L'asset manager americano ha pubblicato le sue previsioni per i prossimi 10-15 anni su circa 50 asset class diverse a livello globale, creando una vera e propria linea guida per gli investitori di tutto il mondo.
J.P. Morgan Asset Management ha pubblicato l’edizione 2019 delle Long-Term Capital Market Assumptions (LTCMA), una serie di previsioni su come le 50 principali asset class a livello globale performeranno in media nel corso dei prossimi 10-15 anni, al fine di fornire agli investitori alcune linee guida, utili per la costruzione delle loro asset allocation. Stephen Macklow-Smith, managing director e strategist all’interno del team europeo di finanza comportamentale di J.P. Morgan AM, ha individuato sette punti chiave da prendere in considerazione:
- Outlook di lungo termine stabile (recessione poco probabile, ma la ripresa rimane debole).
- Aumento delle turbolenze del ciclo economico, che al tempo stesso possono rappresentare punti di entrata interessanti.
- Aumento dei rischi di coda (come l'illiquidità sui mercati finanziari).
- Esistono potenziali rendimenti grazie alla diversificazione geografica, la riduzione delle fee e la generazione di alpha tramite gli alternativi.
- Ritorno ai bond: lo Sharpe ratio dei Treasuries statunitensi è maggiore di quello delle azioni, negli altri Paesi accade il contrario.
- I rendimenti aumenteranno leggermente (di circa 25pb).
- Gestione della mean reversion.
Macklow-Smith ha dichiarato che "in generale i rendimenti di equilibrio per le azioni a livello globale sono stabili e particolarmente interessanti. L’outlook delle azioni statunitensi è leggermente diminuito, consideriamo soprattutto una riduzione delle relative valutazioni, dato che l’incremento che si è verificato nel 2018 è prevalentemente legato ai tagli fiscali dell’Amministrazione Trump. Le aspettative per il mercato azionario dei Paesi emergenti sono migliorate, aumentando leggermente il divario tra le previsioni di rendimento delle azioni dei Paesi sviluppati e di quelli emergenti”, aggiunge l’esperto.
Per quanto riguarda il mercato fixed income, “sicuramente la normalizzazione delle politiche monetarie sarà un duro colpo per gli investitori di bond, ma favorirà le obbligazioni statunitensi a livello aggregato. Tuttavia vediamo meno rischi di rialzo per i rendimenti a lungo termine, il che probabilmente porterà a una curva dei rendimenti piatta o invertita alla fine di questo ciclo, anche se a livelli di tassi assoluti più bassi. Nel mercato corporate ci aspettiamo un miglioramento rispetto lo scorso anno. Il credito e il debito dei Paesi emergenti offrono ancora le migliori possibilità di rendimento all’interno del reddito fisso nei prossimi 10-15 anni”, commenta.
“Per le strategie alternative l’outlook è molto positivo, ma il fattore determinante sarà l’attività di selezione degli asset da parte del fund manager. Sono cresciute soprattutto le aspettative di creazione di alpha tramite il private equity, trainate dall’economy disruption. In un contesto caratterizzato dalla scarisità dei rendimenti e guidato dai fondamentali, piuttosto che dalle valutazioni macroeconomiche, gli hedge fund attraggono sempre più capitali”, conclude Macklow-Smith.