L’accordo unanime sul salvataggio della Grecia ha liberato l’euforia degli investitori. Parla Alfredo Piacentini, managing partner e vice chairman di Decalia AM SA, gestore di Oyster Italian Opportunities e presidente di Banca Albertini Syz.
È stata raggiunta l’intesa per sbloccare il piano di sostegno alla Grecia attraverso il fondo salva-Stati (Esm), in cambio dell’attuazione di un piano di riforme. Così, l’annuncio di un accordo unanime sul salvataggio della Grecia, arrivato dall’Eurosummit, dopo giorni di estenuanti negoziati, ha liberato l’euforia degli investitori e ha dato il via, come ovvio, agli acquisti sui mercati finanziari. A parlare di mercato e portafogli è Alfredo Piacentini, gestore del fondo Oyster Italian Opportunities e fondatore della società di gestione, Decalia Asset Management SA.
I leader della zona euro hanno raggiunto un accordo unanime dopo una notte di trattative a Bruxelles per trovare un accordo di salvataggio della Grecia. Quali sono i prossimi passaggi?
Sì. Alla fine, l’Eurosummit ha raggiunto un accordo unanime e ora tutto è pronto per utilizzare il programma Esm per la Grecia con riforme serie e supporto finanziario. Ora i parlamenti nazionali, compreso quello greco, dovranno dare la loro approvazione prima dell’avvio delle negoziazioni. I ministri delle finanze dovranno inoltre discutere con urgenza di un finanziamento ponte.
Se non fosse andata così, quali sarebbero stati i rischi principali?
Questo epilogo è molto rassicurante per il mercato. Se così non fosse andata, il problema principale sarebbe stato quello di dare un cattivo segnale ad altri paesi. Se fosse uscita, quantomeno a breve termine, ci sarebbero potuti essere forti scossoni, dato che il mercato odia le incertezze. Una Grexit sarebbe stata piuttosto insostenibile per i greci e la deriva verso la Russia e verso la Cina avrebbe senz’altro generato una destabilizzazione a livello geopolitico. Aver trovato una soluzione è un fatto molto rilevante. L’Europa ha dimostrato di essere in grado di assumersi la responsabilità di aiutare un paese e lo ha fatto anche piuttosto in fretta. Se la questione non si fosse risolta, sarebbe stata davvero evidente la presenza di un problema strutturale.
Come avete agito sui portafogli?
Avevamo accorciato un pò le obbligazioni, ci siamo girati parecchio verso la qualità e la solidità, avevamo già ridotto i portafogli azionari che non abbiamo aumentato, restando prudenti, anche se in Europa ci sono state delle schiarite. In ogni caso, a livello di stock picking, continuano a esserci opportunità. Non penso che questa sia l’anticamera di una crisi maggiore. Il mercato azionario europeo resta il più interessante ma anche il più volatile. Quello americano è meno interessante ma più conservatore. L’investitore che ha un approccio più aggressivo, dovrebbe sovrappesare l’equity europeo.
E sul fronte del fixed income?
Al momento direi di stare su obbligazioni corporate di buona qualità e di breve termine, vale a dire di 2-3 anni.
Come sta andando il fondo Oyster Italian Opportunities che lei gestisce?
Da inizio anno ha registrato circa il 17%. Il settore bancario italiano è presente ma soprattutto con titoli di banche grandi, come Intesa, Unicredit e Bpm. Altri titoli nella top ten sono Telecom Italia, FinecoBank, Fiat Chrysler Automobiles, Atlantia, Assicurazioni Generali, Eni, Interpump Group. Sono positivo quindi sugli industriali, sugli esportatori, sulle blue chip, i bancari di buona qualità e le midcap. In Italia si sta assistendo a un miglioramento strutturale, anche se timido.