondi pensione e fondazioni di origine bancaria. E su questa piazza, tra startup che ambiscono a crescere sorrette da questo mercato e investitori privati e istituzionali, si confrontano profili diversi di SGR specializzate, così come differiscono le richieste a operatori finanziari come le banche depositarie. FundsPeople ha interrogato sul tema alcuni dei protagonisti d’eccellenza del contesto delle società attive sul palcoscenico italiano: emerge un panorama in cui si punta a una crescita per verticali, con healthcare e tecnologie abilitanti in testa e, su tutto, una forte spinta verso gli investimenti sostenibili e a impatto.
I commenti si riferiscono al contesto del 16 ottobre 2023.
Un operatore che vanta una lunga storia nel settore del venture capital italiano è Primo Ventures. Nata nel 2016 con l’obiettivo di “selezionare nuovi imprenditori pronti a rivoluzionare business e settori tecnologici” la società, specializzata nell’investimento in startup early-stage con i suoi fondi si è focalizzata inizialmente sulle startup digitali. Gianluca Dettori, chairman e general partner ne spiega l’evoluzione indicando la presenza di quattro general partner che hanno in gestione i fondi Barcamper Ventures e Barcamper Ventures Lazio e quello in fase di raccolta Primo Digital.
Per tracciare un perimetro (se pur ampio e complesso) del mercato italiano, Dettori richiama l’esperienza di Barcamper Ventures, lanciato nel 2016 (da Primomiglio SGR) e oggi in fase di disinvestimento. L’eredità attuale del fondo è il forte impegno sull’Italia. “Noi siamo specializzati su aziende italiane, e ritengo che nel nostro Paese ci sia una competenza tecnologica di altissimo livello”. Da qui, appunto, l’intuizione di sviluppare un’organizzazione focalizzata per verticali, e sempre su questa base la scelta di investire nella space economy, con il fondo Primo Space Fund lanciato nel 2020. “Si tratta del primo fondo sull’economia spaziale in Europa, gestito da altri tre general partner della società”, sottolinea Dettori. Sempre con lo sguardo rivolto al posizionamento su settori verticali, l’esperto individua altri due ambiti di azione: quello climatico (“metà delle tecnologie che ci servono per risolvere il problema climatico da qui al 2050 sono o startup o sono nei laboratori di ricerca o, addirittura, sono ancora da inventare”) e l’healthcare. “La nostra idea – conclude – è cercare di costruire una società di investimento solida con best practice che si specializzano e si mantengono costanti nel tempo”.
1/4A confermare i contorni di un panorama vario e in evoluzione, Giovanna Dossena, principal di AVM Gestioni, sottolinea come la società sia oggi una “SGR multi fund specializzata per verticali”. Il riferimento va a un mercato in cui AVM conta oggi tre fondi in attivo: Cysero (Cyber security e robotica), ideato in collaborazione con Alberto Bombassei, patron di Brembo e fondatore del parco scientifico e tecnologico Kilometro Rosso, focalizzato sulle tecnologie early stage in università, centri di ricerca, PMI, micro-imprese e startup. Un secondo fondo, Italian Fine Food, dedicato alle eccellenze alimentari con l’obiettivo di generare “champion” di settore; mentre un terzo veicolo è in fase di strutturazione e sarà dedicato agli investimenti nell’impact finance.
Il focus è anche in questi casi sulle PMI. Perché? “Perché tramite gli investimenti in venture capital e con l’utilizzo di tecnologie e piattaforme basate sulla blockchain è possibile far accedere a mercati più grandi, a cui nessuna impresa di piccole dimensioni da sola potrebbe ambire”. Tra i temi salienti per l’industria, Dossena individua la necessità di “operatori diversi specializzati in momenti diversi della fase del ciclo di vito dell’impresa”, a questo posizionamento lungo il corso evolutivo delle startup aggiunge un altro elemento: la necessità che questi operatori interloquiscano. A oggi, sostiene “questo dialogo non è presente, sarebbe invece necessario e auspicabile una visione complessiva della filiera”.
