La necessità di un approccio modulare e di una gestione segmentata delle diverse asset class è uno dei punti emersi dal dibattito tra gli esperti dell’industria che hanno preso parte all’ultimo Fund Selector Talks.
Per accedere a questo contenuto
La necessità di un approccio modulare e di una gestione segmentata delle diverse asset class è uno dei punti emersi dal dibattito tra gli esperti dell’industria che hanno preso parte all’ultimo Fund Selector Talks.
Per accedere a questo contenuto
Quando si parla di investimenti obbligazionari, la scelta tra investment grade e high yield è una questione che attanaglia professionisti del settore e investitori. L'approccio alla gestione di queste due asset class può variare significativamente, con strategie che riflettono le loro diverse sensibilità ai tassi di interesse, alla volatilità e alle condizioni economiche globali. Mentre le obbligazioni investment grade sono spesso preferite per la loro stabilità e rendimenti sostenibili, quelle high yield offrono opportunità di rendimento più elevato, ma con rischi e volatilità maggiori. La necessità di un equilibrio strategico tra di esse è essenziale per una diversificazione ottimale del portafoglio. Approcci modulari che trattano separatamente le diverse categorie di credito in base alle caratteristiche specifiche di ognuna consentono una gestione più mirata e adattabile, dove la volatilità non rappresenta solo una sfida, ma anche un'opportunità per migliorare i rendimenti. Sono queste alcune delle riflessioni emerse in occasione dell’ultimo Fund Selector Talks al quale hanno preso parte esperti della selezione e un asset manager internazionale.
Carlo Vedani, AD e gestore patrimoniale di Alicanto Capital, afferma che al momento nella SGR “sovrappesiamo sicuramente l'investment grade rispetto all'high yield, concentrando i nostri investimenti in obbligazioni subordinate e negli AT1, soprattutto nel settore bancario”. Secondo l’esperto, negli ultimi 30 anni “le obbligazioni corporate investment grade hanno fornito un profilo rischio/rendimento eccellente per la loro resilienza. Durante il periodo dal 2015 al 2020 - aggiunge - avere un investimento in debito investment grade era inutile perché lo spread con i titoli di Stato era vicino a zero a causa degli acquisti della BCE ma a partire dalla metà del 2022 è stato un buon affare perché gli spread sono aumentati improvvisamente”. Le obbligazioni high yield, prosegue l’AD, si muovono in modo più imprevedibile e possono essere più volatili. “Pertanto, preferisco investire in obbligazioni subordinate, come il lower tier 2 o tier 2, che offrono un compromesso tra rendimento e rischio, senza l’eccessiva imprevedibilità delle high yield”, asserisce.
1/4“L’equilibrio tra investment grade e high yield non è una questione di gestione, ma di costruzione del portafoglio che nel nostro caso è affidato a un team specializzato”, dichiara Matteo Campi, head Multimanager and Alternative di Arca Fondi SGR. Supponendo di avere un fondo absolute return e un approccio total return, sarebbe “necessario investire in entrambe le asset class, poiché offrono diversificazione”, spiega l’esperto. “I fattori che influenzano il rendimento - precisa - sono quasi opposti: una recessione danneggerebbe molto l'high yield, ma favorirebbe l'investment grade poiché i tassi d'interesse scenderebbero. Al contrario, in un'economia forte, l'high yield performerebbe bene, mentre l'investment grade potrebbe risentire dell'inflazione e dei tassi d'interesse elevati”. Rispetto alla questione liquidità, l’AD afferma: “Spesso dimentichiamo che in tempi di stress non possiamo prevedere quale sarà la nostra liquidità e che, in termini aggregati, la liquidità non esiste. Se vendo, qualcun altro deve comprare. Pensare che in qualsiasi condizione il mercato sarà liquido e che non si ripeterà ciò che è successo nel 2008 è pura illusione”.
2/4Un approccio modulare, dove il credito investment grade e quello high yield vengono trattati separatamente, è quanto sostenuto da Eurizon. “Nella scelta tra le due asset class, è sempre necessario considerare le loro diverse sensibilità”, commenta Antonio Cannizzaro, portfolio selection manager della società del gruppo Intesa Sanpaolo. “I fattori tecnici giocano un ruolo diverso nelle due categorie, con l'high yield che è più granulare e richiede un'analisi più approfondita delle caratteristiche delle singole emissioni”, spiega l’esperto. “Quando valutiamo una strategia di terze parti - continua - ci concentriamo sul tipo di alpha che possono estrarre e su come gestiscono il rischio di credito e la duration. L’indicatore della duration-times-spread (DTS) rimane il parametro principe per valutare il livello di beta di un portafoglio ma da sola non è sufficiente: va integrata con un’analisi storica dell’allocazione settoriale, che è cruciale. Si parte dall'analisi storica top-down del rischio complessivo e la si combina con un'accurata analisi bottom-up per capire di quali strumenti di credito, di quali chiamate settoriali e di quali emittenti la strategia si è servita per generare alpha”, conclude.
3/4“In uno scenario di recessione, il credito investment grade è preferibile all'high yield, poiché i tassi di default sono molto più bassi”, chiarisce Marc Rovers, head of Pan European credit, Active Fixed Income di LGIM. “Attualmente - puntualizza - il credito investment grade in euro appare ancora interessante, con una duration di quattro anni e mezzo e un rendimento vicino al 4%, se si escludono i rendimenti della gestione attiva”. Si tratta di una situazione molto diversa da quella dell'inizio del 2022, “quando non c'era alcun buffer”, ricorda Rovers. “All'epoca avevamo un rendimento dello 0,5% e spread molto stretti, motivo per cui abbiamo registrato grosse perdite quando i rendimenti sono saliti di diversi punti percentuali. Al momento, il punto migliore è la parte di qualità superiore del mercato investment grade, dove vediamo ancora opportunità di sovraperformance”, spiega. “Se i tassi rimarranno alti più a lungo, la pressione sulle aziende con maggiore leva finanziaria aumenterà. Inoltre, la BCE non sta più acquistando obbligazioni. In uno scenario economico più stressato, con meno nuovi investimenti sul mercato, potremmo vedere molta più volatilità rispetto agli ultimi 6-12 mesi. E noi gestori attivi piace perché offre opportunità”, conclude.
4/4