Quando si parla di investimenti ESG c’è un doveroso distinguo da fare, l’applicazione di questi criteri e filtri nelle due principali asset class: da una parte azionaria dall’altra obbligazionaria.
"I criteri ambientali, sociali e di governance affiancano ormai da diverso tempo la nostra analisi fondamentale sia sul lato azionario sia sul lato obbligazionario", afferma Teresa Gioffreda, Investment strategist di UBS Asset Management.
Storicamente questo focus sulla sostenibilità è partito dall'equity ma da qualche anno a questa parte è stata aggiunta dalla società anche la parte obbligazionaria.
L'esperta continua spiegando che: "Una delle differenze principali però è che sulla parte obbligazionaria l'investitore è più cauto, evitare un rischio di default diventa molto più importante su questa asset class e quindi in un certo senso diventa anche molto più importante non solo guardare come l'azienda si comporta adesso in termini di criteri ambientali e sociali e di governance, ma anche quali sono le prospettive soprattutto ovviamente per la sostenibilità e la capacità di ripagare il debito".
Quando si tratta di sostenibilità è molto importante parlare anche di engagement e di stewardship, quindi della volontà e della possibilità di esercitare un diritto di voto per influenzare le scelte delle aziende. Conclude Gioffreda: "In realtà ancor prima di integrare i criteri ESG dal 2012 noi abbiamo cominciato ad affiancare all'analisi fondamentale delle società un questionario che guardava a quella che è la bontà della governance delle aziende. Quindi elementi come la corruzione, l'impatto sull'ambiente o come viene trattato il lavoratore all'interno delle aziende".
Di seguito l'intervista completa nell'ultima puntata di FundsPeople Channel di novembre.