Secondo l’esperta, dunque, “l'aggregazione è un elemento fondante della strategia”, e consente a un’impresa con una capacità competitiva significativa “di trovare competenze complementari per vie interne o esterne”. AVM Gestioni affianca queste realtà, fornendo una disciplina amministrativa, contabile, “ma soprattutto, un orientamento a una strategia più grande guidata anche da criteri di allocazione ‘consapevole’”. Rientra in questo anche una forte spinta alle tematiche ambientali, sociali e di governance, “lavoriamo affinché le imprese con cui ci interfacciamo comprendano come operare anche in ottica ESG”.
2/4La sostenibilità, dunque, emerge come elemento centrale nelle parole degli interlocutori. Tanto evidente, quanto nell’operato di Oltre Impact, primo gestore di fondi di impatto in Italia sviluppato su una base investitori istituzionali. Con i veicoli Oltre I e Oltre II, la SGR ha investito in più di 30 imprese a impatto sociale, e ha costituito un terzo fondo Oltre III (articolo 9 SFDR) che investe sia in equity di crescita sia in acquisizioni di aziende che perseguono modelli di impatto e operano nei settori ad alta crescita. “Abbiamo portato in Italia un mercato che oggi sta mostrando la sua reale capacità”, afferma Luciano Balbo co-fondatore e managing partner della società indicando due elementi del settore che, fino a cinque o sei anni fa, era “sostanzialmente esiguo e fatto da operatori che accettavano anche ritorni inferiori rispetto a quelli di mercato per creare impatto”. Nel tempo, afferma Balbo, questo mercato è esploso (“facendo emerge la differenza rispetto al mercato degli ESG”) e, al contempo, anche la SGR è evoluta, “crescendo nel mercato più tradizionale e ponendosi obiettivi di ritorno simili a quelli della medesima classe di rischio”.
Questa evoluzione ha portato Oltre Impact a focalizzarsi su investimenti, non necessariamente early stage, in settori come quello dei servizi, dell’education, del turismo. “Si tratta in molti casi di settori ‘statici’ – specifica l’esperto – in cui si può creare impatto sviluppando modalità innovative che prevedono l'incorporazione di tecnologie nel modello di servizio”. L’approccio è sia di minoranza sia di maggioranza: “In alcuni casi acquisiamo in toto delle aziende”, afferma indicando come Oltre Impact non si ponga come tradizionale società di venture capital che tende normalmente a operare in minoranza, “data la nostra storia, e il nostro posizionamento sul mercato, un nostro tratto distintivo è, appunto, la flessibilità”.
3/4Profili e richieste differenti, si è detto. E quello emerso dagli interventi precedenti, per Giorgio Solcia, managing director di Caceis, è un ambito che presenta, oggi, spazi di crescita importanti. L’esperto lo indica, anzi, come “più che necessario” soprattutto in un Paese come l’Italia che presenta ancora dei gap rispetto ad altri mercati europei. La considerazione arriva da un’osservazione “diretta” di altre realtà in cui Caceis è presente come entità con il Gruppo Crédit Agricole. “Di recente – afferma Solcia – si è assistito allo sviluppo di numerose iniziative, con la creazione di nuove strutture, SGR, SICAF. Questo ci ha messi nelle condizioni di poter supportare diverse realtà che l’industry italiana ha messo a disposizione degli asset manager”. L’esperto non nega la spinta recente (anche con il supporto governativo tramite CDP Venture) all’investimento nel settore, ma richiama i dati dell’ultimo anno, che si è rivelato difficile “anche per il nostro osservatorio”.
Quale l’ambizione di Caceis dunque? “Oltre a operare come banca depositaria, abbiamo scelto di supportare le SGR anche da un punto di vista amministrativo, con attività di full outsourcing, dando essenzialmente la possibilità ai gestori di concentrarsi sulle due cose su cui sono più competenti: la raccolta di capitali e la gestione, affidando a noi tutte le attività operative e regolamentari”. Il riferimento va alla creazione del modello operativo denominato one-stop-shop, con l’obiettivo di facilitare l’evoluzione dell’industria, e “liberare i gestori da queste attività non solo in termini di workload ma anche in termini di gestione dei costi variabili”. A questa possibilità di snellire le procedure operative, infine, Solcia affianca una caratteristica della stessa entità: la solidità di bilancio. “Avere una depositaria con un bilancio solido e con il nostro rating può contribuire a garantire a SGR e sottoscrittori una stabilità che definirei ‘indispensabile’ in questo tipo di attività”.
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