La domanda interna incentiva la crescita dell’Eurozona tra le preoccupazioni globali

Sharon Mollerus, Flickr, Creative Commons
Sharon Mollerus, Flickr, Creative Commons

La spesa interna ha guidato la crescita dell’Eurozona nel quarto trimestre del 2016. Il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,4%, corrispondente sia alle relative stime passate sia al tasso di espansione del trimestre precedente. I consumi delle famiglie hanno aggiunto 0,2 punti percentuali alla crescita, mentre la spesa pubblica e gli investimenti hanno contribuito allo 0,1 punto percentuale ciascuno, hanno fatto sapere dall’ufficio statistico dell’Unione Europea. I dati economici recenti hanno messo in evidenza la forza della ripresa della zona euro, con un’enfasi di fiducia degli investitori che ha raggiunto il livello più alto dai tempi antecedenti alla crisi finanziaria globale. Congiuntamente ad un tasso di inflazione che è quadruplicato al 2% in soli quattro mesi, questa euforia ha messo pressione sui policy makers della Banca Centrale Europea per tracciare quindi una via d’uscita da uno stimolo non convenzionale.

Il presidente della BCE Mario Draghi, sta respingendo tali chiamate, sostenendo che il picco dei prezzi è dovuto principalmente all’energia e che le sottostanti pressioni rimangono comunque deboli. Questa settimana, la banca centrale pubblicherà le sue proiezioni aggiornate, dopo che il Consiglio Direttivo si sarà riunito per uno dei suoi regolari incontri di definizione delle politiche. Secondo il report, nel quarto trimestre le importazioni hanno superato le esportazioni, con l’interscambio netto che sottrae lo 0,1 punto percentuale dal PIL. I consumi pubblici e delle famiglie sono incrementati dello 0,4% ciascuno, mentre gli investimenti sono aumentati dello 0,6%.

Tuttavia, al netto della situazione europea, secondo l’Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD), l’economia globale potrebbe non essere abbastanza forte per resistere ai rischi derivanti da un aumento delle barriere commerciali, dagli esagerati mercati azionari o dalla potenziale volatilità delle valute, e, mentre la previsione di una ripresa della crescita, sia per quest’anno che per il prossimo, risulta essere ancora troppo lenta, l’OCSE prevede che l’espansione globale raggiunga nel 2017 il 3,3%, rispetto al 3% del 2016, per poi salire nuovamente nel 2018. Ma il ritmo rimarrà comunque lento rispetto alla media dei due decenni pre crisi finanziaria, e questo a causa dei deboli investimenti e della debole produttività.

Anche se non indicato nel rapporto, alcune delle preoccupazioni sono legate alle politiche dell’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, tra cui le sue minacce di imporre dazi sulle nazioni che ritiene abbiano un vantaggio sleale. L’OCSE ha anche detto che c'è una "disconnessione" tra le valutazioni azionarie e le prospettive per l’economia reale, con la performance del mercato in parte legata alla previsione di un pacchetto di stimolo annunciato da Trump.