La Fed alzerà i tassi a dicembre. È in gioco la credibilità delle banche centrali

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La Fed alzerà i tassi nella riunione di dicembre. È la convinzione diffusa tra gli analisti e i gestori presenti a ConsulenTia Treviso, dal titolo Consulenza finanziaria e circuito della fiducia, evento organizzato dall’Anasf, associazione nazionale che rappresenta e raggruppa i consulenti finanziari e che nel 2017 compirà 40 anni. “In gioco non è solo la credibilità della Fed, che nelle scorse settimane ha aperto concretamente all’ipotesi di un primo rialzo dopo le presidenziali americane”, spiega Claudia Parenti, sales executive di Henderson GI. “I dati macro, a cominciare dall’aumento della base monetaria, rendono molto probabile questa ipotesi”. Un pensiero condiviso da Tommaso Tassi, senior business development manager di Aberdeen AM, per il quale “il rialzo è scontato ma è comunque opportuno definire l’asset allocation guardando in primo luogo alle grandezze macro e ai bilanci aziendali, che oggi indicano uno scenario in miglioramento”.

Dunque, il processo di normalizzazione dei tassi può partire, almeno negli Usa, dato che in Europa la convinzione diffusa è che la BCE proseguirà nella sua azione di sostegno ai mercati in presenza di una crescita economica ancora debole. Tassi si attende anche che questo scenario favorirà una stabilizzazione dei prezzi e invita a considerare nell’asset mix degli investimenti una componente di soluzioni alternative. Intanto, all’interno dell’evento, emerge su tutti un fatto sul rapporto clienti e portafoglio. In cima alla lista dei motivi per cui i risparmiatori italiani si rivolgono con reticenza a un consulente finanziario c’è la mancanza di fiducia. È questa che può attivare il rapporto professionale, prima ancora della disponibilità economica. Precisa Maurizio Bufi, presidente di Anasf: "di certo non aiutano i casi di risparmio tradito e la mala gestione delle banche del nostro Paese, sfociata nella via crucis economico, finanziaria e sociale che tutti conosciamo. Il tema della fiducia permea, del resto, l’attività economica e la finanza non può sottrarsi a questo riscontro".

Intanto, il tasso di crescita del risparmio in Italia dal 2015 è inferiore a quello della media europea ma resta abbondante la fetta di ricchezza privata. Precisa Bufi: "è fondamentale valorizzare questa enorme risorsa di cui l’Italia dispone ma di certo ci sono problemi strutturali che non aiutano. Innanzitutto la nostra Borsa che non è mai davvero decollata, la prevalenza sul listino dei grandi gruppi industriali a discapito delle piccole e medie imprese e la sovraponderazione di titoli bancari. Di questo si parla da anni, comprese l’assenza di forti investitori internazionali e l’accesa tendenza speculativa. È necessario, a corollario di tutto, investire sempre più in formazione".

Ma cosa è importante stabilire, quindi, nel rapporto col cliente? Risponde Ugo Rigoni, professore ordinario di economia e degli intermediari finanziari dell’Università Ca’ Foscari in una ideale sintesi della ricerca presentata ieri a cura di Cerme Lab dove ha raccolto 1200 risposte a un questionario on line tra giugno e luglio: "non parlare di perdite evitate ma di performance migliori o in linea col mercato, essere estroversi, più informali, incrementare il numero di incontri, essere stabili emotivamente e coerenti. Per concludere con soluzioni a basso costo e un portafoglio ampio e diversificato".