Le prime reazioni degli asset manager alla crisi innescata dal crollo della Silicon Valley Bank

Stati Uniti, USA, ponte
Yang Liu (Unsplash)

La crisi della Silicon Valley Bank sta mettendo in agitazione i mercati finanziari. La banca ha riportato perdite per 1,8 miliardi di dollari su un portafoglio di 21 miliardi di dollari di titoli garantiti da ipoteca, che è stata costretta a vendere. La dismissione dei titoli è stata intrapresa per coprire un forte deflusso di depositi. Le azioni della Silicon Valley sono crollate di oltre il 60% e i prezzi delle azioni delle banche statunitensi sono scesi a causa delle preoccupazioni per le potenziali pressioni sulle valutazioni degli asset e per i deflussi di depositi.

La Silicon Valley Bank ha una struttura di bilancio meno diversificata rispetto a quella di molte grandi banche a livello globale ed è più esposta ai deflussi di depositi a causa di una tipologia di clienti molto specifica: gli imprenditori tecnologici. Ci sarà un effetto contagio? Guy de Blonay, financial equity manager di Jupiter AM, ritiene che gli ingenti deflussi di depositi e successivi disinvestimenti obbligazionari ed emissioni di capitale sia basso per le banche europee diversificate. Tuttavia, quanto è accaduto attira l'attenzione sul cambiamento della politica monetaria e sul suo potenziale impatto sulle banche.

Concorda con Filippo Alloatti, head of Financial Credit di Federated Hermes, il quale sottolinea che "non esistono banche europee quotate in Borsa con un modello di business simile. Le banche centrali hanno ampi strumenti per sostenere le istituzioni con liquidità, compresi interi sistemi bancari".

Principal AM ritiene che la confluenza della clientela chiave di private equity e tecnologia della banca, le tensioni specifiche della clientela, l'ampio portafoglio titoli della banca, gli effetti del forte aumento dei tassi di interesse su tale portafoglio, la vendita intempestiva e fallita di titoli e la ricapitalizzazione pianificata siano stati fattori unici di questa crisi. "Tenendo conto di questo, non crediamo che il fallimento della Silicon Valley Bank suggerisca una debolezza più ampia del settore bancario".

Gli fa eco anche Rohan Reddy, research analyst di Global X che spiega: "Nel complesso, al di là delle perdite degli investitori, gli eventi di SVB potrebbero non avere un impatto economico significativo". Secondo l'esperto, infatti, le startup, sia nella Silicon Valley che altrove, potrebbero avere problemi a breve termine: "il funding – visto anche l’attuale contesto di mercato - potrebbe temporaneamente inaridirsi, con gli investitori che valutano i rischi di quanto accaduto".

Impatto del rialzo dei tassi sulle banche

Tuttavia, secondo Blonay, questo evento richiama l'attenzione sul cambiamento della politica monetaria e sul suo potenziale impatto sulle banche. Secondo l'esperto di Jupiter AM, l'aumento dei tassi e l'inasprimento quantitativo, rimuovendo la liquidità dal sistema finanziario, possono esercitare pressioni sul valore degli asset e sui depositi, alterando le strutture di bilancio e incidendo sul margine di interesse netto, soprattutto negli Stati Uniti.

In modo molto simile, Gilles Moëc, capo economista di AXA Investment Managers, ritiene che la crisi della Silicon Valley Bank contribuisca a far luce sulla relazione non così diretta tra il livello dei tassi di interesse e la salute delle banche. "In generale - e nel medio termine - i tassi d'interesse più elevati favoriscono le banche migliorando i loro margini, ma la redditività può risentirne se le passività a tasso variabile si scontrano con le attività a lungo termine a tasso fisso accumulate a bassi tassi d'interesse", afferma.

Impatto sulla politica monetaria

Moëc ritiene che questo sia un altro motivo per tenere d'occhio gli sviluppi macroeconomici. "Anche se non siamo in territorio sistemico, stiamo gradualmente imparando che i tassi d'interesse difficilmente possono aumentare senza provocare problemi e, anche se idiosincratici, gli eventi della Silicon Valley Bank dovrebbero ricordarci che i canali macro dovrebbero essere i primi a essere rivisti: è probabile che siano forieri di ulteriori difficoltà per l'economia reale".

Per l'esperto di AXA IM, il caso della Silicon Valley Bank potrebbe avere implicazioni anche per la politica della Fed. "È probabile che inneschi una maggiore prudenza da parte dell'autorità monetaria statunitense nell'ambito della politica monetaria. Nel brevissimo termine, sarà difficile per la Fed ignorare questo episodio, anche se in teoria le preoccupazioni sulla stabilità finanziaria non dovrebbero influenzare le decisioni di politica monetaria. Al di là della questione della redditività, le banche potrebbero avere maggiori difficoltà a rispettare le soglie di capitale regolamentare in tempi di forti aumenti dei tassi di interesse. La Bce è consapevole di questo rischio da tempo", sottolinea Moëc.

Impatto sul settore tecnologico

Secondo AXA IM, la situazione ha un impatto negativo anche sul settore tecnologico stesso. "Il settore era già particolarmente sensibile all'attuale configurazione macroeconomica: dato che combina un'elevata spesa in conto capitale all'inizio e nella maggior parte dei casi produce profitti solo a lungo termine, non regge bene un aumento dei tassi d'interesse privi di rischio. La scomparsa di una delle sue fonti di finanziamento (Silicon Valley Bank) non aiuta".

Moëc spiega che, sebbene quanto accaduto alla Silicon Valley Bank sembri un caso idiosincratico - la sua concentrazione in un unico settore (quello tecnologico) la rendeva particolarmente sensibile ai ritiri dei depositi collettivi, soprattutto in una situazione in cui i finanziamenti alle start-up si stanno prosciugando e le aziende tecnologiche hanno bisogno di accedere alla loro liquidità - "le autorità di vigilanza e regolamentazione non hanno corso il rischio".

L'approccio delle autorità statunitensi

Le autorità statunitensi hanno annunciato che risarciranno i depositi di queste banche al di sopra del normale limite di assicurazione FDIC. Secondo i termini della dichiarazione congiunta del Tesoro, della Fed e della FDIC, i depositanti della SVB avranno accesso al denaro a partire da lunedì 13 marzo, invocando l'eccezione per il rischio sistemico che era stata ampiamente utilizzata durante la grande crisi finanziaria del 2008.

"Non si tratta di un salvataggio - non è prevista alcuna protezione governativa per gli obbligazionisti della Silicon Valley Bank, ad esempio - ma l'idea è probabilmente quella di evitare una migrazione potenzialmente dolorosa di depositi da altre banche di piccole e medie dimensioni verso istituti più grandi, nonché di bloccare sul nascere l'emergere di una catena di problemi di liquidità e solvibilità nel settore tecnologico", conclude l'esperto.