Mauro Ratto ci spiega come il team di Emergenti sviluppa la sua visione macro e aggiunge alcuni dettagli sul posizionamento attuale del fondo.
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Il Pioneer Funds- Emerging Markets Bond è uno dei fondi bandiera di Pioneer Investments ed è anche fra i prodotti Consistenti di Funds People. Mauro Ratto, responsabile dei mercati emergenti, spiega il particolare processo decisionale di investimento adottato dal suo team. Inizia con un’affermazione che riassume perfettamente la filosofia della società: “Non si può affrontare la complessità degli emergenti solo mediante l’assegnazione di asset. Bisogna contare su un team affidabile ed esperto che abbia una buona conoscenza dell’universo del credito”.
Questa parte del processo d’investimento si integra “conciliando la macro con le valutazioni per trovare compagnie con un rischio più basso e un rendimento maggiore rispetto al paese d’origine”. Il risultato di questo ragionamento ha portato a investire in compagnie brasiliane esportatrici, con la prospettiva di beneficiare in futuro della svalutazione del real, a sua volta conseguenza della reazione degli investitori al processo di destituzione di Dilma Rousseff.
“Guardiamo sempre all’azionario, all’obbligazionario e alla macro per poter capire gli emergenti e determinare in che parte della struttura del capitale è più conveniente investire”, insiste l’esperto, che tra gli esempi di compagnie con opportunità nascoste cita la petrolifera russa Gazprom: “Nel 2014, nessuno voleva toccare le obbligazioni di Gazprom perché è un’azienda statale e la Russia aveva appena intrapreso il conflitto territoriale con l’Ucraina, arrivando a pagare un 18% per il suo debito. Nonostante questo, abbiamo visto che era in grado di affrontare i suoi pagamenti almeno nei successivi 12 e 24 mesi e che l’indebitamento della Russia ammontava solo al 12% sul suo PIL”. Un caso simile è quello del Venezuela. Ratto crede che, vista la situazione attuale del Paese, sarebbe meglio che dichiarassero un’insolvenza in modo da non destinare tanto denaro delle casse statali a pagare gli ingenti interessi a cui è quotato il suo debito sovrano, ma ritiene che “non lo permetteranno perché è una decisione politica e culturale e sono orgogliosi di essere chavisti”.
Tendenze da non perdere di vista
Mauro Ratto spiega in dettaglio le varie tendenze che il team emergenti che codirige (insieme a Yerlan Syzdykov, responsabile emergenti e high yield) ha individuato. La prima di queste è l’aumento del numero di compagnie emergenti che ricorrono a finanziamenti nella zona euro: “Il 70% delle emissioni high yield in Europa sono di compagnie emergenti, e sono sempre di più quelle che vengono per emettere debito perché i costi di finanziamento sono più bassi. Per noi questo vuol dire che non solo dobbiamo capire gli emergenti ma anche le dinamiche dell’eurozona. Per esempio, molte emissioni di debito high yield sono di compagnie cinesi di real estate. Nonostante i dubbi su questo settore, l’investitore non deve considerare la bolla immobiliare cinese alla stregua di quella verificatasi in Irlanda o Spagna. La differenza è che gli investitori cinesi non sono indebitati, e quindi vediamo opportunità nel debito di queste compagnie, tutte le volte che potremo determinare la qualità dei suoi asset e assumere un atteggiamento conservatore”.
La seconda tendenza ha a che fare con il comportamento delle valute: “Siamo in uno scenario di guerra tra divise per colpa delle politiche della BCE e della Banca del Giappone. La gente spesso dimentica che gli emergenti sono molto importanti per sostenere la domanda globale e che forzare l’apprezzamento della divisa emergente comporta una caduta del potere d’acquisto degli abitanti di questi Paesi, finendo per alimentare un circolo vizioso che inizia con il collasso della domada, procede con la caduta dell’inflazione fino ad arrivare al rischio deflazionistico e finisce con una diminuzione del consumo”, descrive Ratto.
Per concludere, la terza grande tendenza di cui parla l’esperto è “la fine del superciclo del debito”. “Non crediamo che sia una situazione catastrofica ma ormai non si può più attivare la domanda mediante politiche monetarie”, specifica. Ratto fa anche riferimento all’helicopter money che consiste nell’immissione di denaro direttamente nelle società e nelle famiglie: “In ogni caso, dovrebbe applicarsi come una soluzione fiscale anche se penso che non sia la più appropriata. Credo che sarebbe meglio un avvicinamento tradizionale, abbassando le tasse per fomentare il consumo”.
Posizionamento del portafoglio
Tutte queste visioni si riflettono in un portafoglio liquido, ad alta convinzione, con un approccio conservativo in asset di qualità e abbastanza diverso dal suo indice di riferimento. “Preferiamo mantenere la durata bassa e un’esposizione ridotta alla curva di tassi per ridurre la volatilità”, spiega. La durata attuale del portafoglio è di 5,3 anni, rispetto ai 6,4 anni dell’indice.
Il fondo investe in debito sovrano, quasi-sovrano, obbligazioni societarie con grado d’investimento e high yield. La qualità media è BB+, rispetto al BBB- dell’indice di riferimento, in parte per aver investito in compagnie con grado d’investimento downgraded a high yield. Per quanto riguarda i paesi, infine, le maggiori sovraponderazioni del fondo rispetto all’indice sono Cina, Brasile, Argentina, Ucraina e Russia mentre le maggiori sottoponderazioni riguardano paesi come Ungheria, Libano o Filippine.