La lunga crescita della previdenza integrativa

Se ne parla da anni ma adesso, considerati i tempi e la difficoltà per una buona fetta della popolazione di riuscire a maturare denari sufficienti per godere di una pensione decorosa, pare che anche in Italia la previdenza complementare stia crescendo di importanza. Come? Tramite i fondi pensione e i piani assicurativi individuali oppure con i risparmi messi in banca o investiti in titoli in un’ottica di copertura finanziaria per il periodo della non giovinezza.  Così, il 2013 si è chiuso con performance medie di gran lunga superiori a quelle del Tfr. Ci sono stati piccoli passi in avanti anche a livello di adesioni e risorse destinate con i Pip (Piano individuale pensionistico) che hanno fatto da traino mentre i fondi negoziali hanno perso iscritti. 

Così, per il secondo anno di fila, gli strumenti della previdenza integrativa hanno staccato (e non di poco) la rivalutazione del trattamento di fine rapporto (Tfr) pari, nel 2013, all’1,7%. Dal punto di vista degli asset in gestione i Pip hanno sorpassato i fondi aperti: i primi contano su 12,3 miliardi di euro in gestione, i secondi su 11,9 miliardi.

“I pip sono andati bene perché c’è una rete di vendita che è remunerata. Mentre la debolezza dei negoziali viene anche dalle gravi difficoltà del mondo del lavoro, con molti dipendenti licenziati o collocati in cassa integrazione”, commenta Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, l’associazione italiana per la previdenza. Intanto i fondi pensione complementare di categoria, anche se fanno lavoro di informazione sulla necessità di guardare alla vecchiaia, non hanno (come le banche o le compagnie di assicurazioni) un grande numero di collocatori in grado di gestire le adesioni. E la novità è che da poco i fondi hanno stipulato un accordo con i Patronati dopo una lunga fase di preparazione. È stata in altre parole firmata una  convenzione quadro tra i patronati aderenti con il  Cepa (centro patronati), ovvero Inca-Cgil, Inas-Cisl, Ital-Uil, Acli, e Assofondipensione, l’Associazione dei fondi pensione chiusi. Spiega Corbello: “L’accordo consentirà di produrre specifiche convenzioni con i singoli fondi pensione, in modo che i patronati possano assistere in modo adeguato i lavoratori che vogliano aderire ai fondi o lo abbiano già fatto, informandoli e assistendoli dalla pratica di adesione a quelle relative alle prestazioni, fino ai riscatti, favorendo e alleggerendo l’azione dei fondi pensione. 

Secondo una ricerca condotta da Natixis Global Asset Management sugli investitori italiani una larga maggioranza di investitori locali (78%) non ha ancora un chiaro piano finanziario per il futuro. Il gruppo ha condotto la ricerca su 500 investitori italiani affluent e high net worth attraverso CoreData ed è parte di uno studio globale su 5.650 investitori di 14 paesi tra Asia, Europa, Stati Uniti e Medio Oriente. La ricerca si è basata su interviste online effettuate tra giugno e luglio 2013. Per quanto riguarda le linee di investimento, a segnare le migliori performance sono stati, come si è visto, i fondi pensione esposti sulle linee azionarie. C’è un solo risultato negativo, il -0,4%, segnato in media dalla linea obbligazionaria dei Pip, e solo due performance inferiori a quella del Tfr, lo 0,9% medio degli obbligazionari puri dei fondi aperti e l’1,2% della linea a reddito fisso dei comparti negoziali. 

Nel mondo dei Pip (che possono prevedere linee legate a unit linked oppure a una gestione separata), il Banco Posta ha dimostrato di essere un valido distributore con Posta previdenza che risulta tra i Pip più venduti in Italia. Sul fronte dei prodotti unit linked, ovvero le polizze Pip che investono in fondi sottostanti azionari, bilanciati e obbligazionari, quelle proposte dalla rete di Banca Mediolanum sono molto forti. 

 

Fondi in risalto

Tra i fondi pensione aperti, il primo in classifica è l’Arca Previdenza-Alta Crescita con un rendimento sul 2013 pari a +21,22%. “Il comparto ha investito in misura prevalente in titoli azionari. L’esposizione valutaria, seppur in prevalenza coperta, ha generato un apporto negativo, a causa dell’indebolimento dello yen nei confronti dell’euro”, spiega Elena Daverio, responsabile delle gestioni individuali di Arca sgr. A seguire Bim Vita-Equity con un +19,52% di performance.

 Il fondo pensione aperto di Bim Vita nasce nel 2003, le linee di gestione sono attualmente gestite da UnipolSai per quanto concerne la linea Bond e quella Equilibrio. Per quanto riguarda, invece, la linea Bilanciata Globale e la Equity sono gestite da Symphonia Sgr. Spiega Stefano Piantelli, ad di Bim Vita: “Siamo contenti del risultato ma in Italia la materia è ancora nebulosa. Il mercato dei fondi pensione aperti andrebbe sviluppato di più. Insomma, gli italiani sono ancora molto indietro quanto a consapevolezza della previdenza integrativa quindi non si potrà che crescere”. E sulla strategia del fondo, Massimo Baggiani, ad si Symphonia sgr dice: “Il value in genere sovraperforma nel lungo periodo ed è in linea col mandato previdenziale”. 

Anche in casa Mediolanum i risultati sono buoni. Il Previgest Mediolanum Fund Azionario A ha chiuso il 2013 con +17,68%. Il fondo pensione aperto Previgest Fund di Mediolanum gestione fondi sgr è articolato in tre comparti di investimento diversificati sui mercati finanziari internazionali (azionario, obbligazionario e bilanciato). “I portafogli sono preferibilmente investiti utilizzando fondi comuni di investimento, con particolare riferimento alla componente azionaria. In tal senso, il Comparto azionario di  Mediolanum Previgest Fund  nel 2013 è stato investito in una selezione di fondi comuni azionari direzionali a contenuto tracking error.”, spiega Lucio De Gasperis, responsabile Investimenti Mobiliari di Mediolanum Gestione Fondi. Aggiunge Flavio Tomasini, responsabile deleghe e servizi istituzionali di Mediolanum Gestione Fondi: “Nel rispetto della politica di investimento e della natura del prodotto, le opportunità di mercato sono sistematicamente colte in una logica non di breve termine ma di ampio respiro,  coerentemente con l’orizzonte temporale della forma previdenziale stessa: l’allocazione degli investimenti risulta pertanto relativamente stabile nel tempo a beneficio di un parallelo contenimento della movimentazione del portafoglio. Le scelte gestionali sono oggetto di un monitoraggio e di un controllo nel continuo e vengono assunte nei limiti rischio previsti (volatilità)”.