Si tende ancora ad associare gli investimenti ESG alle azioni, a cui è legato un diritto di voto e la possibilità da parte degli investitori di fare engagement, ma è importante applicare filtri ESG anche nella parte obbligazionaria dei portafogli. “Quando si decide di investire in maniera sostenibile è necessario adottare un approccio olistico”, esordisce così Mauro Giangrande, head of Passive Sales EMEA South di Xtrackers, DWS Group. “Occorre usare una certa coerenza, che vuol dire applicare filtri ESG non solo in ambito azionario, ma anche obbligazionario. Solo in questo modo le aziende potranno ricevere le giuste pressioni affinché adottino politiche sempre più virtuose dal punto di vista della sostenibilità, agendo di fatto su tutte le fonti di finanziamento”, prosegue.
In ambito fixed income le possibilità di investimento sostenibile sono principalmente due, fa notare Giangrande: ETF e fondi su green bond, con precisi vincoli di destinazione dei capitali, o prodotti che adottano filtri esclusivamente sull’emittente. “Quest’ultima è la categoria di ETF che ha raccolto maggiormente quest’anno. La metodologia prevede l’esclusione di aziende coinvolte in business controversi come armi e tabacco, l’applicazione di rating ESG minimi, solitamente BBB, e l’utilizzo del controversy score per individuare eventuali rischi reputazionali in corso”, conclude.
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