La selezione delle aziende che vanno inserite in portafoglio passa ormai anche dallo screening ESG, creando, di fatto, un doppio procedimento a volte costoso in termini di energie e tempo, ma senza dubbio funzionale per la realizzazione di performance migliori. Specie quando si parla di investimenti tematici. Ma quali sono i diversi approcci delle società di gestione e in che modo vengono integrati i fattori ESG in portafoglio? Ne parliamo con i protagonisti dell’industria nella tavola rotonda organizzata da FundsPeople.
L’ESG mette lo zampino anche nei fondi tematici
Spiega Claudia Collu, responsabile global equity di ANIMA SGR: “Anima ha adottato e integrato criteri ESG di base nella gestione della quasi totalità dei suoi portafogli (fra cui Anima Megatrend), escludendo dall’universo investibile alcuni settori e tipologie di emittenti”. L’obiettivo è quello di incorporare in tutti i portafogli un approccio più orientato all’investimento responsabile. “I profili ESG degli emittenti”, prosegue Collu, “sono così diventati parte integrante degli investimenti e dei processi decisionali, insieme all’analisi puramente finanziaria, rendendo ancora più solido l'esame dei rischi e delle opportunità di rendimento. La sostenibilità è strettamente collegata ai temi di investimento di Anima Megatrend e pertanto il fondo già oggi, di fatto, tiene conto dei criteri ESG nella selezione degli investimenti e ha un ESG combined score di B- (in una scala da A a D). Dall’anno prossimo il fondo diventerà art 8., dunque sarà anche formalmente un fondo ESG”.
1/4Ma in che modo vengono scelti i fondi tematici da inserire in portafoglio e quanto pesano le analisi ESG nella selezione? Risponde per primo Alessandro Greppi, Equity and Fund of Funds portfolio manager di Zurich Investments Life. “La sfida principale dei tematici sta nell'individuare lo strumento giusto all'interno di un universo investibile piuttosto ampio”. Zurich Investments Life ha per questo elaborato un framework per orientare le scelte di investimento all'interno di questa offerta, spiega Greppi: “Le posizioni del fondo devono essere associabili ad un trend preciso, in linea con la nostra view su quel tema, tenendo conto che parliamo di un'esposizione core dei nostri portafogli. La strategia di investimento del fondo, poi, deve concentrarsi su società che sono veramente focalizzate ed esposte a quel tema e che quindi vanno a beneficiare della crescita che ci attendiamo da parte di questo macrotrend. Il fondo”, prosegue il portfolio manager, “deve offrire il minor overlap possibile rispetto ad un benchmark tradizionale. In questo modo è possibile beneficiare del trend di lungo periodo ma anche aumentare la diversificazione geografica e settoriale all'interno del nostro portafoglio”. Infine, il processo di investimento deve essere chiaro e trasparente, conclude Greppi, oltre che attento a rispettare i criteri ESG: “Se guardiamo all'universo investibile che abbiamo definito, la maggior parte dei fondi che fanno parte di questo paniere e che poi verranno selezionati, devono essere etichettati come articolo 8 e 9 conformemente alla normativa SFDR e quindi devono garantire esposizione verso società con rating ESG elevati”.
2/4Per realizzare lo screening della sostenibilità del portafoglio negli investimenti tematici, spiega Emilio Pappalardo, portfolio manager di Sella SGR, “dopo aver fatto l’analisi dell'esposizione settoriale e geografica e aver valutato quanto le società presenti all'interno siano esposte al tema in termini di revenue e capex, passiamo all'analisi extra finanziaria, legata ai fattori ESG. La nostra politica di sostenibilità prevede che se i portafogli hanno score ESG particolarmente basso li escludiamo dall'universo di investimento di tutti i nostri fondi di fondi”. Per i fondi di fondi articolo 8 e 9 invece viene realizzato un ulteriore screening positivo. Prosegue Pappalardo: “Qui l'analisi di sostenibilità diventa un fattore particolarmente rilevante nella selezione perchè non ci fermiamo all'analisi superficiale del portafoglio così com'è nel momento in cui lo selezioniamo, ma andiamo a valutare i processi di integrazione che vengono applicati dal team e dalle società di gestione, per capire quanto questi siano in linea con la nostra definizione di sostenibilità a livello ambientale, sociale e di governance”.
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Anche per Fideuram la sostenibilità è un elemento separato rispetto alla valutazione finanziaria. Spiega Luca Anzola, responsabile Multimanager e Alternative Investments di Fideuram Asset Management SGR: “Noi ci stiamo focalizzando sul selezionare un numero ristretto di strategie nel mondo dell'articolo 8 e 9, con delle due diligence dedicate alla sostenibilità che vanno in parallelo. Un doppio lavoro necessario”. Partendo da un documento di valutazione che prende in esame circa 30 diversi KPI, spiega Anzola, “si passa all'approfondimento qualitativo, con il parere di gestore del team ESG che individua le caratteristiche della strategia e del processo di integrazione ESG del portafoglio. La parte di reportistica sta diventando sempre più importante, specie ora che c'è esigenza di integrare i PAI dentro il processo di investimento. Un percorso in evoluzione, che dà però già i suoi primi frutti”.
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