Gimme5 ha analizzato la base clienti. Costi elevati, precarietà lavorativa e disequilibri familiari si riflettono sulla ricchezza finanziaria femminile: donne ancora in minoranza e con salvadanai digitali mediamente più piccoli.
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Un’emergenza demografica figlia, anche, di una organizzazione sociale ed economica che non favorisce la natalità. Il 12 maggio si è celebrata in gran parte del mondo (e in Italia) la festa della mamma, ricorrenza che cade ogni seconda domenica di maggio e che, nel nostro Paese, assume un significato nuovo alla luce del paventato “inverno demografico” indotto dal forte calo della natalità. Come sottolinea un’indagine di Gimme5, il salvadanaio elettronico di AcomeA SGR, “diventare madri in Italia è un lusso che ci si può permettere sempre meno”. Gli esperti della società citano i dati Istat che vedono il nostro Paese ultimo in Europa per tasso di fertilità (379 mila nuovi nati nel 2023, con un tasso di 1,2 figli per donna). Oltre a un calo del 34,2% rispetto al 2008, ultimo anno in cui si è registrato un aumento delle nascite su base nazionale, l’età media in cui una donna diventa madre per la prima volta si è spostata da 32,4 anni del 2022 a 32,5 anni del 2023.
Lo studio cita anche la relazione Bankitalia che riporta come nel periodo 2017-2020 mantenere ciascun figlio sia pesato sul bilancio delle famiglie una media di 640 euro al mese, un totale di 138 mila euro nell’arco dei 18 anni: il doppio rispetto alla media dei Paesi Ocse. Il tutto in un Paese in cui è quasi del tutto assente un sistema adeguato di welfare aziendale e asili nido.
Maternità e lavoro
Questi elementi spingono molte donne a lasciare il lavoro. “La cura della famiglia è la prima causa di abbandono dell’impiego per le italiane (52%) e il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 49 anni passa dal 76,6% in assenza di figli al 55,5% in presenza di un figlio sotto i sei anni” secondo quanto riportato dal Rapporto Istat SDGs 2023. Le lavoratrici italiane sono 9,5 milioni contro i 13 milioni di lavoratori, tuttavia il lavoro femminile è in larga parte “precario, part-time (per il 49% delle donne contro il 26,2% degli uomini) e poco remunerativo, con un gap retributivo medio del 5% su base oraria e del 43% su base annuale, pari a una differenza di 7.922 euro in termini di salario medio annuale rispetto ai lavoratori uomini” (Fonte: Osservatorio INPS sui lavoratori dipendenti del settore privato).
I presupposti sono indicativi. E l’analisi della base clienti Gimme5 rispecchia il gap salariale ed economico tra maschi e femmine. Le donne, spiegano gli esperti, rappresentano soltanto il 16% degli utenti attivi, e questo nonostante una crescita del 19% nell’ultimo anno. I risparmi (i “salvadanai” data la natura della app) sono mediamente più ridotti: il 7% in meno rispetto a quelli dei clienti uomini. A rendere il tutto ancora più problematico il ritardo accumulato in termini di accesso all’investimento: mentre quasi il 50% degli uomini ha cominciato a risparmiare su Gimme5 prima dei 30 anni, le donne under 30 in app sono soltanto il 35 per cento.
Il profilo delle donne
Un elemento utile a comprendere l’approccio all’investimento delle risparmiatrici è legato al principio del risparmio “per obiettivi”. Le donne dimostrano di avere le idee più chiare: il risparmio generico, svincolato dal raggiungimento di un obiettivo preciso, è scelto nel 7% in meno dei casi tra le donne rispetto agli uomini.
Dall’analisi degli obiettivi impostati è possibile trarre informazioni utili: ad esempio, le clienti di Gimme5 risparmiano soprattutto per viaggiare (27%) e, rispetto agli uomini, sono più propense a fare economia per la casa (13% contro 9%). Per quanto riguarda l’orizzonte temporale, quello delle donne è inferiore del 20% rispetto a quello degli uomini. Rispetto alla propensione al rischio, invece, le donne si approcciano con cautela al mondo degli investimenti: soltanto il 9,4% delle clienti opta per l’investimento in azioni, contro il 15,7% degli uomini, mentre il 57,7% sceglie di investire nell’obbligazionario, contro il 42,4% degli uomini.
In linea generale, le clienti sono più inclini a porsi obiettivi ambiziosi e più determinate a raggiungerli (+5%) rispetto agli uomini, anche nel caso in cui dovesse servire più tempo. Si dimostrano però meno propense ad attivare automatismi per risparmiare con costanza (68% contro 71% degli uomini).