L’industriale di Trump: un settore che punta in alto

Quinn Dombrowski, Flickr, Creative Commons
Quinn Dombrowski, Flickr, Creative Commons

Nel settore industriale, gli Stati Uniti sono in possesso di ampio dominio con la loro manufacturing belt, la cintura manifatturiera che parte dal Nord-Est del Paese, fino a toccare le aree del Sud e dell’Ovest, e che determina un ulteriore primato del Paese su scala globale. L’industria americana investe soprattutto nel settore dell’high-tech come ad esempio TV, computer ed hi-fi. Se il Giappone è insuperabile in questo settore, l’America è seconda per la produzione di autovetture. Fast food e Coca Cola rendono bene l’idea del mercato statunitense, e l’industria tecnologica, unita al potere indiscusso delle multinazionali americane, rendono il Paese ancora più prospero.

È chiaro che l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha influenzato direttamente il settore industriale americano. Il piano del neo presidente degli Stati Uniti è basato su delle decise politiche di crescita, e prevede 500 miliardi di spesa da finanziare attraverso l’emissione di nuovo debito, simpatizzando per le infrastrutture coinvolte nell’industria tradizionale dei combustibili fossili, dove la spesa in infrastrutture proposta si tradurrà in un incremento del Pil di circa lo 0,5%, dando un forte impulso anche alle società edili.

Gli stimoli industriali di Trump

Trump è contrario a una maggiore liberalizzazione commerciale e ostile agli accordi già in essere (come il Ttip e il Tpp), mentre favorisce dazi doganali e restrizioni agli scambi, opponendosi all’uso dei cambi valutari come strumento di politica. In particolare, il presidente americano è altamente sensibile nel proteggere l’industria nazionale, promettendo un nuovo protezionismo contro le merci che arrivano dai Paesi emergenti, in primis dalla Cina, favorendo quindi i comparti produttivi nazionali che hanno subito la concorrenza cinese, come ad esempio il settore dell’acciaio.

Trump propone, inoltre, una significativa riforma del sistema fiscale, con la riduzione degli scaglioni di imposta sul reddito da sette a tre, e il drastico abbassamento dell’aliquota massima sulle società dal 35% al 15%. Questi tagli fiscali potrebbero dare slancio alla crescita economica, seppur riducendo il deficit, viste le minori entrate pubbliche che questi comportano.

Trump è scettico sui cambiamenti climatici e contrario alle normative ambientali, da lui giudicate eccessivamente gravose per le imprese, e tale opposizione favorisce i settori che più hanno risentito di queste regole in passato, come i produttori di combustibili (gas e petrolio da scisti).

Un altro punto forte del suo programma è l’aumento delle spese militari. Il magnate ha infatti puntualizzato che la quota del 3% del Pil destinata alla spesa militare è troppo bassa e che intende riportarla attorno al 6% come in passato. Ciò favorirà dunque i produttori di attrezzature militari e di armi.

Le valorizzazioni più basse delle esposizioni azionarie focalizzate sull’economia nazionale hanno guadagnato maggiore appetibilità, soprattutto large e small caps, e industria spinta dai consumi interni, che hanno beneficiato dell’impennata della curva dei rendimenti e delle aspettative di una regolamentazione meno severa sotto il mandato di Trump.

I fondi Consistenti industriali

Dando uno sguardo all’andamento dei due fondi Consistenti con Marchio Funds People, che investono nel settore industriale, notiamo che sia il Mediolanum Challenge Cyclical Equity, sia l’NN (L) Industrials – X Cap EUR, hanno performato positivamente nel 2016. Entrambi hanno registrato una caduta importante a inizio anno, parallelamente al crollo delle borse che ha caratterizzato il primo trimestre 2016, per poi beneficiare di un’impennata dei rendimenti del settore data grazie all’elezione di Trump, e della fiducia che quest’ultimo ha portato nell’intero segmento industriale americano, per le ragioni precedentemente descritte.

Entrando più nel dettaglio, in termini di YTD, l’NN (L) Industrials – X Cap EUR ha performato meglio, con un rendimento pari al +5,63%, quasi il doppio rispetto al Mediolanum Challenge Cyclical Equity con il + 3,37%. Probabilmente questo gap di rendimento tra i due prodotti è dato dalla loro percentuale di investimento nei singoli settori, infatti il comparto della società NN Investment Partners investe ben il 95,53% nel segmento industriale statunitense, a differenza invece del comparto della società Mediolanum International dove, oltre all’industriale, investe una quota rilevante del proprio patrimonio (pari al 45,02%), nel settore dei beni di consumo ciclici, sempre con focus americano.

Rendimento fondi industriali Consistenti annualizzato a 3 anni

Fonte Morningstar Direct: Rendimento fondi industriali Consistenti annualizzato a 3 anni