Dopo soli 45 giorni da premier si chiude il mandato più breve nella storia del Regno Unito. Entro una settimana il successore. Finora mercati calmi. Ma le sfide sul lungo termine per l'economia britannica rimangono.
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Nuovo terremoto politico in Gran Bretagna, in una fase di forte incertezza per la stabilità economica e finanziaria del Paese. Liz Truss si è dimessa da leader del Partito conservatore. Lo ha comunicato in una breve dichiarazione a Downing Street, dopo settimane estremante difficili alla guida del Regno Unito. Insieme alle sue dimissioni, la premier britannica ha annunciato che il voto per la sua successione si terrà da qui alla prossima settimana e che rimarrà in carica fino a quando non sarà designato un successore. Nel mentre non si è fatta attendere la risposta dell’opposizione che per voce del capo del partito Laburista, Keir Starmer, ha chiesto di andare subito alle urne.
Lo scorso luglio la stessa sorte era spettata a Boris Johnson, anch’egli costretto a fare un passo indietro dal ruolo di numero uno dei Tories e di primo ministro, travolto dagli scandali e da una serie di dimissioni all’interno della sua squadra di governo.
Liz Truss è stata premier per soli 45 giorni, il mandato più breve dei primi ministri del Regno Unito. Il suo governo ha provato a fronteggiare la grave situazione economica legata all’inflazione e ai prezzi dell’energia alle stelle. L'episodio più complesso per Truss (che ha irrimediabilmente compromesso il consenso attorno alla sua premiership) risale solo a poche settimane fa. La premier era stata forzata a fare dietrofront sui tagli alle tasse e sulle riforme economiche annunciate, in seguito a una bocciatura da parte del Fondo Monetario Internazionale, con un crollo della sterlina che aveva obbligato Banca d'Inghilterra ad effettura degli acquisti straordinari di Gilt per stabilizzare i mercati.
Le prime reazioni degli asset manager
Proprio per la tormentata gestione economica del governo Truss, gli esperti dei gestori internazionali non prevedono dei forti impatti sui mercati con le dimissioni. Anzi, nei momenti immediatamente successivi alla notizia, il differenziale tra titoli di Stato inglesi e Bund decennali tedeschi è sceso ai minimi dallo scorso 11 ottobre, scivolando da 213,48 a 144,1 punti. In calo di 2,2 punti il rendimento annuo dei titoli di Stato britannici al 3,84%, a fronte di un rialzo di 3,9 punti al 2,4% dei Bund decennali tedeschi. “Sui mercati la sterlina guadagna terreno sia contro dollaro che contro euro. Anche i prezzi dei Gilts sono tornati a salire (in discesa i rendimenti), un vero e proprio sospiro di sollievo per gli investitori inglesi traumatizzati dalle politiche senza senso portate avanti assieme all’ex Cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng", analizza Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia.
“Finora il mercato ha reagito a malapena alle dimissioni di Liz Truss, perché è più che probabile che si torni a una posizione fiscale più ortodossa, che è stata prezzata nelle ultime sedute dopo la nomina di Jeremy Hunt a cancelliere”, afferma Orla Garvey, senior Fixed Income portfolio manager di Federated Hermes Limited. “A un certo punto della prossima settimana o giù di lì sapremo chi è esattamente in corsa per il posto di primo ministro. Non prevediamo che questa notizia possa influenzare in modo significativo il mercato, a meno che alcuni dei candidati non siano ritenuti più radicali in termini di prospettive fiscali, il che sembra improbabile”, commenta.
“Di fronte a un altro enorme sconvolgimento della politica britannica, la relativa calma dei titoli di Stato britannici di oggi potrebbe essere interpretata come un'indicazione del fatto che i mercati erano sicuri che Liz Truss non sarebbe potuta restare in carica”, afferma Gordon Shannon, portfolio manager di TwentyFour Asset Management (Vontobel AM). “Non contento di un'inversione di rotta quasi totale, il partito conservatore continua a fare del suo meglio per rendersi ineleggibile nel prossimo futuro”, osserva James Athey, investment director di abrdn. “Un reset politico continuerebbe a cancellare il premio di rischio incorporato negli asset britannici dopo lo sfortunato ’mini-budget’ della coppia Truss/Kwarteng”, aggiunge Neil Mehta, portfolio manager di BlueBay Asset Management. “Soprattutto se il favorito Rishi Sunak diventasse premier e attuasse una politica economica conservatrice più ortodossa”, dice.
Le sfide future per il Paese e per la BoE
Ma al di là del cambio alla guida del Paese, le sfide nel lungo periodo che l'economia britannica deve affrontare sul fronte del costo della vita e dell'inflazione difficilmente si ridurranno. E già nelle prossime settimane i momenti più importanti saranno il bilancio del 31 ottobre, l'inizio della stretta quantitativa il 1° novembre da parte della Banca d'Inghilterra e la lunga lista di decisioni delle banche centrali dei mercati sviluppati in arrivo nelle prossime due settimane. “La Banca d'Inghilterra continua a ritenere che sia giustificata una certa cautela per quanto riguarda ulteriori aumenti dei tassi”, dice James Athey. “Infatti, sono fermamente convinti che la prossima recessione risolverà il problema dell'inflazione. È possibile che abbiano ragione, ma continuo a credere che si tratti di una strategia che si affida troppo alla speranza e che gioca d'anticipo con la loro credibilità, una moneta guadagnata a fatica e così facilmente persa”, conclude.