L’inflazione non molla la presa a febbraio, dove investire secondo Generali Investment

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Siyan Ren (Unsplash)

La ripresa (parziale) dell’azionario tra la fine del 2022 e le prime settimane di quest’anno, non è bastata a colmare il calo innescato dallo scoppio del conflitto in Ucraina. Dal 24 febbraio 2022 alla stessa data di quest’anno, le azioni globali registrano un -4,3% e in questo scenario, la crescita economica dai minimi in Europa e il rimbalzo legato alle riaperture post Covid in Cina rappresentano “un sollievo solo parziale”. A indicare tempi ancora incerti è Thomas Hempell, head of macro & market research di Generali Investments che indica come i più recenti dati sull’inflazioni siano “una doccia fredda sulle speranze di una rapida normalizzazione” per l’economia e il loro peso si faccia sentire in particolar modo sul mondo obbligazionario “con i mercati dei titoli di stato europei in calo di quasi il 25% e i rendimenti dei Bund a 10 anni in aumento di circa 240 punti base”.

Fonte: Generali Investments.

Le aspettative inflazionistiche

A lasciar spazio ad aspettative inflazionistiche ancora elevate è appunto la tenuta dell’economia. “L'inflazione complessiva è destinata a continuare a diminuire per il calo dei prezzi dell'energia e degli effetti base, ma la viscosità dell'inflazione di fondo ha messo a nudo il lavoro incompiuto delle banche centrali”, afferma Hempell sottolineando come nell'area dell'euro, l’indicatore abbia “consolidato la sua ascesa sino a un massimo storico del 5,3% a gennaio” (in Italia, i dati preliminari Istat di febbraio indicano un tasso di inflazione del 9,2%). A sostenere l’inflazione il mercato del lavoro che vede “continui incrementi occupazionali”, da cui ci si attendono “significativi aumenti salariali fino a tutto il 2023, supportati da una resilienza dell'economia migliore del previsto”. Negli Stati Uniti i dati sull’occupazione e i consumi “hanno spazzato via il progresso di disinflazione menzionato dal presidente della Fed Powell, sulla base di stime inizialmente più favorevoli”.

Battaglia ancora più dura

Questa tenuta dell’economia (e dell’inflazione) incide sulle scelte delle banche centrali che dovrebbero per questo motivo operare ulteriori rialzi ai tassi. “Abbiamo aggiornato le nostre previsioni sui tassi terminali per Fed (+50 punti base a 5,75% entro l'estate) e Bce (3,75%, +25 punti base)”, sostiene l’esperto, che indica come “la valutazione del mercato che prezza il primo taglio dei tassi a inizio 2024 si dimostrerà probabilmente ottimista nel caso della Bce”.

Nel breve termine, afferma l’esperto, “la necessità di prolungati rialzi dei tassi potrebbe consentire un moderato ulteriore rialzo ai rendimenti core”. Tuttavia “la trasmissione degli aumenti dei tassi ufficiali verso i rendimenti a più lunga scadenza sarà sempre più frenata dai timori del mercato che le banche centrali possano stringere eccessivamente”.  Gli asset rischiosi sono soggetti al “vento contrario” di una politica monetaria aggressiva che renderà “le valutazioni ancora più estreme, mentre “il posizionamento di mercato si è ripreso visibilmente da un posizionamento profondamente ribassista, facendo venire meno la tesi di un esteso rimbalzo contrarian”.

Il posizionamento di Generali Investments

Alla luce di queste considerazioni, afferma Hempell “rimaniamo cauti su azioni, credito High Yield e debito dell'Europa meridionale, anche se con un underweight tattico leggermente ridotto”. Attenzione anche sulle obbligazioni dei mercati emergenti: “Il credito Investment Grade sembra ancora allettante su base relativa, ma gli argomenti a favore delle obbligazioni dei mercati emergenti sono diventate meno convincenti”. Infine, sul fronte valutario, “il calo della propensione al rischio e l'aumento dell'incertezza sull'inflazione forniranno una tregua temporanea per l'USD, anche se la nostra visione a medio termine rimane per una rinnovata debolezza”.