La consistenza ESG di Comgest

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Da circa due anni a questa parte, anche nel mondo finanziario, maggiore attenzione la stanno acquisendo le tematiche ambientali e sociali, un trend in netta ascesa nell’industria mondiale del risparmio gestito. Ma c’è chi guarda al tema già da 30 anni, come Comgest. Gabriella Berglund, responsabile per il Mercato Italiano dell’asset manager, spiega a Funds People cosa significhi per la casa essere ESG, negli attuali contesti di mercato e non. 

La manager evidenzia come investire in società che abbiano elevata qualità con una crescita sostenibile nel tempo sia un aspetto che rientra nel DNA della società. “Ciò, di fatto, corrisponde all’obiettivo dei gestori ESG. Il tema ESG, per quanto ci riguarda, è stato naturalmente integrato nel nostro processo di investimento: lo applichiamo infatti da più di 30 anni, fin dalla nostra fondazione. Non si tratta di un approccio messo a punto appositamente per fattori di moda o marketing, ma è un aspetto assolutamente naturale per i nostri gestori”, afferma l’esperta. 

Nell’ambito dell’approccio agli investimenti, in qualità di stock picker puri, da Comgest hanno quindi da sempre integrato il tema ESG nell’ambito dei processi di selezione, formalizzati nel corso del tempo. “Abbiamo arricchito il team di investimento con tre analisti dedicati suddivisi per aree geografiche – tutti basati a Parigi – con l’obiettivo di entrare più nel dettaglio di questi criteri. I tre professionisti di settore supportano gli analisti fondamentali delle diverse regioni a non valutare solo gli aspetti finanziari delle società, ma a focalizzarsi anche su quelli umani della società oggetto di analisi. Le nostre strategie sui mercati emergenti avevano già integrato tale tema: e sappiamo bene che si tratta di aree laddove non mancavano le difficoltà relative all’investimento in alcune società a causa della loro corporate governance. Chiaramente, nel caso di investimenti indirizzati verso società ad elevata qualità, il rischio reputazionale viene significativamente ridotto”, spiega Berglund.

Essere ESG

A tal proposito, la manager evidenzia le principali sfide che bisogna affrontare per agevolare questo tipo di investimenti: “La prima sfida consiste nel dimostrare che, anche investendo in temi ESG, le performance non ne vengono intaccate, ma anzi ne possono trarre beneficio. Ciò perché crediamo nelle società di qualità che avranno rendimenti migliori nel lungo periodo. A tale processo di selezione degli investimenti, aggiungiamo un double check ESG, che può apportare ulteriori benefici. Una seconda sfida consiste nel dimostrare in maniera più quantificata qual è il reale impatto ESG nei portafogli. Ulteriore aspetto da approfondire è quello relativo alla componente di engagement, con l’obiettivo di migliorare il contesto operativo delle società stesse in cui investiamo. A nostro parere, ciò riveste un ruolo molto importante per i fund manager, che tendono a gestire un portafoglio concentrato, con un approccio di investimento di lungo periodo e che trae beneficio anche dagli incontri con il management delle aziende, meeting utili a dare un impatto diretto sulle società stesse”.

Elemento che dà ulteriore importanza al tema ESG è l’Action Plan lanciato dalla Commissione Europea. Ma cosa cambia per Comgest? “Dal nostro punto di vista, non ci saranno modifiche perché si tratta di aspetti che abbiamo già incorporato nelle nostre strategie. Non ci saranno inoltre esclusioni a livello di aree geografiche specifiche, ma ci siamo mossi secondo la logica di un’inclusione generalizzata che corrisponde anche alle esigenze che possono richiedere temi di tal tipo”, spiega l’esperta.

Il focus

“Potremmo affermare che il mercato si stia muovendo nella nostra direzione, nel senso che, noi di Comgest abbiamo già prodotti che ruotano su questa filosofia di investimento, un approccio che, dal nostro punto di vista, diventerà mainstream per tutte le gestioni. Del resto, la sensibilizzazione verso tali tematiche – inquinamento, environment e simili - che discende dalle recenti azioni in tema della UE corrisponde alle esigenze in generale non solo del mercato, ma anche della nostra stessa vita quotidiana”. Negli ultimi tempi, guardando alle prospettive dell’asset manager francese, dalla società hanno di fatto ottenuto importanti mandati di gestione anche per quanto riguarda la regione asiatica e dei Paesi emergenti, aree geografiche da sempre considerate più “difficili”.

“Al momento, un’attenzione particolare la destiniamo al Giappone, Paese nei confronti del quale ad oggi molti competitor nutrono un certo scetticismo a causa della sua corporate governance. L’aspetto che maggiormente ci conforta discende dai grandissimi sforzi che il Paese sta mostrando nei confronti degli azionisti di minoranza, con un netto miglioramento proprio in materia di corporate governance. Anche relativamente a quest’area geografica, inoltre, il nostro obiettivo è quello di fornire quante più informazioni possibili sulle società in cui investiamo; un atteggiamento per noi del tutto naturale per uno stock picker come Comgest, rispetto ad esempio alle gestioni indicizzate”, conclude Berglund.