La Russia invade l'Ucraina. Scoppia la guerra nel cuore dell'Europa. Gli impatti sui mercati secondo i gestori

Ucraina Bandiera
Artem Kniaz (Unsplash)

Quello che il mondo intero temeva è successo. La guerra tra Russia e Ucraina è cominciata. Per la prima volta in 80 anni una nazione indipendente del continente europeo è stata invasa da una nazione vicina. Poco prima delle 6 del mattino, ora di Mosca, il Cremlino ha annunciato un'operazione militare speciale in Ucraina e in pochi minuti le prime esplosioni sono state avvertite in diversi luoghi del Paese. "L'Ucraina si difenderà" è stata la risposta immediata del ministro degli Affari Esteri Dmytro Kuleba, mentre il premier Volodymyr Zelensky ha imposto nel Paese la legge marziale. All’annuncio dell’attacco, Mosca ha anche rivolto un duro messaggio all’Occidente minacciando “delle conseguenze mai viste prima, contro chiunque cerci di ostacolarci e interferire". La Nato ha condannato con forza l'attacco mentre il Presidente USA Joe Biden si è detto pronto ad imporre dure sanzioni contro Mosca. "Politicamente, questo conflitto ha il potenziale per rimodellare l'ordine di sicurezza globale del dopoguerra", ha commentato Wolf von Rotberg, strategist azionario della Banca J. Safra Sarasin.

“Una delle principali fonti di incertezza riguarda la possibile reazione dell’Ucraina e delle altre potenze occidentali. Ci si aspetta che la risposta includerà sanzioni ancora più severe, ma ci si chiede anche se l’Occidente vorrà intervenire militarmente a un certo punto”, fa notare Johanna Kyrklund, Group chief investment officer and co-head of Investment di Schroders.

Borse in rosso e petrolio alle stelle

Lo scoppio del conflitto ha generato il panico sulle borse, con tutti i listini mondiali che sono sprofondati. In apertura Francoforte, Parigi e Milano registravano perdite attorno ai quattro punti percentuali. In caduta libera la borsa di Mosca con perdite ben oltre il 30 per cento.

Fonte: Fineco

Alle stelle i prezzi delle materie prime: il petrolio ha superato la soglia dei 100 dollari al barile, raggiungendo un livello che non si osservava dal 2014. E con effetti di riverbero che con tutta probabilità saranno avvertiti per molto tempo a venire. In forte impennata anche il prezzo del gas. E questa profonda incertezza ha innescato una corsa verso i beni rifugio con l'oro che tratta a 1.926 dollari l'oncia, salito ai massimi da oltre un anno.

“Russia e Ucraina sono un diretto crocevia, uno snodo importante per la produzione e la distribuzione di materie prime energetiche e non solo per i Paesi dell’occidente”, evidenzia Luca Tobagi, investment strategist di Invesco. “Per i mercati finanziari, i rischi nel breve sono elevati e non è detto che si esauriscano nello spazio di pochi giorni o settimane perchè purtroppo c’è un’estrema incertezza per cui la valutazione dei rischi prevale sulla valutazione delle opportunità a livello percettivo ed analitico”, spiega.

Impatti sui mercati emergenti

Tim Love, investment director responsabile delle strategie azionarie dei Paesi emergenti di GAM Investments si sofferma sulle implicazioni del conflitto Russia-Ucraina sui mercati emergenti: “È importante ricordare che l'indice MSCI Emerging Markets si è notevolmente modificato”, analizza. “La Russia costituisce solo il 2,8%. Cina, Taiwan, Corea e India insieme costituiscono il 72% dell'indice, e sono tutti importatori di petrolio”. L’esperto si sofferma in particolare sul prezzo del greggio: “Crediamo che il problema maggiore per gli emergenti riguardi i prezzi del petrolio”, commenta. “Le sanzioni alla Russia porterebbero a un aumento dei prezzi del petrolio e a un aumento generale dei premi al rischio delle azioni dei mercati emergenti”.

“Stiamo già vedendo un sentimento di risk off in tutti i mercati emergenti, dato che la possibilità di sanzioni imposte aumenta”, dice William Davies, global chief investment officer di Columbia Threadneedle Investments. "Dal punto di vista del credito, la maggior parte delle società russe si trova all'estremità inferiore del rating Investment Grade e potrebbero essere declassate a High Yield a causa dei rischi di sanzioni”, aggiunge.

Timothy Ash, senior Emerging Market Sovereign strategist di BlueBay AM si focalizza sul peso delle sanzioni occidentali sulle performance degli asset russi i. “Le sanzioni faranno aumentare i costi di finanziamento. Opprimeranno gli investimenti e la crescita, e peggioreranno il tenore di vita”. Afferma. “L’outlook per l’Ucraina è altamente incerto. Se venisse imposto su Kiev un nuovo regime da parte di Mosca, l’amministrazione probabilmente subirebbe sanzioni paralizzanti, rendendo gli asset del Paese praticamente non investibili”. Mette in risalto anche i possibili rischi di contagio per l’Europa emergente e in particolare per la Turchia: “I prezzi energetici più elevati rischiano di innescare una stagflazione globale, e i Paesi importatori di energia di tutto il mondo probabilmente ne soffriranno in modo sproporzionato”, conclude.

“Le azioni che la comunità internazionale intraprenderà contro la Russia determineranno lo scenario dei prossimi giorni: escalation del conflitto, sanzioni troppo pesanti e l’ipotizzata esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT penalizzerebbero molto il mercato azionario ed il settore bancario italiano”, commento di Filippo Diodovich, senior Market strategist di IG Italia.

Possibili conseguenze per l'Europa

“A livello geografico, alcune persone stanno affrontando la questione come se si trattasse di una problematica relativa ai mercati emergenti. In realtà il problema è molto più ampio di così”, sottolinea Johanna Kyrklund. “In particolare, l’Europa è verosimilmente l’area più esposta a subire l’impatto di ciò che sta accadendo".

"L'effetto principale delle sanzioni, che ci aspettiamo vengano annunciate più tardi, dovrebbe essere sul mercato russo", sottolinea Altaf Kassam, EMEA head of Investment Strategy & Research di State Street Global Advisors. "Ma l'Eurozona (specialmente la Germania a causa della sua dipendenza dall'energia russa) dovrebbe essere più colpita dal conflitto tra tutti i mercati sviluppati", osserva.

Lo scoppio di un conflitto armato era fino a ieri solo uno degli scenari previsti da Candriam. In questo contesto, ormai realtà, prevedono un forte rallentamento della crescita del PIL nel 2022: dal 4,2% all'1,3% nella zona euro, con un'inflazione che rimane alta intorno al 5,5%. "In questo scenario, è più probabile che la BCE mostri pazienza", interpretano. In altre parole, questo è un punto critico per la Banca Centrale Europea: come può tenere sotto controllo l'inflazione incontrollata se la crescita si indebolisce così tanto?