È stato un venerdì nero: le borse sono crollate, Piazza Affari ha fatto peggio di tutte, David Cameron s'è dimesso e Jean-Claude Juncker s'è infuriato. Oggi le borse riaprono. Ecco cosa consigliano (al momento) i gestori italiani.
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I giochi sono fatti anche se, come ha fatto sapere Jean-Claude Juncker, il divorzio non sarà consensuale. Le riflessioni sono state parecchie. E oggi i mercati riaprono mentre tutti attendono di capirci un po’ di più. Venerdì Piazza Affari ha fatto peggio che mai : -12,48% seguita a ruota da Madrid -12.35%. Peggio dei tempi della Lehman Brothers o del post 11 settembre. E adesso? Per molte società di gestione italiane è stata una doccia fredda. Anzi gelata. Come dice Fabrizio Fiorini, direttore investimenti di Aletti Gestielle, “non ci aspettavamo questi risultati, ma adesso serve stare calmi e riflettere. Non ha senso vendere posizioni, occorre ragionare sul medio lungo periodo e stare a vedere quale sarà la politica monetaria che la Bce vorrà intraprendere”.
La reazione all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è stata dirompente, inattesa, e con forti impatti su tutti i settori. “La sterlina ha perso quasi il 9% rispetto al dollaro. Le reazioni sono state in linea con quanto abbiamo ipotizzato, nelle scorse settimane, nell’ambito degli stress test effettuati dal risk management in caso di Brexit” dicono dal team di Anima SGR. “Ci aspettiamo che sui mercati (azionari, obbligazionari e valute) la volatilità rimanga ancora elevata nei prossimi giorni”, aggiungono.
D’altronde, come spiega anche Matteo Germano, responsabile multiasset di Pioneer Investments il voto britannico “ha un impatto significativo sull’equilibrio geopolitico, creando un precedente in Ue”. Di fatto già nel fine settimana ci sono state molti reclami da parte dei partiti antieuropei (dal partito della Libertà olandese al Front National francese) per adottare un referendum simile. Guardando ad una prospettiva macro lo stesso Germano crede che “la vittoria della campagna a favore della Brexit potrebbe aumentare la probabilità che il mondo sviluppato rimanga intrappolato in uno scenario di bassa crescita e bassa inflazione. La paura e l’incertezza prolungata in Europa dopo il voto potrebbe danneggiare la fiducia e limitare le attività economiche”. L’esperto aggiunge che “una gestione con delicatezza della transizione – que comunque comporterà due anni di negoziati – sarà un fattore chiave per evitare una crisi più profonda, che potrebbe colpire l’economia globale”.
Il rischio è quello di fare scelte sbagliate, perdendo di vista i fondamentali. “È necessario evitare di fare scelte basate sull’emotività”, dice il vice presidente di AcomeA Roberto Brasca. “Il mercato giapponese, sull’onda del Brexit, ha chiuso a -8% e due ore dopo i futures quotavano +2%. I mercati hanno sempre una componente speculativa e questo si traduce in volatilità che allontana i prezzi dall’equilibrio di lungo termine, occorre dunque ancorarsi ai fondamentali: la Gran Bretagna era già mezza dentro e mezza fuori, ora è mezza fuori e mezza dentro. È chiaro che si assisterà a qualche turbolenza, ma occorre ricordare le scelte dettate dal panico raramente sono vincenti, la paura uccide la mente”.
Stessa considerazione arriva anche da Anima SGR. “Anche se ci attendiamo un impatto di breve nel complesso negativo della Brexit sulle principali asset class 'rischiose', riteniamo che, per l’investitore finale, intervenire ora sui portafogli con una revisione drastica sia una scelta azzardata. Le decisioni di investimento prese in momenti di alta tensione e volatilità raramente si rivelano scelte corrette nel lungo termine. Diversificare sia su diverse asset class e mercati, sia nel tempo (dividendo l’investimento in più momenti), e scegliere almeno in parte prodotti finanziari che permettono una gestione flessibile dei rischi, restano princìpi validi in particolare nelle situazioni di mercato come quella odierna”. Insomma per i risparmiatori il rischio è di vendere ai minimi per poi riacquistare ai massimi, con conseguenti perdite.
La corsa ai beni rifugio
Oro, bund tedeschi, dollari e yen sono state le asset class più gettonate. La fuga è stata soprattutto dagli asset più rischiosi. Nonostante il Quantitative easing della Bce la vittoria del Leave espone i titoli di Stato dei Paesi periferici dell’area euro a pesanti contraccolpi. Ma “prevedere il futuro è impossibile”, spiega Roberto Brasca. “I titoli di Stato italiani, così come quelli degli altri periferici, potranno subire qualche scossone. Tuttavia la Bce è attiva con un Qe che prevede l’immissione di 70 miliardi di euro al mese tramite l’acquisto di titoli obbligazionari. Inoltre Brexit non è un evento che coinvolge un singolo Paese, si tratta di un evento che coinvolge l’Europa nel suo complesso. Tutte le Banche centrali sono pronte a fornire la liquidità necessaria per l’adempimento del loro mandato di stabilità dei prezzi e del sistema finanziario”.
Un approccio diversificato e graduale nel tempo è il consiglio che dà agli investitori anche Fiorini di Aletti Gestielle. E sulle opportunità? Probabilmente ci saranno buone occasioni d’acquisto nel medio termine, concordano i gestori, ma bisogna valutare strada facendo.